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Riflessioni sull’attivismo transgender non med, non binary, pansessuale, bisessuale

riflessioni sulla militanza, sulla visibilità, sulle modalità di azione delle persone transessuali, transgender, non binary, di genere non binario, non-binary, genderqueer e queer e i loro rapporti con le realtà militanti per l’orientamento sessuale (gay, lesbiche, bisessuali).

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Transfobia delle persone LGBT

Se una persona portatrice di un percorso canonico, alla fine puo’ sentirsi una “pari” in una comunità di riferimento, cosa succede invece a chi è diverso anche li? E’ già complesso essere compresi come trans nelle associazioni composte prevalentemente da uomini e donne omosessuali, ma pensate a chi, anche tra trans, è portatore di un percorso o di un’identità non canonica.

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Essere attivisti ma anche emancipati sentimentalmente e professionalmente

In un precedente articolo parlo di come spesso gli attivisti LGBT, che lottano per l’emancipazione professionale e per quella sentimentale (ovvero per l’arrivo di normative che tutelino e legittimino questi aspetti della vita delle persone LGBT), poi sono quelli ad averne, sul piano personale, meno bisogno, in quanto sono un po’ dei monaci guerrieri, votati alla causa, e con vite professionali e sentimentali disastrate.
Perchè ciò avviene? e chi è dentro queste dinamiche è felice?

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Il velatismo nel mondo T e il fenomeno dei CyberTranny

“Velati” è una parola nata in ambito omosessuale maschile per descrivere coloro che, omosessuali, volevano socialmente apparire come eterosessuali.
Oggi “velato/a” si usa anche nel mondo dell’omosessualità femminile, della bisessualità (spesso rivolta a quei bisessuali che vogliono apparire etero nei loro giri etero e gay nei loro giri gay), di varie forme di transgenderismo “part time”, ma anche per chi nasconde una condizione personale, come il crossdressing, il praticare bdsm e altro.

LGBT cuori

“non è una scelta”. E cosi’ ci si “discolpa”…

Vedo nelle persone LGBT ed oppositori lo stesso approccio che si ha quando si indaga una malattia.
Chi se ne frega infondo se è innata o no?
Ci chiediamo se è innato o meno il nostro non gradire un cibo? o se , forzati a mangiarlo, potrebbe iniziare a piacerci?
No, non ce lo chiediamo, è superfluo