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Shitstorming delle attiviste gender critical: attacco a questo blog

Indice dei contenuti

Shitstorming, misgendering e deanaming delle attiviste gender critical

 

Progetto genderqueer (tornata online il 3 luglio) è stata oggetto di un pesante shit storming ad opera di persone gender critical e cyberbullismo verso i gestori.

Una pagina cresciuta in oltre un decennio, punto di riferimento per persone non binarie

Tanti anni fa, era il 2009, decisi di aprire un blog, e, insieme al blog, una pagina twitter ed una facebook.
Tanto avevo faticato a trovare materiale sulle identità non binarie, che non volevo che le altre persone questioning faticassero quanto me: da qui l’idea di aprire il primo blog sul tema, in lingua italiana.
E così, Progetto Genderqueer, prima profilo, poi trasformato in pagina nel 2011, divenne il mio luogo di “pensiero”: 12 anni di meme, vignette, status, note, video, gallerie degli eventi organizzati a cui PGQ aveva dato adesione, tutti i ricordi con Alessandro Rizzo, scomparso nel 2017, e che mi aveva affiancato come vicepresidente tanti anni, nella mia presidenza del circolo Milk Milano, che oggi porta il nome di Alessandro.
Tutto è andato bene per anni, e i lettori della pagina erano cresciuti fino ad arrivare a circa 10.000. Non era una di quelle pagine diventate virali all’improvviso, ma era il frutto del lavoro di 12 anni, di raccolta materiale, di cronaca della storia di un movimento: quello antibinario milanese.

 

Nascita del movimento Negazionista dell’identità di genere e il suo cyberbullismo alle pagine non binary

Nel 2016, però, in Italia, è nato il movimento “negazionista dell’identità di genere”, che si autodefinisce “Gender Critical”.
Questo movimento organizzato, che mette in prima linea le “facce pulite” di alcune femministe radicali, nasconde un sommerso di uomini reazionari, cattofem, sostenitori delle terapie riparative, sentinelle in piedi, fondamentalisti religiosi e “no gender”. Queste persone, come squadristi, attaccano chiunque dica verità scomode sulle fake news che divulgano.
In massa, segnalano le nostre pagine, magari cercando a ritroso qualcosa che è stata detta oltre 10 anni fa, una di quelle parole che la nostra comunità usa, che rivendichiamo, anche se un tempo erano offensive, e che dal 2015 non usiamo più, a causa del regolamento di facebook. Impiegano intere giornate a cercare quei testi nei nostri vecchi status, e poi segnalano in massa.
L’algoritmo di facebook agisce, ed in pochi minuti una storia ultradecennale viene cancellata, senza neanche un backup. 12 anni di storia spazzati via, da una segnalazione di un gruppo di fanatici organizzati.
Sono stati vili. Hanno visto che ero al lago, a festeggiare il mio secondo anniversario col mio compagno, quello che hanno insultato per anni con vignette che mettevano in dubbio che lui fosse gay. Hanno visto uno status in cui lo dichiaravo e, capendo che ero indifeso e senza computer, hanno agito in massa, segnalando a raffica la pagina e vecchi status.
E ora, Progetto genderqueer non c’è più. 12 anni di attivismo portati via da un colpo di spugna.

Il pensiero “peccaminoso” che ha causato la “punizione” della segnalazione in massa

Avevo osato dire troppo. Avevo osato dire che i terapeuti e le terapeute gender critical, che cercano di far sì che la persona transgender torni a presentarsi al mondo col genere assegnato alla nascita e col nome anagrafico sono la nuova “teoria riparativa” per le persone transgender e non binary.
E avevo osato dire che una persona transgender che si dichiara ad un medico dovrebbe segnalarlo in direzione, o all’albo, se il medico insistesse a misgenderarlo ed usare il deadnaming.

