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Travestitismo: significato, definizione e riflessioni

Travestitismo: significato e riflessioni

Travestitismo: significato e riflessioni

Alcuni lettori mi segnalano il fatto che non parlo mai della condizione di crossdresser o di travestitismo, al di fuori del “queerzionario“, ma li è solo tassonomia.
In effetti al di là di dire che il travestimento spesso non c’entra con l’identità di genere, ma con l‘autoginofilia (perchè quasi sempre è un travestimento al femminile), il fetish, e i pruriti sessuali, io non ho mai parlato di travestimento perché è qualcosa che conosco poco e finirei per giudicare.

Posso dire che, alcuni “ex travestiti” poi si sono scoperti transgender. Ma anche alcuni gay e lesbiche, anche alcuni etero sposati, lo si sono scoperti, se è per questo.
Mi sono stati citati personaggi post-sessantottini che sono stati antibinari e iconoclasti e “gender bender” : David Bowie, i Kiss, il cantante dei Placebo…che hanno giocato con l’ambiguità ma non credo si possa parlare di “travestitismi”.

Per quanto riguarda Ed Wood il caso è più delicato. Fetish? Crossdresser? Si possono considerare, comunque, persone LGBTQ? E , se si, hanno istanze politiche? sono discriminate?
Forse se le persone crossdresser ci fossero persone disposte a spiegarci cosa provano sarebbe interessante.
Interessante anche il loro non sentirsi transgender, magari, ma altro.
Interessante anche il fatto che, beh, i crossdresser siano quasi tutti xy e quasi tutti eterosessuali.
Come mai non si è mai sviluppato un fenomeno di donne etero crossdresser verso il maschile?

Tante domande…ma sta volta le risposte toccano a voi!

49 commenti su “Travestitismo: significato, definizione e riflessioni”

  1. ” io non ho mai parlato di travestimento perchè è qualcosa che conosco poco e finirei per giudicare.”

    Ecco, questa è una cosa di cui mai mi preoccupo, se voglio giudicare, giudico, ben sapendo che assai poco importa a tutti, trattandosi di opinioni che non hanno alcun effetto pratico. Diverso è il caso dei giudici veri, il cui giudizio di lascia libero oppure di porta in carcere.
    Neanche mi preoccupa la mia ignoranza, Infatti se dovessi istruirmi per qualsiasi cosa voglia esprimere un’opinione, finirei per dover tacere per sempre.
    Io la butto lì, c’è a chi piacerà e a chi no.

    Alla base del travestitismo, a mio parere, c’è sempre l’insoddisfazione della propria immagine, al limite del proprio corpo, da qui la possibilità di trasformarsi in transgender. Anche per le altre forme citate, c’è sempre l’handicap che per avere l’eccitazione bisogna ricorrere a qualcosa di speciale.
    Per gli artisti è diverso, hanno un pubblico da richiamare, soddisfare, eccitare, far sognare.
    Vedono che la cosa fa aumentare le vendite o richiama spettatori e la fanno.
    Molti alimentano volutamente l’ambiguità per farsi ritenere gay (v. R. Zero, che non credo omosessuale), quindi trasgressivi, minoranza perseguitata (tutto fa cassa) ma oggi non attacca più, perchè persecuzioni ce ne sono sempre meno e, fenomeno nuovo, gay fa lobby, casta, loggia e, perchè no, mafia (ricordate quando il regista gay dava parti nel suo film a patto che l’attore si concedesse? E quanti professori facevano lo stesso per una promozione o un 110 e lode?).

    In effetti donne vestite da uomo quasi sempre ne ho viste per necessità artistiche. Ho conosciuto una lesbica attiva, che ho stimato molto per la sua umanità, vestiva in jeans, quasi sempre pantaloni ma, ritengo, necessità pratiche, faceva la posteggiatrice e la domestica, comunque sempre abiti dai quali si capiva che era donna.
    Ci fu una papessa che per una vita riuscì ad ingannare la gente del suo tempo. Da qui una sedia con un foro al centro, che obbliga il papa appena eletto a sedersi, per mostrare ai cardinali, da sotto, i genitali.
    Potrebbe essere, per una donna, più difficile truccarsi da uomo? Non credo neanche questo, a meno di non avere un volto duro, squadrato, rugoso, magari già barbuta di suo, per un eccesso di testosterone, in tal caso non dovrebbe trovare molte difficoltà. D’altra parte ci sono uomini con poca barba ed una carnagione liscia, ma è raro (v. Mario Giordano, giornalista, che ha pure una voce in falsetto).
    Credo che le ragioni siano psicologiche.
    La donna, di per se, si traveste sempre, per migliorare la sua bellezza, nascondere difetti e segni dell’invecchiamento. Ha a disposizione, potendo, un ricco guardaroba ed un fornitissimo set per il trucco.
    A meno che non voglia transizionare, non ha motivo di vestirsi da uomo, ciò la imbruttirebbe, non ne ricaverebbe alcun vantaggio. Come donna, ben truccata (= travestita) invece, desta ammirazione ovunque vada, sollecita gentilezze e protezione, salvo i casi in cui capitano delinquenti che, a mio avviso, andrebbero castrati tout-court dopo la violenza.
    Ciò nonostante ci sono donne assai eleganti in completo da uomo, ma non fanno nulla per nascondere la loro femminilità. Io ritengo che, nella maggioranza dei casi, le lesbiche non vogliano diventare uomini, ma assumere solo qualche carattere maschile.

  2. Quindi sapere di non sapere, e non parlare giudicando prima di sapere, non sarebbe il comportamento corretto. O che a volte il silenzio è d’oro. No?
    Io quando non so, preferisco esprimere dubbi, se la cosa non mi riguarda o non vedo il male ovvio e immediato.

  3. citerei i versi “pensa, prima di sparare, pensa, prima di dire di giudicare prova a pensare, pensa che puoi decidere tu”
    Parlava di mafia, ma questi versi dicevano qualcosa in più.

    1. non trovo ragionevoli questi scrupoli….
      Di’ quello che vuoi, a correggerti ci pensa l’interessato, che magari non ti trova invadente, nè ignorante.
      Insomma tutto questo “politically correct” mi stupisce in chi decide di “stare fuori”.
      Se il bimbo non agisse così non imparerebbe nulla; per questo non è facile allevare bambini.
      La censura, la correzione, è indispensabile per noi civili ma quando non serve è inutile e limita lo sviluppo della personalità e l’intelligenza del bimbo.

  4. Non penso che si tratti del politicamente corretto, ma del non dire cavolate assurde, il che, per me é la cosa più saggia da farsi, perché se si affronta un argomento nuovo con pregiudizi, quasi sicuramente, anzi, certamente si compromettono i risultati delle nostre scoperte, specialmente in ambiti come questo.

    1. il relativismo è dietro l’angolo: chi decide che una certa dichiarazione è cavolata?
      Circa i pregiudizi: e se non lo fossero? Potrebbero essere obiezioni ragionevoli.
      Per questo ritengo che si possa dire qualsiasi cosa, sempre nel rispetto dell’interlocutore, altrimenti, se siamo i primi a censurarci, ogni comunicazione viene a cessare.

  5. Io non credo, forse solo per il fatto che di mio tendo ad ascoltare molto e parlare poco, il necessario per fare delle domande e capire meglio.
    Riguardo ai pregiudizi, non é detto che siano obbiezioni ragionevoli, dato che riconoscerne la differenza é difficile, almeno, secondo il mio punto di vista, perché entrambi sono simili, quindi per non sbagliarmi, tento di non farmi pregiudizi… Insomma, ho un approccio abbastanza scientifico.

