Il Gender Border: Cinema d’autore e antibinario

Il Gender Border è un festival cinematografico che racconta gli orientamenti sessuali e le identità di genere con un taglio antibinario.
E’ alla sua seconda edizione, e quest’anno è stato ospitato, dal 21 al 24 ottobre, dal Franco Parenti e dal Cinemino, roccaforti del Cinema d’Autore.

North By Current: videocronaca della vita familiare di Angelo Madsen

Del calendario delle proiezioni, ho avuto modo di vedere il documentario (del 2021) dell’attivista transgender ftm Angelo Madsen Minax, che già seguivo da tempo.

Il film racconta la storia di una famiglia americana dagli occhi del regista, il figlio Angelo Madsen, che ritrae il contesto familiare nella sua drammaticità.

North-By-Current
Immagine tratta da https://www.heyuguys.com/north-by-current-interview/

Una tragica morte dovuta all’incuria e alle dipendenze

Il film inizia raccontando la tragica morte della piccola Kalla, figlia della sorella, una donna che ha avuto problemi di droga e che ha sposato un uomo violento e con problemi di dipendenze da sostanze.
La morte della bambina, avvenuta sotto la custodia del padre, che però in quel momento non era lucido, avviene, probabilmente, per un atto di incuria e non di violenza, e quindi, la prima parte del documentario descrive il dolore della famiglia, ma anche l’impellenza di far scagionare l’uomo.

Transfobia e bigottismo di una famiglia senza strumenti culturali

Nella seconda parte, la famiglia parla di un presunto “lutto” che ha preceduto la scomparsa di Kalla: il coming out di Angelo Madsen, vissuto così dalla famiglia, rigidamente legata alla comunità mormone e piena di pregiudizi, che con fatica prova a superare.
La sorella incolpa il temperamento maschile del fratello, quando era piccolo, come causa della sua tossicodipendenza. Il padre ribadisce quanto una persona è utile al pianeta se si riproduce, dichiarando disprezzo per chi non lo fa.

La vera malattia è l’eterosessualità, quando è “tossica”

Si percorre la storia della sorella Jesse ricorrendo a stralci di vecchi documentari della loro infanzia, e osservando momenti drammatici, come quando perde i denti a causa di un gesto violento del marito, che tuttavia decide di non lasciare.

E’ come se l’orrore della tragedia che ha colpito la coppia eterosessuale, eteronormativa e binaria, costituita da una donna fragile e piena di problemi (Jesse) e il marito (maschile tossico) passasse in secondo piano rispetto al “dramma” di avere “la figlia” trans (ebbene sì, Angelo Madsen, dopo tutti questi anni, viene ancora chiamato “figlia” dal padre, anche nel tentativo di difenderlo dai pregiudizi della chiesa mormone).

Disforia e riappacificazione

Il regista manifesta la sua sofferenza per non avere i genitali che desiderebbe avere, in un contesto sessista dove il maschile è rappresentato dalla forza e dal simbolismo fallico e viene sottolineata l’importanza della riproduzione. La stessa sorella, dopo la morte della bambina, fa tanti altri figli con lo stesso uomo.

Angelo Madsen, a fine documentario, dice due frasi molto forti. La prima è che per far andare via il dolore, se ne deve parlare. La seconda è che Kalla è nata tra tre potenti energie femminili: la madre, la nonna e “lui”, come ad intendere che vi è una riappacificazione col suo corpo di nascita.

Un artista emerso dal degrado.

Il documentario mostra uno scenario di degrado, povertà, più culturale che materiale, anche se Angelo Madsen se ne allontana diventando un regista ed un artista di successo.
I suoi lavori sono stati esposti nei musei e nei festival di tutto il mondo come il Museum of Contemporary Art di Chicago e l’European Media Art Festival.
Se posso muovere una critica, è il fatto che non emerge il successo di Angelo Madsen, tornato nella famiglia di origine per via del lutto, ma che, staccandosene, ha realizzato le sue ambizioni.
Ahimè, spesso, l’identità di genere viene rappresentata da queste storie di disagio e degrado, raffigurando persone poco scolarizzate e che riescono a sopportare gli orrori (violenza ed eterosessismo) se collocati in un contesto eterosessista e, quindi, “di normalità”, ma non accettano l’autodeterminazione di genere.

Successful story vs degrado nelle storie transgender

 

Sicuramente, Netflix racconta storie diverse, vincenti, ma è giusto tenere presente che non esiste solo la borghesia, e le storie delle persone transgender diventeranno vincenti solo quando sarà la società a rendere il mondo più accogliente per le persone transgender e non binarie, concedendo loro, anche nei contesti di degrado, una scolarizzazione e quindi una formazione, un’integrazione nel mondo del lavoro, ed un’emancipazione dalla famiglia d’origine.

Una perla in città: il Cinemino

Tra le pellicole spicca anche il film sull’identità di genere non binaria denominato Always Amber.
L’esperienza mi ha permesso di conoscere la realtà del Cinemino, già nota di fama a me, e conto di poter tornare per altre rassegne su temi di identità di genere e di attivismo per i diritti civili in generale.