Attacchi in massa di attivisti/e Gender Critical, ovviamente presenti sul web in forma anonima

Nei giorni passati avevo subito attacchi di persone che un tempo gestivano pagine transfobiche come LGB Alliance Italy e Il diavolo veste terf. Erano venuti in massa a misgenderarmi e praticare deadnaming sulla mia pagina e li avevo bannati uno per uno.
Avevo raccolto l’ira di una presunta dottoressa gender critical, che però scrive sul web con un nome farlocco, che considerava “gravissimo” il mio pensiero, e metteva topic pubblici per spingere le masse all’odio verso la mia persona e la mia pagina. In tanti avevano detto che “me l’avrebbero fatta pagare”.

Credono di avermi messo a tacere, ma quando ci metti la faccia continui ad esistere anche senza una pagina

Ora, credono di avermi messo a tacere. Di certo non avere a disposizione la pagina per promuovere i miei eventi nelle varie pride week d’italia, non poter fare le dirette facebook che erano in programma, è un grosso handicap per me. Eppure io sono relatore quasi ogni giorno, da domani a fine giugno. Neanche il vaccino mi stroncherà :-D.
Collaboro con tantissime riviste online, alcune anche paganti, e la mia voce va dove la loro non è considerata autorevole ed interessante.
Di certo, loro, che si nascondono dietro a pagine anonime, che diventano virali nel loro gruppo di cyberbulli, quando una pagina chiude tornano a non essere nessuno, ma non capiscono che io, anche se indebolito dal loro atto di cyberbullismo, continuo ad esistere. Loro possono cancellare una testimonianza di 12 anni di attivismo, ma non possono cancellare i 12 anni di attivismo. Forse sarà difficile ritrovare 10.000 persone che mi seguivano, che condividevano i miei status, le mie vignette, e i miei pensieri. Forse molti di loro faranno fatica a trovarmi, all’inizio, ma poi arriveranno di nuovo a me, se condividono i valori che porto avanti con questa pagina.
Ho comprato a caro prezzo dei servizi anti hacking per questo blog, per difendermi da loro, ma spendere tutti questi soldi per un blog prima gratuito mi ha dato la possibilità di scoprire un sacco di strumenti del profilo business, tra cui l’accesso a database illimitati di foto, e non l’avrei mai fatto se non avessi dovuto tutelarmi dai loro vili hackeraggi.
Il vostro odio mi migliora, mi fortifica, mi rende più efficace, e voi fate la figura dei bulli che siete sempre stati, dietro alla maschera del femminismo radicale (che in buona parte vi ha rinnegato). Agite con gli strumenti delle destre estreme, e presto tutti se ne accorgeranno.
Potete fare chiudere tutti i miei spazi, dare fuoco al mio pc, ma non mi impedirete di dire quello che penso.

 

Aggiornamento: la pagina è tornata online il 3 luglio, grazie alle tantissime segnalazioni di amic* che chiedevano la riapertura.

 

Se desiderate seguirmi tramite altre piattaforme o pagine

Ovviamente chi vuole può seguirmi su twitter, su instagram, su youtube, o sulla pagina di riserva

 

 

E adesso…una documentazione che racconta tutto l’accaduto in ordine cronologico

 

Gruppi Gender Critical felici della chiusura

Misgendering

 

 

 

 

Deadnaming

 

 

Il successo che aveva avuto la pagina negli ultimi giorni

 

 

La comunicazione che ero fuori città senza computer a festeggiare un momento felice

 

Le improvvise segnalazioni a raffica

 

 

 

Le “sospette” segnalazioni di status del 2012 cercati col lanternino

 

 

 

 

Contestato anche un post recente, peccato che il commento chiedeva appunto se il meme fosse di cattivo gusto

 

 

La conferma della chiusura della pagina da parte dell’assistenza

 

ho insistito sperando che fosse un problema risolvibile ma ….

4 commenti su “Shitstorming delle attiviste gender critical: attacco a questo blog”

  1. Avevo iniziato a seguirti solo di recente, quello che ti hanno fatto é vile e fascista. Tutto il mio incoraggiamento

  2. Pingback: Chi di “Cancel Culture” ferisce… | A caccia di guai

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