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Bullismo queer, ed esclusione di chi diverge dall’ “ortodossia” intersezionale

Un ambiente protetto “queer” a che prezzo? se hai dubbi sull’ortodossia di pensiero, rischi di essere esclus*. Sono spazi realmente Safe?

BULLISMO-AL-FEMMINILE

Studiando i contenuti per il “percorso docenti”, mi sono imbattuto nei concetti, o almeno nei concetti riportati dall’autore del libro, di “bullismo maschile” e “bullismo femminile“, in ragazzi di età compresa tra le medie e le superiori.

Il bullismo maschile sarebbe molto più legato alla violenza fisica o verbale diretta verso la persona, mentre il bullismo operato da “bulle” (bullismo indiretto) verterebbe sull’isolare la persona, parlarle alle spalle, farla sentire esclusa.

Il mondo queer, composto, come si sa, non solo da donne (biologiche e non) ma anche da uomini (ma uomini che hanno messo in discussione il modello maschile “alfa”), opera molto spesso il bullismo considerato “femminile”.

Tante volte, una persona “dissidente” rispetto alla “dottrina” queer, che matura un’idea diversa su uno o più punti di vista, viene subito escluso.
Spesso l’esclusione assume modalità psicologicamente stressanti: la persona viene eliminata sui social da persone senza alcuna spiegazione, o seguono silenzi (o blocchi) alla richiesta di spiegazioni, o alcune persone, in “branco”, diventano improvvisamente ostili alla persona “che sta per essere epurata” dal gruppo.
E poi ci sono gli screenshot che girano, gli status che deridono senza nominare, le montagne di like a topic contro di te, di persone che fino a ieri ti erano amiche, le pagine facebook aperte per percularti

Bullismo queer, ed esclusione di chi diverge dall' ortodossia intersezionale

Spesso si tratta di persone, intendo le vittime di questo atteggiamento, appena fuoriuscite dalla comunità d’origine, la cosiddetta “comitiva etero”, che non ha accettato il loro coming out, o l’ha recepito come ridicolo (spesso accade a persone pansessuali, asessuali, transgender non med, non binary, ma non solo a loro), e che si sentono per la seconda volta, magari a stretto giro, di nuovo rifiutate.
La paura di essere espulse, magari avendo osservato l’espulsione di qualche altro “dissidente” all’ortodossia queer/intersezionale, spinge molti a tacere sui punti in cui non si è d’accordo, per non essere vittima di un nuovo trauma, una nuova esclusione non adeguatamente motivata, e quindi la dottrina si radicalizza ancora di più.

E’ fisiologico non aderire completamente a una “dottrina”, religiosa o ideologica che sia, ma penso che alcuni gruppi, che raccolgono persone “espulse” da contesti eteronormativi, che finiscono per abbracciare teorie e visioni radicalmente opposte, punendo chiunque ne metta in discussione, anche solo parzialmente, la validità.

A volte ciò avviene anche nei contesti di “poliamore tribal“, in cui un partner, in contrasto con uno dei partner, viene infine “espulso” dal gruppo, in quanto tutti, o quasi tutti, prendono le parti dell’altro, e quindi vive il trauma di essere “lasciato” da tutto il suo gruppo di riferimento.

Personalmente, a parte un triste episodio, a cavallo tra il 2016 e il 2017, periodo già difficile per me, in quanto era finita una relazione ed era morto uno dei miei migliori amici, ho risolto rifiutando totalmente le “comitive”, e preferendo amicizie singole, rapporti “uno ad uno”, che mi danno maggiore equilibrio, e mi salvano dal rischio di dover fingere di aderire ad una “teologia” per non pagare con l’epurazione.

Il mondo queer (e il femminismo intersezionale), comunque, dovrebbe riflettere sulle sue dinamiche, e ragionare su una possibile crescita, e sulla safety dei suoi spazi protetti.

Bullismo queer, ed esclusione di chi diverge dall' ortodossia intersezionale 2

2 commenti su “Bullismo queer, ed esclusione di chi diverge dall’ “ortodossia” intersezionale”

  1. Ciao,
    non credo di avere capito in che modo il femminismo intersezionale e gli ambienti queer siano discriminanti ed escludenti dal tuo punto di vista.
    Premesso che riconosco alcune dinamiche, le riporto tuttavia più a un’incapacità umana che diventa collettiva. Credo che il problema non stia nel movimento in sé quanto nell’adesione acritica a esso. Ci si affida a certe filosofie, certi movimenti e correnti di pensiero come alle religioni e, proprio come per queste ultime, valgono i dogmi, quando invece la differenza tra una religione e un movimento filosofico-politico dovrebbe consistere nel saperlo mettere in discussione, senza necessariamente abbandonarlo.
    Ecco, io vedo che, forse complici gli strumenti usati per il confronto (social media su tutti), ci sia una dicotomia e banalizzazione del confronto con conseguente (o è all’origine? Chissà…) dogmatismo.

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