    1. nel caso in esame, due approcci sono possibili: uno non scientifico, di semplice accettazione e curiosità, senza farsi troppe domande, e questo dovrebbe essere l’atteggiamento non pregiudiziale. Fare come se niente fosse.
      Hai un bubbone al posto del naso? Che ti frega.

      L’altro è quello scientifico. Allora vai ad analizzare cosa spinge questa minoranza a comportarsi così. Questo già comporta un giudizio di anormalità, e il giudizio è fratello del pregiudizio..
      Che strumenti usi? Quelli psicologici, meglio se psicoanalitici.
      Tutte cose già analizzate oltre un secolo fa. Alla fine il travestitismo può avere poco a che fare con la sessualità, bensi con l’identificazione nella madre. Se fosse col padre non avrebbe bisogno di travestirsi.
      L’identificazione potrebbe significare comportarsi da donna, almeno nelle apparenze. Platinette va oltre la drag-queen, troppo immersa nel ruolo, ma il suo modo di ragionare rimane da maschio..
      In generale, per me, un caso di mancata maturità, non volersi assumere la responsabilità di una vita autonoma o di rifiuto di se stessi, della propria immagine.

      Si tratta di un approccio medico, totalmente respinto dai movimenti. Rimane però l’unico attendibile.

      1. giovanni, io mi chiedo come mai ancora non ti abbiano rinchiuso.
        questo “approccio medico” è millantato, perchè contrasta con l’organizzazione mondiale della sanità, che non riconosce l’omosessualità, ad esempio, come disturbo.

        Per te tutto quello che è diverso dall’uomo che lo da e la donna che lo prende è “immaturo”.

        sarebbe comunque bello se tu domani ti svegliassi con una bella vagina

    2. Non necessariamente identificazione nella madre (e che male c’è? Ci si può identificare in una persona indipendentemente dal sesso), ma in una donna o in un uomo (se donna), una curiosità filosofica sul genere di “ma se fossi una donna”, non certo un bubbone.
      Eh no, caro nath, l’oms è governata dalle lobby gay, non lo sapevi XD? Il concetto di malattia è politico, come è andato va può tornare quando (non se?) i tempi si faranno più duri e meno opulenti.
      Scherzi a parte. Invece non sempre l’utilizzo di capi e stili femminili è travestitismo, per esempio non quando viene integrato come parte della propria gamma stilistica, ma da utilizzare però come uomini, non come donne, per ampliare la propria rosa stilistica, rifiutando le divise di genere (molto più restrittive quelle “maschili”), poi di certo può anche esserci la voglia di stupire o essere apprezzati.
      Quindi, in poche parole si rivendica il relativismo culturale di certe abitudini considerate appartenenti ad un sesso o all’altro, ad esempio in certe tribù africane il trucco viene usato anche dagli uomini, quindi sì un modo di farsi belli e piacersi anche come uomini.
      Se ci si pensa molti di questi ragazzi “ambigui” in certi ambiti stilistici e di look, che usano trucco, smalto, etc sono considerati carini da molte donne proprio come ragazzi, sicuramente non è indispensabile, anzi tuttaltro, piacerebbero anche senza, però viene apprezzato anche il portarlo con stile, oppure l’audacia.
      La differenza col travestitismo è secondo me, lo scatto di modalità, perlomeno in certi casi, vedi MyCDlife, dove si costruisce un altro, rispettabilissimo personaggio parzialmente separato dal proprio “vero” io.
      Una sorta di possessione giocosa.

      1. condivido ampiamente questo tuo post, Antome.
        Vorrei solo far notare (secondo Freud) come l’identificazione con la madre, quindi il comportamento materno, è una delle doti dell’omosessuale non macho.
        I tatuaggi fanno parte di quelle decorazioni, come pure i vari ninnoli che si appendono sul corpo, dalle collanine, braccialetti, al piercing.
        Molto di pende dalla cultura. Negli anni 50, 60 e anteguerra, i tatuaggi in Italia erano malvisti; possibile trovarli fra i carcerati o sui marinai, negli USA era più frequente (anche nei fumetti v..Popeye) .
        Ora queste distinzioni possono effettivamente stabilire un grado gerarchico in un gruppo es. il capo del villaggio, che può indossare un certo copricapo, come segno di autorità (la tiara del Papa).
        La decorazione (cui il vestito fa parte) può essere un messaggio da mandare agli altri in modo immediato, che può generare accettazione, ammirazione o rifiuto.
        Le bande di quartiere hanno loro decorazioni particolari, proprio per distinguersi.
        E’ anche un comportamento animale: specie durante il calore, le bestie possono trasformarsi fisicamente: dalla ruota del pavone all’arrossamento e rigonfiamento dei genitali in certe scimmie.
        Qui effettivamente ho dei pregiudizi che preferisco tenermi. Es. se vedo uno tatuato, lo escludo a priori da qualsiasi contatto.
        Una donna troppo truccata, manierata, per me è fuori da ogni attenzione, anche se super..
        il travestimento, la decorazione, per rimangono qualcosa cui si ricorre per compensare qualcos’altro che manca.
        La persona sana ed equilibrata, dovrebbe accettarsi come madre natura l’ha fatta.

    3. “Vorrei solo far notare (secondo Freud) come l’identificazione con la madre, quindi il comportamento materno, è una delle doti dell’omosessuale non macho.”
      Mica vero in assoluto…
      Ci sono casi e casi.
      “I tatuaggi fanno parte di quelle decorazioni, come pure i vari ninnoli che si appendono sul corpo, dalle collanine, braccialetti, al piercing.”
      Si trovano tanto in gay quanto in etero ed è un fatto.
      “Molto di pende dalla cultura. Negli anni 50, 60 e anteguerra, i tatuaggi in Italia erano malvisti; possibile trovarli fra i carcerati o sui marinai, negli USA era più frequente (anche nei fumetti v..Popeye) .
      Ora queste distinzioni possono effettivamente stabilire un grado gerarchico in un gruppo es. il capo del villaggio, che può indossare un certo copricapo, come segno di autorità (la tiara del Papa).
      La decorazione (cui il vestito fa parte) può essere un messaggio da mandare agli altri in modo immediato, che può generare accettazione, ammirazione o rifiuto.
      Le bande di quartiere hanno loro decorazioni particolari, proprio per distinguersi.”
      Condivido, questo è un contributo molto interessante, infatti dipende dal codice di una determinata cultura, il messaggio comunemente veicolato da certe decorazione, ad esempio mi viene in mente la cultura gangsta rap, purtroppo lì è inequivocabile e molti giovani si identificano con quel modello estetico senza dissociarsi da quello che vuole rappresentare, come il pappone con gli orologi i ninnoli e i bracciali e altre decorazioni tipo cappucci o altre cose per gregari, “good fellows” e cose del genere.
      Questo però non impedisce che qualcuno scelga determinati stili per motivi puramente estetici. Molti stili fungono puramente da richiamo o suggestione, ma non c’è vera e propria sostanza dietro o particolare identificazione per ciò che questi segni rappresentano. E’ una semplice suggestione esotica data dall’ampliamento della gamma stilistica, specie per gli uomini. Poi possono piacere o no, ma non c’è da dargli tutta questa importanza. Io comunque non ho tatuaggi e credo proprio che non me ne farò.
      Comunque di certo non permanenti ad ago ^_^.

