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Diritti Non Binary e Non Med e carriera alias

Non med: medicalizzazione non obbligatoria per il cambio di nome e genere sui documenti

La mancanza o la limitatezza dei diritti transgender derivano dal fatto che la legge italiana non dà pieno riconoscimento all’identità di genere, ancora molto confusa coi concetti di sesso biologico e di ruolo di genere.
Faccio un esempio: spesso giornalisti o persone appartenenti all’integralismo religioso usano termini come “si sente uomo” o “diventare uomo“, come se l’identità di genere fosse qualcosa di non oggettivo, come quando un pazzo “si sente” Napoleone.
In realtà una persona di identità di genere maschile E’ uomo, e questo a prescindere da quanto ha modificato o modificherà il corpo, perché uomo/donna si riferiscono al genere, mentre maschio e femmina si riferiscono al sesso biologico.
Quindi una persona fa una transizione medicalizzata, per esempio un ftm (female to male), è scorretto dire che sta diventando uomo. Uomo lo è già, al massimo adatta il suo corpo in modo che sembri simile a quello di un maschio biologico.
Se la legge italiana associasse nome e genere al proprio genere, non sarebbe necessaria (o meglio, non sarebbe richiesta obbligatoriamente) nessuna transizione, così come non è richiesta in Argentina e in altri luoghi. Siccome nome e genere sui documenti sono ancora legati, erroneamente, al sesso e non al genere, viene richiesta una modifica medicalizzata (che sia il solo trattamento ormonale, che siano anche interventi demolitivi ai caratteri sessuali primari).

Non binary lgbt: istanze politiche

Legge contro la transfobia, la non med fobia, l’enbyfobia

Manca una legge contro la transfobia che tuteli le persone sul posto di lavoro e nella ricerca del lavoro. Questo sarebbe necessario anche se si riuscisse ad attuare il cambio anagrafico senza alcuna medicalizzazione, poiché alcune persone (soprattutto trans mtf) rimangono visibili anche dopo la tos (terapia ormonale sostitutiva) e in quanto riconoscibili come persone T potrebbero avere discriminazione all’ingresso al mondo del lavoro o mobbing sul posto di lavoro.

non binary

Carriera Alias per persone non binary, enby e non med

In mancanza di nome e genere sui documenti, dovrebbe essere resa obbligatoria, nelle aziende e nei posti di lavoro pubblici e privati, la carriera alias, per tutelare i dati sensibili delle persone enby e non med

Non binary lgbt: Altre istanze non med e non binary

Altri obiettivi sono la de-psichiatrizzazione della condizione transgender e una normativa per la genitorialità delle persone transgender e non binary, anche grazie a tecniche di genitorialità assistita e alla non discriminazione dei candidati genitori trans nelle richieste di adozione.
Da non dimenticare anche l’obiettivo del matrimonio egualitario, visto che non tutte le persone transgender sono eterosessuali, ma molte sono omosessuali o bisessuali.

6 commenti su “Diritti Non Binary e Non Med e carriera alias”

  1. Ciao Nath. Complimenti per questo sito. Io purtroppo come forse ricordi, non sono molto interessata a leggere o scrivere, quanto piuttosto a incontri reali. Ho lasciato la mia mail, che è questa sopra scritta. Secondo me prima o poi dovresti organizzare un incontro reale periodico tra i visitatori di questo sito. Per le persone trav e trans manca un punto di raggruppamento, un punto di incontro e di conoscenza reciproca che non sia una sauna o una discoteca, ma un momento di conversazione, dibattiti e reciproca conoscenza, ovviamente aperto anche a persone di qualsiasi orientamento sessuale. Per queste eventuali occasioni sono disposta a collaborare. Per ora un saluto di buona giornata a tutti.
    Jasy

  2. La definizione che avete sul Vostro sito non è completa (per forza, l’avete letta su Wikipedia). Quella giusta la trovate su http://www.pansexuality.it

    For the new global vision on Pansexuality see: http://www.pansexuality.it or  go to World’s greatest site on Human Sexology http://www2.hu-berlin.de/sexology , click on LINKS and then on SEXUAL ORIENTATION.
    Thank you.
    (COPYLEFT)
    See also: http://thejakartapost.com/news/2008/03/27/islam-039recognizes-homosexuality039.html

  3. Molto interessanto questo sito.
    Credo che vi visiterò altre volte e spesso.
    Arrivo a questo tipo di interessi in modo forse un po’ “anomalo” (ma spero che nessun modo sia del tutto anomalo, quando si tratta di “queerness”).
    Sono passato da “problemi di identità e orientamento” in età tardo adolescenziale, con lunga frequenza di psicologi, e inoltre studi filosofici. Per giungere alla momentanea conclusione di non potermi considerare “etero” (perché non ho mai accettato del tutto l’eteronormatività e l’omofobia che definiscono i maschi etero nelle nostre società), ma non sono neppure gay. Credo di aver capito non poco, anche frequentando corsi di gender studies durante studi all’estero (Germania). Però non posso dire, a più di 35 anni di età, di aver avuto successo nella vita affettiva, in tutto questo percorso. Mi piacerebbe comunque entrare in qualche modo in contatto con voi, credo che in Italia siate molto all’avanguardia!

  4. uuppss… “interessanto” ??!!
    Ok, aggiungo un altro paio di cose: non mi considero di genere femminile, ma mi sento molto più androgino di quanto sia richiesto solitamente per dirsi un maschio eterosessuale. L’androginia
    che sento a me più vicina non è quella tipo drag, ma piuttosto una androginia “neutra”. Sono attratto, anche affettivamente, da persone (più o meno) androgine (ma soprattutto donne). Credo di potermi dire queer con moderazione. E tuttavia un maschio etero normativo non lo sono, se no dovrei essere (almeno un po’) omofobo e sessista, mentre mi capita molto spesso di “stare dalla parte delle donne”. Mi considero femminista o comunque interessato al femminismo, ai gender studies, al poststrutturalismo (per esempio al pensiero di Judith Butler). Credo di avere molto in comune almeno con alcuni gay, ma non sono attratto dalla maggior parte degli uomini. Non ho frequentato il mondo GLBT, ma solo incontrato molte persone a vari gradi queer o questioning, invece frequento da tempo i gender studies in ambiente universitario all’estero.

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