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Uguali, pari, diversi o complementari? le parole non sono mai casuali

Gender

Negli stati arabi, e credo anche nella nuova Ungheria, la costituzione non descrive uomo e donna come pari, ma come “complementari”.
Immediatamente mi viene in mente l’immagine tanto amata del tao. Le due gocce, una bianca e una nera, in parte contaminate l’uno dall’altra.

C’è una particolarità interessante nel tao: ha una sua simmetria. C’è tanto bianco e tanto nero.
E i colori si compenetrano. Non c’è uno che penetra l’altro, e basta: si compenetrano.

Eppurecomplementari” non include il concetto di pari.
E spesso il pretesto della complementarità è stato strumentale a dichiarare un unico modello: uomo lavoratore, donna al suo servizio, coppia etero come unico sistema sociale (esclusi anche uomini e, soprattutto, donne single).
Sebbene il modello si sia evoluto, la parrocchia della teoria della complementarità mantiene il punto di vista più reazionario.

La teoria che vorrebbe “diversi” gli uomini e le donne usa questa presunta “diversità“‘ per giustificare la divisione dei ruoli.
Ad esempio, ormoni e geni sono diversi, ma non si spiega perché la donna non dovrebbe suonare, ad esempio, la chitarra elettrica. Si è disonesti, nella teoria delle diversità tra uomo e donna, a non precisare che il 90% delle diversità che conosciamo sono culturali.

Forse se il focus diventasse la parità e le pari opportunità potremmo smettere di tergiversare sul sesso degli angeli….

Purtroppo complementare è una parola strumentalizzata, e il movimento di emancipazione lo sa bene. Cosi’ come strumentale è dire che un trans “si sente” uomo e non “è” uomo, come strumentale è parlare di scelta quando si parla di orientamento sessuale (che poi causa il fatto che la parola scelta è diventata un tabu’ nel mondo dei comunicati stampa LGBT, per non creare malintesi, ed è “consigliabile” non usarla, neanche per dire “scelta di visibilità“).

Vi faccio un esempio pratico: quando Povia cantò di una persona che si era creduta gay per anni e che aveva trovato l’amore in una donna, ero giovane e non sapevo il retroterra Niccolosiano di Povia. Di per se è già accaduto qualcosa del genere, e non per “conversioni” o “guarigioni“, ma quello che stava facendo Povia era pericoloso perché voleva insinuare le simpatiche teorie provenienti dalle scuole a lui amiche della “guarigione dall’omosessualità“, di Joseph Niccolosi e i suoi compari.

Per questo nel mondo della sociologia del diritto bisogna stare sempre attenti alle parole che si usano…

5 commenti su “Uguali, pari, diversi o complementari? le parole non sono mai casuali”