      “E’ anche un comportamento animale: specie durante il calore, le bestie possono trasformarsi fisicamente: dalla ruota del pavone all’arrossamento e rigonfiamento dei genitali in certe scimmie.”
      Vabbè ma quello è naturale non ha niente che cambia valore in base ai codici.
      Invece il messaggio che si vuole inviare tramite braccialetti, stivali, stili di un certo tipo (anche all’interno della gamma maschile “classica”) possono anche una valenza puramente artistica. E’ vero, anche il trucco negli africani ha funzione sociale e messaggera, oltre che artistica.
      Ma forse che non vale un discorso simile per la cravatta qui?

      “Qui effettivamente ho dei pregiudizi che preferisco tenermi. Es. se vedo uno tatuato, lo escludo a priori da qualsiasi contatto.”
      Se vuoi tenerti questa paranoia irrazionale e negare la varietà di personalità presenti tra i tatuati, che tu vuoi artificialmente limitare, dando un valore eccessivo al tatuaggio, fai pure.
      Questo non significa che tra i tatuati non ci siano persone di ogni tipo e gamma. Nè a me ne a te (a te molto meno, è evidente) piacciono particolarmenti i tatuaggi, alcuni personalmente li trovo orribili e di cattivo gusto, c’è dietro la filosofia di incidersi episodi della vita per fermarli nel tempo. Ma questo non fa in sè una persona stupida, cattiva o poco raccomandabile. E’ un gusto personale, anche sulla cucina ce ne sono che possono sembrare orribili.
      “il travestimento, la decorazione, per rimangono qualcosa cui si ricorre per compensare qualcos’altro che manca.
      La persona sana ed equilibrata, dovrebbe accettarsi come madre natura l’ha fatta.”
      Ma anche no, non è detto che in tutto questo c’è il non accettarsi. Questo avviene soltanto se si comincia a pensare di non essere interessanti senza trucco, smalto, particolari stili (non so, metal, gotico) indossandoli come una maschera. Ed è vero che questo avviene, ma non sempre. Può semplicemente essere che piaccia un determinato stile e artisticamente ci si voglia esprimere così (ipotizzo sia un’arte minore, beninteso) senza avere necessariamente alcuna lacuna nella personalità, perlomeno nessuna che si volglia compensare coi vestiti.
      Di quelle ne può avere chiunque, la persona che cerca i vestiti costosi e firmati ne ha di sicuro, ma qui non si parla di quelli, come ne può avere chi non si interessa di stile (almeno quello del vestiario).

      1. Potevo avere 18 anni, quando mia madre portò a casa due tele 50×70 senza cornice, di genere astratto, ricevute in regalo da un’amica.
        Le appesi una accanto all’altra e, per anni, le lasciai senza cornice.
        Steso sul letto il mio sguardo cadeva spesso su quei soggetti indefiniti, così presi a dar loro un significato concreto, come fanno i bambini quando guardano le nubi.
        Finirono per piacermi ed ora le considero inseparabili da me.
        Così si spiegano le mode, le usanze, ed anche il linguaggio.
        Si tratta di valori e significati arPbitrari, non univoci, determinati, come può essere un fenomeno fisico, una legge scientifica.
        Molta gente dà un valore eccessivo a queste mode culturali e le prende molto sul serio.
        Ora, dietro un tatuaggio, un travestimento, un trucco pesante, c’è un certo modo di pensare, una dipendenza dal bisogno di nascondere, di mostrare una cosa per un’altra, sostanzialmente una menzogna che si porta in giro e che diviene abitudine.
        E’ questo comportamento che non accetto, non le persone in sè. E’ ovvio che se decidi di frequentare quella persona, devi avere a che fare quel tipo di mentalità. Se già sai che non la condividi, inutile perdere tempo.

        1. Vale per molte cose, quello che dici, come vale per l’omofobia, hai queste idee e non le abbandoneresti mai, nemmeno se, seppure per alcune si può discutere, altre siano patentemente false.
          Io non ho nè ho mai dato un significato serio alle mode culturali. A parte queste cose che riguardano la sfera intima delle persone e non sono mode culturali, non del tutto se parli dell’orientamento sessuale.
          Poi per me un trucco può essere questo o semplicemente un trucco, un effetto speciale di segno artistico, e sì secondo me molte ragazze dovrebbero educarsi a che il trucco non dovrebbero coprire loro stesse e avere paura di come sono realmente, ma di farlo in maniera più artistica e giocosa.
          Per questo certe volte mi piace quando portano l’eyeliner in un certo modo, perchè si capisce che è trucco. Poi mi piacciono lo stesso anche senza, anzi pure di più.

    4. proprio due giorni fa in una TV locale di Roma (Teleroma 56 news) di sinistra, una delle poche TV private da salvare, orientata all’informazione sociale e storica, stavano trattando il tema trans, sull’alto numero dei suicidi fra chi vuole transizionare (un tentato suicidio ogni tre soggett) e la reale sofferenza di queste persone, che non si sentono nel loro corpo.
      Insieme a casi felici di trasformazione (ma in molti rimangono single), ce n’erano altri non riusciti, soprattutto per la difficoltà a trovare il partner giusto; quasi sempre si allontana appresa la verità.

      Per gli psichiatri erano casi di disturbi mentali, sul genere della schizofrenia, sesso a parte, come caso particolare.
      Il travestitismo è cosa diversa e si può prendere anche come gioco, ma se è indispensabile per il rapporto, non si può più parlare di gioco.
      Una mia amica polacca, da circa ventanni in Italia, con figlia laureata infermiera e sposata (altra figlia con laurea per il turismo) è passata di uomo in uomo, perchè insoddisfatta; le figlie erano nate in Polonia e, per qualche tempo, colà si prostituiva. Potevano non aver avuto lo stesso padre, ma sono mie illazioni.
      Nonostante la sua vita movimentata di domestica e babysitter, ha educato assai bene le figlie, piuttosto disciplinate e studiose, non hanno dato problemi.
      Due anni fa ha conosciuto un colonello dell’areonautica, vedovo cinquantenne, spesso in missione in Afghanistan (di lì a poco sarebbe andato in pensione col grado di generale), con un grande appartamento sulla Cassia (zona patrizia a Roma) che amava mascherarsi da donna per i loro giochi sessuali. Tutte le italiane l’avevano rifiutato ma lei era abbastanza spregiudicata, aveva un altro metro di giudizio per gli uomini.
      Prima di lui, per un po’, mi ha corteggiato, ma ero troppo anziano per lei (voleva darmi un figlio per rendere luminosa la mia vecchiaia).
      Grazie, ma veramente troppo tardi. Poi l’ho detto, sono un pigro. L’idea di un figlio, però, mi piaceva, lì per lì.
      Una bella cavallona, ancora, aveva 38 anni, tre anni fa, poteva essermi figlia.
      Ho poi saputo che quella storia non è durata, ma non era per i travestimenti.
      Con lei ho battuto il mio record di durata di una corversazione al telefono: oltre 4 ore, dalla colazione al pranzo.
      Non l’ho conosciuta a fondo ma ritengo che qualsiasi uomo non andasse bene: si annoiava troppo facilmente, voleva sempre essere in moto, fare qualcosa di divertente, di nuovo. Aveva bisogno di uomini come amanti. Il suo modesto salario di domestica (col quale si e no pagava l’affitto) non bastava per tutte le spese.
      Mi disse: “Anche col colonnello non ha funzionato”. Eppure sembrava entusiasta all’inizio.
      Poteva essere per lei una buona sistemazione, smettere di lavorare, fare la signora, come si suol dire.
      Ora è con una famiglia ricca, a Capri, in vacanza, come babysitter e domestica.
      Ha spesso d’attorno un operaio polacco, innamorato di lei – vecchia storia da lei liquidata da anni – che l’accompagna su richiesta, soprattutto per le visite agli amici, benchè abbia un auto anche lei.
      Saltuariamente, fra un lavoro e l’altro, vende contratti ENEL in tutto il Lazio, soprattutto ad amministratori di condomini, che cerca di far cambiare gestore. Tutti ci provano, ma intanto vende, ha talento come venditrice, meglio delle colleghe italiane. Estroversa, gaia, sorridente… l’accento polacco ha una sua carica erotica, tutti sembrano volerla aiutare.
      Anni fa stava per prendere uno di quei contratti sul genere “linee erotiche” al telefono, mi chiedeva consigli. Le ho detto che non ne aveva bisogno, e neanche serviva parlare bene italiano; gli uomini che chiamano sono timidi, soli, sono loro stessi che suggeriscono il tema, un gioco trattenerli per il tempo massimo per legge (credo meno di dieci minuti, ma è una tariffa speciale).
      Questa donna può avere una personalità poliedrica, che passa da un ruolo all’altro, pur non travestendosi. Proprio inadatta ad una relazione stabile.
      La considero, per me, uno scampato pericolo, ma sarebbe stato facile avere un rapporto sessuale con lei, avrebbe avuto molto da insegnarmi.

