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La mentalità cattolica ci ha spinto a legare il sesso alla procreazione.
Ciò fa si che si vedano di cattivo occhio tutte le coppie (anche etero) che non finalizzino la loro unione al figliare, e addirittura anche una delle cause di allontanamento del coniuge è legata a questa mancata volontà.
Ma vi è un meccanismo inverso, che prevede che sia la “sessualità” (il “naturale tentativo”) a dare la genitorialità a una coppia o a una “femmina“.

Anche l’adozione , tecnicamente estesa anche ai “fertili”, prevede un “filtro” severo dei richiedenti che non hanno problemi di sterilità.
Ho sentito di una donna che “non se la sentiva” di compiere la gravidanza, ma alla fine è stata “instradata” da un counselor verso la gioia di partorire e portare il bimbo in grembo.
(In realtà vogliono scartare i filantropi e i salvatori del mondo che vogliono adottare per pietismo e non per altro).

Lo stesso per quanto riguarda la fecondazione assistita, che prevede “un anno di tentativi naturali” (non si sa bene dimostrabili come).
Anche io, come transgender, se volessi adottare usando la “carta che canta” (i miei documenti al femminile, sposato con una persona coi documenti al maschile), sarei sottoposto a un colloquio binario atto a dimostrare che sarei una buona madre (e non un buono genitore), come già successo ad amiche crossdresser, inscatolate nel ruolo di uomo etero, per poter accedere all’adozione.

Io, personalmente, preferirò comunque un’adozione di un neonato o una genitorialità tramite GPA, per evitare che arrivi un bambino grande già “inquinato” dal binarismo e che desideri una mamma, quindi che mi rifiuti come genitore o ci rifiuti come coppia di genitori.

Quindi il binomio sesso/genitorialità continua ad opprimere minoranze, e non si riesce a far capire che questo binomio di natura abramitica non dovrebbe influenzare le leggi di uno stato laico.

Spero nel confronto con persone transgender e asessuali.
A presto!

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