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Questa negazione chiamata “genere”

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Un tempo non esistevano gli “etero”.
Era la condizione ovvia, come è “ovvio” che abbiamo due braccia e due gambe.
Poi sono “arrivati” i gay e qualcuno ha deciso di auto-denominarsi “normale” per de-limitarsi da loro.
Oggi gli etero stessi hanno imparato questa parolina: etero.
In fondo i maghi hanno inventato “babbani” per definire noi che non lo siamo!
Poi è nata la parola cisgender, molto poco conosciuta, ma etimologicamente semplice
(come trans-alpino e cis-alpino…aldilà e aldiquà).
Ma chi la usa? una cricca di trans colti. E’ una parola che, di fatto , non esiste.

A “non esistere” è anche l’identità di genere, perché se quasi tutte le persone
hanno una coincidenza tra sesso biologico e una determinata identità di genere, se 
la coincidenza è totale, il genere non emerge, non esiste.
E così il grande mondo fuori dal transgenderismo riflette solo e soltanto sul ruolo di genere, e teorizza, tanto, troppo, tra foucoltiani, esistenzialisti, materialisti, decostruttivisti, poststrutturalisti e molto altro, di cui non mi vergogno di non sapere nulla, perché il percorso transgender è esperienziale, e si basa su pochi termini: oltre a identità di genere/orientamento sessuale/ruolo, che viaggiano paralleli come in una matrice con infinite combinazioni, abbiamo la dicotomia cis/trans e quella binario/non binario.
Tutto qua: il linguaggio dell’elaborazione trans non ha bisogno di altro.

Poi vengo a sapere che Opus Dei, quelli delle terapie riparative e compagnia cantante hanno riunito in un gran calderone tutte le teorie che non identificano uomo/maschio/etero/maschile e donna/femmina/etero/femminile
e le hanno chiamate “teorie gender“, usando termini che tra l’altro valicano il lessico tecnico di questi studi, che essi abbiano matrice femminista , queer oppure di “lignaggio transgender.

Ad ogni modo, è davvero scandaloso che il programma UNAR sia stato censurato da quattro genitori bigotti che hanno starnazzato.
Il contenuto di questi programmi “de-generati“? Semplicemente che nei problemini non si scrivesse che mamma guadagna di meno e che fa lavori da donna. Ma ovviamente qualcuno pensa che, crollato il binarismo, diventino tutti gay, bisessuali e transgender.

Che tristezza, credo che di passi ne stiamo facendo davvero tanti. Indietro.

11 commenti su “Questa negazione chiamata “genere””

  1. Purtroppo mio buon amico non posso che condividere le tue conclusioni anche se credo che per il futuro ci sia una speranza. 😀

  2. in italia sarebbe un passo avanti se insegnassero che i lavori “da donnina” (qualunque cosa sin intenda) sono dignitosi quanto quelli da “ometto”

      1. Ci sono grossi passi in avanti, l’Europa ha abolito la denominazione dei genitori in maschio e femmina. Non so se anche sulle carte di identità.
        In futuro, per sapere a quale genere appartiene una persona, occorrerà chiederglielo, perchè anche l’aspetto esteriore può essere poco rivelatore e l’altro potrebbe offendersi se uno non lo capisce subito.
        Sull’autobus mi è capitato di dare il femminile (signora, si accomodi!) ad uno che solo quando si è voltato mi è apparso maschio.
        Sono finiti i tempi quando capivi subito il genere di una persona, soltanto dall’aspetto.
        Se proprio non ti serve comunicare, meglio lasciar perdere.

      2. Più che altro in casi come questi ci sarebbe da vedere il genere non come un fattore così religioso e sensibile. Se una persona, per tante buone ragioni, vuole rinunciare a segni di evidente riconoscibilità del proprio genere, in base al contesto culturale o anche a qualsiasi altro criterio meno immediato e superficiale, dovrebbe accettare che una persona, non conoscendolo, gli/le dia il genere che le viene meglio e correggere la persona con la massima gentilezza possibile.
        In effetti se un uomo rifiuta e camuffa completamente i tratti salienti, culturali (vestiti, lunghezza capelli) e non (barba più o meno lunga, per esempio), volutamente in qualcosa di androgino o simile al sesso opposto, se anche volesse semplicemente riproporre un’immagine maschile o femminile comunque cisgender, ma che condivida determinati ornamenti come trucco, borse, spalle scoperte o determinate essenzialità come t shirt etc. che si trovano culturalmente nel sesso opposto rivendicandola come estetica comune ai due generi, almeno personalmente parlando, si suppone che la tale persona abbia l’apertura mentale di non offendersi se si sbaglia il suo genere, non attribuendo un tale onore ad esso od un ruolo rigido, o comunqe aspettandoselo.
        Diverso è quando qualcuno intenzionalmente, per mancanza di rispetto non vuole dare il maschile o il femminile al transgender, esprimendo una certa ostilità. Attenzione, però una dimenticanza o una mancanza di abitudine possono verificarsi e non sempre è mancanza di rispetto.
        Confesso, che so bene che Vladimiro Guadagno è una donna ed uso il femminile, ma essendo che non si è data alcun nome femminile ma solo un nome d’arte da avanspettacolo (da non leggersi in senso dispregiativo), la versione esotica ma sempre maschile del suo nome, senza vocale finale, come i russi, Vladimir e un cognome evocativo, Luxuria, ogni tanto mi scappa il maschile parlando di lei, mea culpa :D.

  3. I lavori sono stati divisi tra “uomo” e “donna” da uan società che imponeva il potere maschile alla donna. Un tempo il lavoro salariato era maschile mentre al donna doveva starsene a casa. Il fattoc he le donne oggi lavorino è un grande passo avanti per l’emancipazione. La divisione è solo culturale come del resto lo è tutto ciò che riguarda le caratteristiche di un genere o dell’altro. Cosa sia da uomo e cosa da donna è solo questione di cultura. E la cultura cambia col tempo.

    1. penso che noi tutti siamo un mix di natura, cultura e storia e che la cultura anzi le culture con tutte le loro varianti e cambiamenti fanno parte della natura umana esattamente come la biologia perchè senza cultura l’essere umano non esiste.
      comunque ci sono tanti modi di essere uomini e donne, più diffusi o meno diffusi statisticamente ma tutti legittimi e autentici

      1. Esatto, quello che mi da fastidio di un tradizionalista non è la sua idea, ma il suo normativismo, l’imporre questi ruoli e ridurre così le individualità dei due sessi a questi ruoli, imposti come unici “naturali”. Poi però ogni volta che c’era una spinta naturale che usciva fuori da quei binari…

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