      1. Bene, una replica molto più ragionevole, su cui riflettere. Sono tendenzialmente d’accordo anche sulla tua idea sul travestimento, quando diventa l’unico modo per accendersi e riuscire ad avere un rapporto sessuale, perchè è vero, penso che si perda di vista l’essenza del rapporto, seppure non assolutizzerei questa mia convinzione. Ma sì, se è come spesso è, una semplice espressione stilistica o anarchia di genere, è appunto un altro discorso, ma che in teoria non dovrebbe avere una parte così fondamentale nel sesso.
        Sui casi di suicidio, sì conosco queste cifre, esposte persino in un sito in inglese che parla della questione transgender, e mi sono spaventato.
        Non sono sicuro che si tratti di una infermità, come ho detto potrebbe dipendere da parti del cervello, la schizofrenia è inconsapevolezza, qui c’è anche troppa consapevolezza. Molti hanno affermato che se fosse una scelta, sceglierebbero la strada più semplice, che conosciamo tutti.
        Il tasso di suicidi potrebbe appunto venire dalla disapprovazione sociale, dall’ignoranza, oltre che dalla non autoaccettazione, a cui però l’eterosessismo contribuisce.
        Si può discutere su quanto dipenda dall’educazione, ma come si è visto può verificarsi tanto in famiglie “aperte” e moderne, quanto in altre con una rigida educazione, quindi i fattori in gioco sono altri.
        Sono comunque sicuro che molti sentendosi in colpa hanno provato la strada della presunta “cura”, evidentemente senza “successo”, però non saprei mi servono dati.
        E però evidente che la concezione di malattia da curare è solo un alibi per quest’odio che non si verifica nei confronti di vere malattie con cui molta gente convive, talvolta “orgogliosamente”.

    5. Chiedo scusa, Giovanni, non avevo visto la tua risposta.
      Il metodo scientifico é un modo analitico OGGETTIVO (i pregiudizi e quelli che tu chiami giudizi, ma fanno parte di un approccio non corretto ad un tale argomento non sono oggettivi!)
      Ahimè l’unico libro che avvo trovato é fuori produzione :'(
      Tu citi Freud, ma non sia che nonostante sia stato uno dei padri della psicoanalisi, molte delle sue teorie sono state smentite, anche se ciò non toglie che sia stato il primo a parlare di subconscio.
      Pregiudizi contro chi ha i tatuaggi? Sappi che a breve mi faró una bella fenice a metà schiena, che copre le scapole e, per me ha un grooosso significato. Quando mi sarò fatta il tatuaggio mi giudicherai perché sulla schiena ho il simbolo della rinascita?
      Una volta, avevo 17 anni o 16, nella mia scuola c’era la settimana scientifica e, nella nostra scuola c’erano anche quelli del agrario. Io facevo da hostess, accompagniavo la gente a giro per la mostra e, mi é capitata una classe del agrario e, quando hanno detto che stavano ‘sgainando’ dalla fame (morendo dalla fame in un modo abbastanza ghiozzo) ho pensato che erano proprio degli ignoranti e che dovevano solo zappare la terra.
      Cinque minuti dopo, non appena ho condotto la classe nella stanza dove c’era la presentazione di un progetto fatto da altro ragazzi del agrario, un ragazzo si é alzato dalla sedia senza dire una parola e mi ha ceduto il posto, proprio come un geniluomo….morale della favola? I pregiudizi sono delle cazzate assurde.
      Per quanto riguarda il fatto che a volte ci siano dei casi di schizofrenia che passano per trangender… Non ho letto alcuno studio al riguardo, quindi non mi esprimo.

      1. coloro che dicono che Freud è superato sono i suoi contestatori e ne ha avuti molti, quando ancora era in vita.
        Jung lo chiamava “il dottore dei nervi” alludendo alla sua laurea in neurologia. Gli rimproverava la sua scarsa attenzione per la filosofia, (materialismo, positivismo), che sappiamo non essere scienza ma rassegna di opinioni, spesso in forte e secolare contrasto fra loro.
        Jung è accettato dalla chiesa, anzi, raccomandato, per la sua condiscendenza nei confronti dell’escatologia (disciplina che si interroga sulla fine dell’uomo oltre la morte, di ispirazione religiosa).
        Per il resto mi riferivo alle mie scelte.
        Ho già chiarito a sufficienza perchè non ci si dovrebbe tatuare, piercingare, transizionare, ecc. aspettiamo le conseguenze.
        Chi vivrà vedrà. Io no perchè già sono anziano, ma so cosa vi aspetta.

    6. No, non credo proprio, per quanto riguarda le teorie di Jung, come tutti gli psichiatri ha avuto delle buone intuizioni e delle idee ‘sbagliate’, ma il bello della scienza é che NON esistono dogmi e quindi se arrivano altre teorie, che smentiscono le teorie precedenti, se sono fondate, ben venga, soprattutto in materie così… Incerte.

    7. Be’… dici:
      “Interessante anche il fatto che i crossdresser sono quasi tutti xy e quasi tutti eterosessuali.
      Come mai non si è mai sviluppato un fenomeno di donne etero crossdresser verso il maschile?”.

      A me sembra che la moda attuale, intendo il comune modo di vestirsi degli ultimi tre decenni, abbia completamente abbattuto qualunque divieto, per una donna di vestire come un uomo. 40 anni fa una donna in pantaloni era trasgressiva, provocatoria, mal giudicata, impropria (se non su pista da sci). Oggi invece esiste gran parte dell’abbigliamento che è bisex. Difficile quindi per una donna trasgredire al genere d’appartenenza vestendosi da uomo. A meno che non metta uno smoking… Ma nell’abbiglaimento diurno, le giacche sportive “da uomo”, indossate su jeans o pantaloni classici non stupiscono nessuno, al punto che a nessuno verrebbe in mente che quella donna è vestita da uomo.

      Quello che invece non è successo è che abbigliamenti femminili siano diventati bisex nella percezione comune. Trucchi, tacchi, minigonne, ecc. restano esclusivamente femminili.
      Ciò fa si che il travestitismo (così si chiamava ai miei tempi) non possa che essere quello di un maschio che si traveste da femmina.

      Però… non credo che tutto ciò sia casuale. Le donne e il femminismo hanno reagito contro il fatto che essere maschi costituisse un privilegio, e hanno scelto di portare sempre più spesso indumenti come quelli dei maschi, infinitamente più comodi, e di abbandonare scarpe che creano un’andatura ridicola e handiccappata, per non parlare di reggicalze e altre facezie.