  1. Il concetto di uguaglianza ha un valore teorico, aritmetico: 1 = 1.
    In natura dobbiamo scendere verso l’infinitamente piccolo, nei corpuscoli più semplici, per trovare due elementi il più possibile uguali.
    Se confrontiamo due cellule, composte dagli stessi elementi chimici, assolvendo al stessa funzione possiamo chiamarle uguali, pur essendo composte da un diverso numero di atomi.
    Milioni di individui tutti diversi, come possono essere gli uomini fra loro o le donne, fra loro, di una stessa società, hanno comportamenti assai simili, nella maggioranza, come ben sanno gli esperti di comunicazioni; i quali mandano messaggi studiati al fine di ottenere certi comportamenti di massa utili ai fabbricanti di prodotti consumistici..Lo stesso fanno i politici più consumati e i preti.
    Il concetto di infinito (grande o piccolo) possiamo pure concepirlo teoricamente, io ritengo tuttavia non esista. Nulla è infinito, non potendo essere contenuto da nessuno spazio. Lì dove finisce la materia termina il mondo concreto, che può anche continuare ad espandersi nel vuoto, ma la materia (o il suo altro aspetto, l’energia) rimane la stessa.
    Noi dobbiamo ricercare l’uguaglianza ove essa è utile, in altri casi respingerla.
    Ad es. un tumore nasce da una cellula madre con DNA modificato, che sfugge all’azione riparativa dei geni “onco-soppressori”, le successive cellule hanno tutte DNA uguali alla prima, con capacità angio-genetiche (creano da sole i vasi sanguigni per alimentarsi) e, nel caso di tumori maligni, si infiltrano in tutte le direzioni, all’interno dei tessuti sani (da cui il nome di cancro, -granchio- coniato da Ippocrate.
    Le cellule, dunque,, non si differenziano più e crescono incessantemente, tutte uguali, diffondendosi negli organi adiacenti ma anche a distanza, trasportate dal sangue e dalla linfa, fino a soffocare gli organi sani.
    Per altri versi è dannosa l’uguaglianza sociale nei regimi dittatoriali, voluta dalle gerarchie (le uniche diverse dalle masse), dove l’uguaglianza permette un maggiore controllo della popolazione.
    Diverso è il caso di organi duplicati (testicoli, ovaia, reni) dove l’uguaglianza ha il solo fine di assicurare una funzione vitale, o importante ai fini riproduttivi, nel caso di malattia di un organo della coppia.: Gli occhi sono invece un unico organo, pur essendo coppia, dovendo ciascuno percepire due aspetti di uno stesso fenomeno fisico, lo stesso per le orecchie..
    Uguaglianza possiamo considerare l’accumulo di una quantità di sostanze tutte uguali, oltre il necessario. E’ il caso dell’adipe.in eccesso o, in una società, la sovrappopolazione. Nel primo caso i tumori si sviluppano con una probabilità del 35% in più, portando a morte prematura (gli errori = deviazione dalle leggi naturali, si pagano), nel secondo, quando vengono a mancare le risorse, si va alla guerra coi vicini o alle rivolte interne.
    L’uguaglianza, nel comunismo, ha determinato la morte di questo sistema politico: uguali sì, ma tutti poveri. La società di Chavez, senza la vendita del petrolio, sarebbe fallita.
    Del resto, gli stessi omosessuali, oggi nelle loro innumerevoli varianti, erano chiamati “i diversi”. e diversi sono anche quelli che, pur non definendosi omosessuali, secondo Nath, stanno comunque cercando un’identità.
    Le uguaglianze nella coppia sono limitate a determinati diritti fondamentali: entrambi devono provare benessere nello stare insieme, vale a dire nel raggiungimento della felicità, come il buon cibo, tempo libero, rispetto reciproco, concorso nelle decisioni, ecc.
    Uguaglianza e complementarietà possono convivere, Anzitutto per complementare si intende completamento di una parte con un’altra per raggiungere un’unità. Le due parti non devono necessariamente essere uguali, ma sono uguali nel senso che hanno valore identico come umanità, titolari di diritti diversi ma ugualmente essenziali per ciascun membro della coppia.
    La complementarità può essere estesa anche ad una terza persona, come un figlio; in questo caso, anzichè A + B = 1, avremo A + B+ C = 1
    Se un un uomo ed una donna formano coppia, uno di essi potrebbe contribuire alle necessità economiche al 90%, con il suo stipendio, l’altro solo col 10%, dovendo svolgere compiti dove non si guadagna denaro, ma comunque si procura benessere alla coppia.
    E’ così che ha funzionato la coppia per millenni.
    Viceversa, se entrambe i coniugi lavorano, raggiungono l’uguaglianza tanto agognata che tuttavia non dà buoni frutti ma causa disordini. Devono, infatti, trovare qualcuno che governi la casa ed educhi i figli; così quello che guadagnano in più lo spendono pagando estranei per fare un lavoro che spetta loro, come abitanti della casa e genitori.
    Nelle scuole l’80% degli insegnanti è donna, vengono a mancare i modelli maschili anche a scuola, quindi altra diffusione di omosessualità.
    Moltiplicando per milioni queste cellule familiari malate, abbiamo la società attuale, che, pur non avendo raggiunto l’uguaglianza delle funzioni tra i sessi, ha comunque prodotto immensi danni, con figli affetti da un’omosessualità epidemica, delinquenza giovanile, droga, bullismo, invasione di immigrati (che fanno quei lavori che le donne non voglio più fare), disoccupazione generale pari esattamente all’immigrazione: tanti immigrati = altrettanti disoccupati italiani.
    La disoccupazione non permette a tanti giovani di formare famiglia, quindi calo delle nascite fra gli autoctoni ed esplosione demografica fra gli immigrati, ai quali, giustamente, non interessa dare lauree inutili ai figli (per poi andare a fare comunque i baristi) cui si aggiungono le , ricongiunzioni familiari e 15 miliardi di euro l’anno (quelli contati ufficialmente + molti altri clandestini) come rimesse degli immigrati ai loro paesi.
    Città sovraffollate e degradate da culture estranee, spesso in conflitto coi nostri costumi, moschee in costruzione, ASL al collasso, mancanza di asili (occupati dai bimbi degli immigrati) ecc..
    Il risultato di voler raggiungere l’uguaglianza a tutti i costi, con la donna che lavora, ma sempre più disoccupata, causa la crisi economica irreversibile che stiamo vivendo, si è dimostrato irraggiungibile, oltre che inutile.

    1. le donne sono simili tra loro e gli uomini sono simili tra loro per questioni culturali, e quando la pubblicità parla loro tiene presente di queste persone “socialmente modificate”. se invece parliamo di come potrebbero essere uomini e donne “potenzialmente”, allora questa diversità binaria non è provata

    2. parli sempre di come ha “funzionato” bene la coppia per millenni. sapevi che le donne venivano vendute al marito?
      sapevi che non avevano personalità giuridica? che non avevano, religiosamente, neanche l’anima?
      in quei millenni le cose andavano cosi’ “bene” solo per un machista come te!

  2. cultura, natura e storia sono intrecciati quando parliamo di esseri umani e generi. Quanto alla “chitarra elettrica” chi dice che le donne non possono suonarla è semplicemente un cretino

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