Ancora prima degli importanti risultati di Milano e Bologna, che hanno visto Monica Romano e Porpora Marcasciano trionfare, avevo deciso di intervistare Giupino, conosciuto nel Collettivo Progetto Genderqueer alcuni mesi fa.
E ora…vediamo insieme come una persona non binaria si è vissut* la sua candidatura e vittoria.

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1 – Ciao Giupo. Dicci di te: studi, professione, passioni, sogni….

Ciao! Io sono Giupo, ho 31 anni e attualmente mi sto laureando in Psicologia criminologica e forense a Torino perchè il mio sogno è quello di lavorare nel campo della risocializzazione dei detenuti ed ex detenuti. Nel frattempo, dal 2019, sono consigliere comunale nella mia città e vicepresidente della commissione Welfare e pari opportunità.

2 – Come mai hai deciso di candidarti?

Dopo la proposta del Partito Democratico locale ho deciso di intraprendere questo percorso per rappresentare la comunità LGBTQIA+ affinchè l’amministrazione potesse essere totalmente inclusiva e proattiva per le istanze di questa minoranza.

Per farlo ho fatto coming out come persona trans dapprima con il mio gruppo e poi, durante la campagna elettorale, con tutte le persone che hanno partecipato agli eventi organizzati. Anche se questa è stata solo una formalità perchè io non ho mai nascosto ciò che sono ma era importante per me perchè rappresentava il primo passo dell’intero percorso politico e sociale.

3 – Come hai affrontato il problema del deadname sui manifesti e come “nome da votare”?

Fin dall’inizio ho messo in conto che non avrei potuto in alcun modo nascondere il mio deadname, perchè per legge è quello il nome che mi rappresenta. Quello che però ho potuto fare è stato far aggiungere il soprannome, attraverso la soluzione “detto”.

4 – “Detto”??? non “detta”? come ci siete riuscit*?

In realtà è stato piuttosto semplice, abbiamo scritto “detto” e nessuno ha sottolineato “l’errore”, quindi non si è mai posto il problema ed è dal primo giorno così.

5 – Cavalieri in consiglio comunale: raccontaci questa battaglia

Per un lungo anno ho dovuto sedere al mio posto con la targhetta identificativa con il mio deadname. Non è stato fatto per cattiveria, ne sono certo, più che altro per “ignoranza” nel senso buono del termine. I cavalieri vengono stampati dal personale del comune e nessuno aveva fatto presente la mia situazione, io compreso.

Quando poi l’abbiamo fatto notare è stato sostituito con i classici tempi della burocrazia.

6 – Subisci deadnaming e misgendering come consigliere?

All’inizio di ogni consiglio comunale viene effettuato l’appello dal segretario comunale, è capitato che quando è stato sostituito non sia stato avvisato e quindi abbia usato il mio deadname ma, anche stavolta, dopo aver chiarito la situazione ha iniziato ad usare il cognome o il soprannome.

Con gli altri consiglieri, anche quelli di minoranza, è capitato qualche volta ma ora non capita più. Tutti si riferiscono a me al maschile, riconosco di essere molto fortunato e aver trovato persone attente a questo.

7 – Secondo te come (e se) ha influito il tuo essere non binary nella tua elezione?

Credo che abbia influito in diversi modi. Principalmente perchè i cittadini hanno visto in me una persona che si è coraggiosamente messa in gioco, nella mia città nessuno prima aveva fatto un coming out di quella portata e nessuno si era candidato con l’intenzione di rappresentare la comunità LGBTQIA+, questo credo abbia fatto la differenza.

8 – Come può ispirare la comunity enby questa tua elezione?

Credo che possa essere un segnale che c’è posto per tutt* nelle amministrazioni. Non nego che bisogna comunque ingoiare qualche rospo e sicuramente non è facile.

Il mondo politico ed elettivo è ancora molto binario ma piano piano si può cambiare.

9 – Anche se si tratta di un ruolo amministrativo e non nazionale, hai nel tuo programma politiche antibinarie?

Il mio obiettivo è cercare di portare avanti la narrazione della comunità enby, cercando sempre di far presente quanto il mondo che ci circonda sia un mondo binario e che per questo, automaticamente, esclude un’intera comunità di persone. Cerco sempre di portare il mio punto di vista per lavorare insieme a tutta l’amministrazione nella creazione di una città più inclusiva.

Inoltre cerco di rappresentare l’intera comunità LGBTQIA+, abbiamo a giugno inaugurato la prima panchina arcobaleno e dovrebbero a breve partire dei progetti di informazione e sensibilizzazione su questi temi.

10 – Cosa consigli a chi vuole candidarsi ma ha il problema del deadname?

Purtroppo al momento è un problema ineliminabile, il mio consiglio è quello di armarsi di pazienza e di forza, saranno moltissime le volte in cui sarà necessario correggere le altre persone o fare coming out per spiegare perchè si utilizza un nome piuttosto che un altro.

Ma credo che il mondo della politica dovrà abituarsi in fretta, la rivoluzione è già iniziata.