      Contemporaneamente il mercato della moda ha continuato a produrre strumenti di tortura per femmine e a propagandare il loro potere seduttivo sull’eros del maschio. Così le donne, scegliendo ognuna a modo suo quale priorità darsi, ha, di fatto, reso “normale” vestirsi in qualsiasi modo.

      Non è successo il contrario: la maggioranza degli uomini non ha motivo di indossare abiti più scomodi, per mettersi al pari con il genere più svalutato! Vestirsi da donna essendo uomini, resta quindi cosa limitata al gusto di alcuni, una attività minoritaria, che non ha modificato gli stili di tutti.
      Ciò ne conserva quindi anche il valore di originalità e di trasgressione.

      Resta ancora una domanda: Perché lo fanno, spesso, uomini etero?
      Chissa?
      Forse perché giocano con una loro latente, marginale, secondaria, tendenza trans?
      Può essere!

      Del resto, se la tendenza trans non fosse così marginale e secondaria danon intaccare l’identità di genere, allora si ricadrebbe nell’altra categoria: non travestitismo, ma transizionalità.

      1. Hai illustrato benissimo il concetto, a mio parere.
        Il vestito e il dettaglio tipicamente femminile indossato dall’uomo può però uscire dal concetto di fetish in alcuni casi e diventare parte di un abbellimento a pieno titolo, ovviamente dipende dallo spirito con cui lo si indossa. A presto.

        1. lucia: “No, non credo proprio, per quanto riguarda le teorie di Jung, come tutti gli psichiatri ha avuto delle buone intuizioni e delle idee ‘sbagliate’, ma il bello della scienza é che NON esistono dogmi e quindi se arrivano altre teorie, che smentiscono le teorie precedenti, se sono fondate, ben venga, soprattutto in materie così… Incerte.”

          replica
          la filosofia lascia una maggior libertà di esprimere la propria opinione, purchè segue uno schema logico e sia alla ricerca della verità, in linea di massima,ma nonha importanza,tanto è una cosa che resta lì, come i personaggi di una commedia: “così è se vi pare”
          La scienza è una cosa seria,un ponte si tiene su e un aereo fola non su basi filosofiche, occorre studiare le leggi della natura.
          Per questo motivo Jung è un prete malriuscito, che ti può mandare, con la sua filosofia, all’inferno o in paradiso, Freud uno scienziato, che cerca di scoprire, insieme a te, cosa ti provoca quel disturbo, per imparare a difendersi e possibilmnte eliminarlo.
          Sul dressing.
          Alla base di un travestimento c’è sempre un problema di identità: uno non è contendo della propria immagine, non si accetta, quindi ha un problema da cui guarire, se lo fa meglio per lui, altrimenti rimane prigioniero di questa sua bislacca visione del mondo e immagine di se, pagandone tutte le conseguenze.
          Ora uno può vestirsi come gli pare ma, come lo giudicherà la gente, visto che vive in una società e non da solo?
          Se lo fa in casa, nulla da dire, uscire in strada significa sottoposi ai giudizi di chi ti incontra, è un fatto.
          Se intendi trasgredire, stupire, hai raggiunto lo scopo, per un attimo, ma non aspettarti che l’altro si interessi a te, si schifa e passa oltre e, se cerchi di parlare con lui, magari scappa.
          Ora non è che uno vuole a tutti i costi giudicare l’altro ma noi tutti abbiamo bisogno di segni e segnali che ci diano costantemente le cooordinate dello spazio e del tempo che stiamo vivendo.
          Gli oggetti che vediamo ci devono dare certezza di quel che sono, in modo che possiamo prendere decisioni sul da farsi immediatamente. Così un semaforo è un semaforo, un cane un cane, un’auto un’auto, un travestito lo vediamo di primo acchito come una donna, ma se ci ferma e scopriamo che è un uomo come minimo lo mandiamo a quel paese, perchè ci ha fatto perdere tempo per la sua coglioneria.
          Se incontri Platinette, che fa schifo a 360 gradi, vorresti prenderla a leganti, ma non lo fai, passi nel marciapiede opposto, in fondo essere malati mentali non è una colpa, ma lo diventa se non ti curi o esibisci la tua mostruosità gratuitamente, costringendo gli altri a disgustarsi, quindi sei molesto.

          Le donne non si vestono con abiti maschili semplicemente perchè sono più brutti, quelle che lo fanno comprano vestiti maschili studiati per il corpo femminile, allora possono anche apparire di una singolare eleganza, ma si tratta di vestiti che riconosci immediatamente come femminili, di fatto, non c’è equivoco e quella persona viene accettata come donna fin dal primo momento.
          E’ poi probabile che la donna avendo un senso della realtà e dell’estetica più vivo, più presente a se stessa, è in grado di giudicare immediatamente cosa gli conviene fare, rispetto ad un un uomo, capisce che il travestimento che cambia l’identità la rende meno appetibile.

    8. Ma nessuno o quasi scappa più, per come è vestito qualcuno, anche se forse ti piacerebbe pensare così, nessuno è malato per come si veste, è solo uno stile. Bentornato comunque.

    9. Infatti come ho detto, alcuni uomini li utilizzano solo come abbellimento in quanto uomini, perchè in generale possono evidenziare una bellezza del corpo, in modo non convenzionale. Certo ovviamente uno non porta un reggiseno in quanto uomo, di conseguenza quello è necessariamente un travestimento, ma anche li dipende dallo stile con cui lo si fa, poi se a me non piace lo stile con cui qualcono lo fa, sono fatti miei, ma paura non me ne fa.

      1. Va bene Platinette è una drag-queen, un’artista, se vogliamo. Nel teatro il travestimento, trucco e parrucco è d’obbligo, anzi la professione dell’attore prevede la finzione come mestiere.
        Nel ‘700 e sec. precedenti, anche i maschi (cicisbei fra questi) usavano parrucche con codini, cipria, orecchini, bracciali e ornamenti vari, come segni di potere, distinzione, nobiltà. Platinette però va oltre è proprio un omosessuale o anche bisessuale. Lo è anche Lele Mora (che ha moglie e figli) e, per sua confessione, è stato amante (passivo) di Corona, il quale gli ha scucito un’auto sportiva ed altre lussuosità (oltre un milione di euro). Però lui non si traveste, nè si orna di oggetti e tatuaggi.
        Il “corno” del dilemma travestimento, invece, che fa la differenza, è proprio la questione dell’identità. Chi si traveste, secondo me, vorrebbe essere veramente un’altra persona, almeno per un certo periodo, poi tornare normale.
        Intendiamoci non danno fastidio a nessuno, presentano meno problematiche degli omosessuali, con tutte le loro pretese di mostrarsi ed esercitare “alla luce del sole” le loro performance, ed attendersi, magari, degli applausi.
        Il travestito però, se lo fa bene, trae tutti in inganno, qui sta la sua pericolosità, perchè, ingannandoti, ti porta a comportarti in modo diverso, inducendoti in errori, che non dipendono da te.
        C’è poi chi si traveste per truffare, ma questa è tutta un’altra storia.

        Se si ha il fisico giusto, tale da ingannare veramente, potrebbe essere giustificato, dati i tempi, travestirsi da donna per trovare lavoro.
        E’ il caso di Dustin Hoffman nel film “tootsie”:
        http://it.wikipedia.org/wiki/Tootsie
        Di solito le donne sono più disoccupate degli uomini, dunque, perchè travestirsi?
        Semmai spacciarsi per qualcun altro.
        Fare il prete, per esempio, ti si aprono molte porte, frate ancora meglio e puoi anche rimediare di brutto un sacco di femmine… con la scusa della confessione ti capi le più troie.
        Poi non dirmi che non ti do delle dritte, per il tuo bene, giovanotto!

        1. “ntendiamoci non danno fastidio a nessuno, presentano meno problematiche degli omosessuali, con tutte le loro pretese di mostrarsi ed esercitare “alla luce del sole” le loro performance, ed attendersi, magari, degli applausi.”

          Rolleyes, ovvero, occhi al cielo, pensavo stessi per dire qualcosa di serio e invece queste solite cazzate squalificano tutto…

    10. Articolo vecchio, è vero ma io posso un po’ dire la mia come ragazzo trans ftm a cui vestirsi da donna un po’ manca, e che a volte ha praticato il travestitismo feticistico (con biancheria femminile).

      Nel primo caso è più che altro perché mi divertiva “mascherarmi” con trucco e vestiti, anche se mi dava fastidio essere visto come donna quando lo facevo. Mi piaceva come può piacermi ora vestirmi per Halloween o Carnevale, oppure indossare un cosplay: in pratica, si trattava di un’interpretazione.

      Nel secondo caso è stata una cosa che ho “scoperto”, ironicamente, per non identificarmi con il mio corpo durante l’autoerotismo. In pratica era come se in quei momenti il corpo abbigliato in biancheria intima che toccavo non fosse mio ma di una donna di fantasia che mi immaginavo molto diversa da me. Dunque non c’era assolutamente un tentativo di identificarmi come donna, ma tutto il contrario.

      Non so cosa possa spingere un uomo biologico a fare lo stesso, ma spesso ho letto come motivazione il fatto di “sentirsi sexy”, perché la lingerie femminile di un certo tipo ha una sensualità intrinseca nel loro immaginario.

      Nel mondo del BDSM so che ci sono “sissies” che si travestono per “autoumiliarsi”, o vengono travestiti dalle loro Mistress ed esibiti per “umiliarli”, e traevano piacere in questo.

    11. “In effetti aldilà di dire che il travestimento spesso non c’entra con l’identità di genere, ma con l’autoginofilia (perchè quasi sempre è un travestimento al femminile), il fetish, e i pruriti sessuali, io non ho mai parlato di travestimento perchè è qualcosa che conosco poco e finirei per giudicare.”

      Sarebbe il caso a volte di saper vedere dove tanti se non la maggioranza si è fermata a guardare.

      Il travestimento non c’entra assolutamente o potrebbe anche ma che cambia!?
      Se non è una cosa subito ne è un’altra.
      Ma ci rendiamo conto che per una cosa e per l’altra c’è sempre
      un bisogno di dare vita, volente o nolente, ad una categoria?!

      Questo mi fa molto riflettere non su qualcuno o qualcosa ma su dove il mondo va,
      su come non la sue evoluzione sia in realtà un’implosione totale.

      Non capisco né voglio comprenderlo il motivo per cui ci sarebbe, che du palle, infine da giudicare a maggior ragione se è una cosa che non si conosce.
      Non si dovrebbe avere pregiudizi e lasciare i giudizi agli idioti, a coloro che temono
      e hanno paura di incontrare un foglio bianco…..

      Etero, Gay, Trasngender, Trans, Trav, Lesbica; ma la libertà dove sta?! Me la spiegate?!
      Certo qualcuno mi potrebbe tacciare di ambiguità non dando un colore certo alle cose.….ma è un altro giudizio….uno di seguito all’altro. E le sfumature!? Perchè di queste non se ne parla mai?!

      Signori e Signore, il piacere esiste da quando l’umanità è presente sulla terra.
      Noi non abbiamo inventato niente, ma invece assistiamo e troppo spesso ci sconcertiamo per la rozzezza, la superficialità con le quali si vogliono
      Etichettare le PERSONE e i loro gusti, scelte, sensazioni, desideri.

      La donna dentro di me ama le donne in un corpo di uomo.
      Amo vestirmi con calze, tacchi, lingerie raffinata….
      Amo fare l’amore con la “mia” compagna mettendo in atto il gioco della competizione:
      tipico del conduzione del gioco femminile.
      Ci piace, ci divertiamo, andiamo in scena prima di andarci. E’ sperimentazione; é
      un gioco condiviso, appagante non assoluto!
      I nostri corpi come tele di Dalì vengono fasciati di percezioni sensorie e visive.

      1. All’inizio del thread abbiamo già parlato di giudizio e pregiudizio.
        Sembra ci sia il timore di giudicare, una sorta di retaggio religioso (chi è senza colpa scagli la prima pietra; noti la pagliuzza nell’occhio dell’altro e non la trave nel tuo), di insegnamento morale (non conosci te stesso e vuoi dare giudizi sugli altri), ma anche scientifico (ogni teoria è accettata, ma provvisoria, in attesa di una più completa).
        Tuttavia, anche quando si sceglie di non scegliere si fa una scelta. E’ impossibile non dare giudizi, proprio perchè dotati di sensi e intelligenza, sempre in moto per capire il mondo che ci circonda.
        Non comprendo proprio questo timore.
        Ci sentiamo ignoranti per dare un giudizio?
        Proprio per questo dobbiamo darlo, per correggerci, perchè – attenzione – il fatto che non abbiamo espresso un giudizio pubblicamente, non significa che non l’abbiamo già elaborato nella nostra mente, decidiamo soltanto di non dirlo per timore che gli altri, a loro volta, ci giudichino.
        Ora se ci travestiamo e stiamo nel privato, di fronte ad uno che ci accetta, come detto da Sweetdick, pace.
        Se invece andiamo in pubblico, non possiamo costringere la gente ad accettarci in tutti i casi, qualcuno lo farà altri ci respingeranno, non per questo bisogna giudicare questi ultimi come cattivi e retrogradi, perchè allora il problema si rovescia.
        Dobbiamo prendere coscienza che ogni nostra azione verrà inevitabilmente giudicata, sta a noi decidere quali conseguenze sopportare. Alcune potrebbero essere assai severe in termini di esclusione o repulsione.
        Che piaccia o no esiste un pudore collettivo, che giudica ed esclude.
        Ci sono anche precise norme di legge per chi si traveste, per motivi di sicurezza e identificazione da parte degli agenti dell’ordine pubblico (si pensi al velo islamico ed al burqa).
        Anche quando la corte USA avrà concesso il matrimonio alle coppie gay, nulla cambierà in termini di accettazione sociale.
        Ora, i sondaggi potranno anche segnalare una maggioranza della popolazione che si dichiara d’accordo, come risposta (c’è però l’errore di risposte positive date per non essere giudicati retrogradi dall’intervistatore); nella vita di ogni giorno le cose vanno diversamente.
        Dalle votazioni sappiamo quanti bidoni ci hanno dato i sondaggi, ancorchè scientifici, proprio per il fatto che le persone dicono sì, ma in realtà voteranno no.
        E’ facile, quindi, dire sì o no ad un sondaggio, le cose vanno diversamente quando si avrà a che fare con coppie gay ogni giorno. Ci si potranno anche scambiare convenevoli, ma la separazione sarà netta ed un giudizio di repulsione sicuro ma non lo si darà a vedere.
        La coppia gay si sentirà sola nella popolazione comune, a meno di non andare a vivere in quartieri gay.
        Un’altra società dove tutti si travestono, transitano… per loro sarà davvero un problema costante sapere chi hanno di fronte, per tutte le combinazioni possibili che Nath ha descritto in un suo articolo dedicato, ma non potranno fare a meno di emettere un giudizio.
        L’elettronica potrebbe però venirci in aiuto.
        Basterebbe indossare un medaglione, che lancia un codice. Se una persona appena incrociata ci interessa, sul nostro telefonino potremmo leggere in chiaro che persona è. Incrociando questi dati con quelli personali, memorizzati, potremmo avere anche un coefficiente di compatibilità, per vedere se è il caso di approcciare.
        Il travestimento, per definizione, nasconde, ma non cambia. Forse esprime un desiderio, ma quale? Come interpretarlo?
        Se scoprissi che un mio amico si traveste, non lo frequenterei più.

        1. Proprio non vuoi capire che è una varietà come tante su cui realmente tanta gente trova stupido giudicare.

        2. Che la gente debba controllare come si vestono gli altri è una “perversione”, secondo me. Attenzione, controllare va anche bene, ma rompere le palle…

        3. questo è un blog che si occupa di capire le varie identità (di genere e non) e usa classificazioni, le decostruisce, “inventa” termini nuovi talvolta, e non ci scrivono “idioti”. ogni tanto arriva un commento “Basta categorie”, spesso senza nome o cognome, un urlo dal fondo, spesso non motiva. comunque grazie per l’intervento

      2. Antonio scrive:
        settembre 30, 2013 alle 4:00 am
        “Che la gente debba controllare come si vestono gli altri è una “perversione”, secondo me. Attenzione, controllare va anche bene, ma rompere le palle…”

        Ho riletto il post iniziale di Nath.
        Sono possibili tutti casi citati e, benchè Nath affermi che i travestiti siano poi, alla fine, degli etero, rimane il fatto che divenire trans è scelta assai radicale, che richiede non poca determinazione, coraggio e sofferenza nell’affrontare un mondo di difficoltà dentro e fuori di se.
        Per questo, tolto il travestimento per motivi di spettacolo e per gioco, occasionale, rimane comunque una tendenza voluta, desiderata, verso la transizione ma tenuta a freno proprio per le difficoltà sopra dette.
        Nello spettacolo il travestimento è bene accetto al pubblico, spesso su trame comiche, ma si sa che l’umorismo, la satira, usano lo scherno, la finzione, per affermare – ridendo e scherzando – ciò che piacerebbe accadesse nella realtà.
        Il vestito non è sufficiente al travestito. Per essere credibile, occorre fingere ed imitare, anche parodiando (negli spettacoli), il personaggio femminile scelto (perchè il travestimento maschio su maschio è semplice imitazione per fini meramente satirici) ogni aspetto del carattere femminile. L’operazione non riesce se già, intimamente, non si possiede una spiccata femminilità, spontanea, come risultato di un lungo processo di riflessioni e identificazioni, magari verso una figura femminile cara, come madre, sorella, amante.
        Stagger afferma di essere un ragazzo ftm, ma forse avrebbe dovuto scrivere “ragazzo mtf” perchè ftm è femmina che transita in maschio.
        Questa testimonianza è importante perchè vissuta ed i sentimenti che Stagger prova a descrivere sono reali, ma sta parlando al passato.
        Più complesso questo passaggio:
        “Nel secondo caso è stata una cosa che ho “scoperto”, ironicamente, per non identificarmi con il mio corpo durante l’autoerotismo. In pratica era come se in quei momenti il corpo abbigliato in biancheria intima che toccavo non fosse mio ma di una donna di fantasia che mi immaginavo molto diversa da me. Dunque non c’era assolutamente un tentativo di identificarmi come donna, ma tutto il contrario.”
        Ritengo, in questo caso, che il comportamento sia da eterosessuale. Il travestimento, peraltro solo di biancheria intima, è uno dei tanti stratagemmi per trarre maggiore eccitazione nella masturbazione, evocando le più diverse fantasie.
        Ancora Stagger:
        “Nel mondo del BDSM so che ci sono “sissies” che si travestono per “autoumiliarsi”, o vengono travestiti dalle loro Mistress ed esibiti per “umiliarli”, e traevano piacere in questo.”
        Il mondo BDSM è, a mio avviso, parasessuale. Qui prevalgono, in effetti, sensi di inferiorità e presunte colpe da espiare ma, al tempo stesso, anche identificazione nella figura del persecutore, spesso una donna, che rappresenta una figura autoritaria, come la madre, che può anche evocare desideri incestuosi rimossi, da espiare.
        Non per nulla si parla di sado-masochismo, perchè i due aspetti possono susseguirsi nella stessa persona che, a seconda delle circostanze, si propone come vittima o come persecutore.
        Non c’è dubbio che tutti questi aspetti della sessualità possono presentarsi manifesti o rimossi nella stessa persona, perchè tutto può essere utile ai fini eccitatori. Se, però, ci rifacciamo al fine ultimo della sessualità – vale a dire la riproduzione – è evidente che quanto più ci allontaniamo da questo fine, tanto più si può parlare di perversione, nel significato etimologico di questa parola: seguire vie diverse, sempre più estranee alla sessualità vera, quindi per-verse.

        Perchè alla specie umana si presentano – talora con imperiosità – tutti questi possibili desideri sessuali?
        Anzitutto perchè il cervello umano lo permette, come organo sviluppato e specializzato in innumerevoli strategie creative, in ogni campo, e poi perchè, come specie animale, se non possedesse la più vasta attitudine ai cambiamenti, imposti dall’ambiente, verrebbe meno la capacità stessa di sopravvivere.
        Per questo non dobbiamo cedere ai dubbi circa il nostro vero ruolo e tendenza sessuale, perchè quelle incertezze sono altrettante vie al cambiamento, da usare solo nei casi estremi, come la manetta che, tirata, blocca il treno in corsa.
        Noi dobbiamo scegliere il nostro destino naturale, conferitoci dalla natura attraverso il corpo. E’ l’hardware che conta, la materia, il “pezzo”, non le fantasie.
        Ovvio che tutte le altre pulsioni si presentano puntualmente, ma noi dobbiamo respingerle, proseguendo verso il nostro destino naturale. Fare l’uomo se si possiede un corpo da uomo e la donna se si ha un corpo di donna, ancorchè poco gradevole nell’aspetto, ma abbiamo un sacco di risorse per renderlo gradevole al sesso opposto, non ultimi il “tacco, trucco, parrucco” i travestimenti che possono anche essere i normali abiti di moda, resi sexi per far piacere al partner.
        La psiche, tuttavia, svolge un ruolo fondamentale nel creare desiderio, lo dimostra il fatto che donne non belle sono spesso preferite ad altre bellissime, che amano soprattutto se stesse. Queste ultime usano il tacco il trucco e il parrucco soprattutto per piacersi o per far invidia alle altre o per usare il sesso come potere.
        Insomma, le combinazioni sono tante, il destino uno. Accettiamolo e premiamo l’acceleratore, senza guardare a destra, a sinistra, ma di fronte.

        1. Nath:
          ma ancora perdi tempo dietro a giovanni?
          se questo è un meccanismo per farti seguire il mio blog… 😛

          Credo che ad Antonio piaccia dibattere con me, rompiballe = prolisso, polemico, trasbordante..
          Che si vive a fare se non si esagera?
          O si esagera parecchio oppure non è esagerazione.

          Occorre però che tu ci metta roba vervica (da verve), Natn, altrimenti qui rimaniamo come piantine scrause in un campo non irrigato.

          Ci vuole orecchio (di E. Jannacci)

          E la bobina continua a girare
          sì ma la base va avanti anche da sola
          e noi che abbiamo tutta la voce in gola?
          Ma senza base non si può cantare,
          e con la base non si può stonare,
          non si puo` sbagliare.
          Perche`…

          Perche` ci vuole orecchio,
          bisogna avere il pacco
          immerso, intinto dentro al secchio,
          bisogna averlo tutto,
          anzi parecchio…
          Per fare certe cose
          ci vuole orecchio!
          Bisogna avere orecchio,
          bisogna avere il pacco
          immerso, immerso dentro al secchio,
          bisogna averlo tutto,
          anzi parecchio…
          Per fare certe cose
          ci vuole orecchio!

          Eh, dal vivo oggi non si può più suonare,
          l’orchestra e` ormai quattro battute dopo
          I fiati hanno già fatto il loro gioco,
          anche il sassofono va via in gol e lascia fare,
          e noi come dei pirla qui a provare,
          ma con l’orchestra non si puo` sbagliare,
          perche`…

          Perche` ci vuole orecchio
          bisogna avere il pacco
          immerso, immerso dentro al secchio,
          bisogna averlo tutto,
          anzi parecchio…
          Per fare certe cose
          ci vuole orecchio!
          Bisogna avere orecchio,
          bisogna avere il pacco
          immerso dentro al secchio,
          bisogna averlo tutto, tanto
          anzi parecchio…
          Per fare certe cose
          bisogna avere orecchio!

          Chi ha perso il ritmo si deve ritirare
          non c’è più posto per chi sa far da solo,
          due note e un si bemolle fuori luogo
          Vietato di fermarsi anche a respirare
          che qui la base continua a girare,
          chi non sa stare a tempo, prego andare.
          Perche`… perche`… perche`…

          Perche` ci vuole orecchio
          bisogna avere il pacco
          immerso, immerso dentro al secchio,
          bisogna averlo tutto,
          anzi parecchio…
          Per fare certe cose
          ci vuole orecchio!
          Bisogna avere orecchio,
          bisogna avere il pacco
          immerso, immerso dentro al secchio,
          bisogna averlo tutto,
          tanto…anzi parecchio…
          Per fare certe cose
          ci vuole orecchio!
          Bisogna avere orecchio,
          bisogna avere il pacco
          immerso, immerso dentro al secchio,
          bisogna averlo tutto,
          tanto…anzi parecchio…
          Per fare certe cose
          ci vuole orecchio!

          http://youtu.be/L3RZyUkVqHo

            1. No, non l’ho capito, davvero!
              La cosa mi sorprende.

              Il blog è una tua creazione e non vedo come tu possa abbandonarlo a causa mia.
              Potevi bannarmi o chiedere di disiscrivermi.

              Non lo sapevo. Ma ti basta averlo detto.

              Ciao, caro, buon proseguimento!
              Senza di me.
              Ciao a tutti.

            2. “Per questo, tolto il travestimento per motivi di spettacolo e per gioco, occasionale, rimane comunque una tendenza voluta, desiderata, verso la transizione ma tenuta a freno proprio per le difficoltà sopra dette.”
              Lol ma allora se così fosse che fastidio ti da? Si sfoga la propria fantasia per gioco, ma si accetta il proprio “destino biologico” di uomini.
              Fosse così facile per le vere trans, caro mio.
              La travestita che nomini è una delle tante varianti del fenomeno. Le tue conclusioni poi, su perversioni e motivi che portano a farlo, sono qui totalmente sballate, per non parlare del non porsi dubbi, non poter giocare con la propria identità con il senso-nonsenso delle divise, la loro transitorietà.

              1. Il tempo passa, mi ero dimenticato dell’accusa assurda di Nath.
                Attacco i gay? Li offendo? Ho parlato con schiettezza ma non credo che abbia mai espresso disprezzo.
                Chi ha detto che si stanchino di parlare con me?
                Addirittura non scrivi più sul tuo blog perchè disgustato, come posso avere tutti questi poteri su di te?
                Che capriccio curioso il tuo, non me lo aspetto da Nath.
                Stiamo facendo della dialettica, è un’agorà questa, dove i temi o i problemi si sviscerano perchè ci piace cercare e confrontarci; nessuna offesa.
                A meno che uno non si offenda perchè l’altro non è d’accordo con lui…
                Non essere d’accordo con una persona non significa attaccarla, per questo mi bannasti da facebook
                Eppoi, quante volte mi hai maltrattato ed io sono stato zitto, perchè ne avevi bisogno o forse perchè sperimentavi un modo virile e cretino di esprimerti, come fanno certi maschi per sembrare più machi, alla maniera delle checche, che esagerano in senso opposto.

                In risposta ad Antonio dirò che in un anno i riconoscimenti internazionali per i temi della genderqueer si sono moltiplicati, anche da parte dell’Europa. Ricordo l’assurda decisione di chiamare genitore 1 e genitore 2 la coppia, piuttosto che mamma e papà, per non offendere quelli che non si sentono nè l’uno, nè l’altro.
                Una stupidata gigantesca che i futuri eletti provvederanno a correggere.
                I giochi sono fatti, inutile discutere, la palla passa al tempo, sarà il futuro a decidere.

              2. Ah, su genitore1 e genitore2 sono d’accordo anch’io, è demenziale, non basterebbe dire i due padri e le due madri nei casi in essere?
                Oppure riguarda dei moduli e il rendere più neutra possibile la variabile da riempire? Insomma mi sembra un non problema.
                Non so anche se era passato un po’ di tempo mi è venuto da rispondere, forse però non avrei dovuto rivolgermi così come se rispondessi ad una cosa che hai detto ieri, ma con un approccio di carattere più generale sull’argomento.
                Sono d’accordo sulla verità, oggi si mascherano troppe cose, ma forse anche prima. Per quanto riguarda il travestimento, non so, per me il trucco è arte, i vestiti, lo sono aldilà del travestimento, tra le altre cose.
                E’ vero che non può piacere a tutti ci mancherebbe, mica una cosa se non piace a qualcuno, l’altro deve sentirsi delegittimato, se non quando questo accade davvero.
                Volevo solo dire che non sempre il travestimento si fa per i motivi che hai nominato, a volte sicuramene sì, ma non c’è nulla di male. A parte appunto se diventa ossessione e per dire, non si riesce ad aver sesso senza questo rituale. Al limite male per loro, ma non son fatti miei ;).

                1. enuncia pure anche le altre motivazioni di travestitismo.
                  per un confronto più ampio.

                  dire “genitori” e non padre/madre, include le persone gender non conforming e i genitori transgender

                2. Ciao nath, beh io l’ho detto. E l’hai condensato tu stesso qui, “non conformità di genere”.
                  Per qualcuno la nostra identità è talmente fragile che se si ha dei dubbi, della fantasia, meglio non approfondire, perchè non si sa mai (:.

            3. Ho rivisto qua e là il thread, ma non ce la faccio a rileggerlo tutto.
              A distanza di un anno questo blog mi ha cambiato.
              Non mi piace più il film “a qualcuno piace caldo” credo che il suo successo si basi sul desiderio latente degli uomini di travestirsi.
              Ci sono tantissimi film sul crossdressing (drag queen e tutte le combinazioni). Tootsie è un altro che mi viene in mente, come pure spettacoli di rivista, in TV ne hanno dati tanti.
              Ora cambio canale, non mi fanno più ridere e, a pensarci bene, non mi hanno mai fatto ridere, anzi, mi danno fastidio, non per via del sesso, ma per il mascheramento.
              Ho quasi un’ossessione per la ricerca della verità, e mi irrita tutto ciò che la maschera.

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