Oggi diamo la parola a Michele Formisano, attivista trans, fondatore di T genus, e uno dei principali punti di riferimento in Puglia su temi trans e temi di MTS
Chi è Miki? Anni, provenienza, passioni, sogni, paure…
Ciao, sono Miki, ho 53 anni,sono nato e vivo a Taranto, città in transizione che presto sboccerà in tutta la sua bellezza.
Miki o Michele? C’è una precisa intenzione nell’usare Miki o è un vezzeggiativo? 😀
Sono Miki per gli amici, ed è un nomignolo che, più che come un vezzeggiativo, ho usato per renderlo neutro ed eludere cosi la A finale di Michela. Oggi mi sta benissimo Michele, ma ormai Miki è riconosciutissimo ed accostato alla mia persona.
Quando hai capito di essere un ragazzo? Come hai vissuto questa consapevolezza?
Ho capito subito di essere un ragazzo, gia dall età di5/6 anni, ma ci convivevo bene, non ero consapevole della sessualità e del fatto che un giorno sarei cresciuta e non cresciuto. Poi, all età dell adolescenza, la consapevolezza che ero cresciuta e che non avevo nessuna via di scampo per far vivere Michele. Quindi ho vissuto malissimo tutto questo: il seno e tutto ciò che mi rendeva agli occhi della gente ciò che in realtà non ero non mi offriva via d uscita.
Quali sono le disavventure che hai affrontato anche a causa del non comprendere o non accettare la tua identità?
A causa di questo disagio, misto a dolore crescente, ho deciso di farla finita, ma ho optato il sistema sostanze (eroina): una morte lenta, dolce; una morte che ti fa sua anche quando respiri, perché vivi solo grazie al battito automatico del cuore, ma con cuore inteso come “sentimenti e amore verso te stesso” c è ben poco. Per anni e anni è durato questo percorso di autoditruzione legato alle sostanze che ovviamente mi hanno portato altri numerosi problemi legali e non solo.
Quali gli ostacoli e i contrattempi a portare avanti il percorso?
Fortunatamente gli unici ostacoli, più che a portare avanti il mio percorso di transizione, sono stati dovuti alle pochissime informazioni sulla modalità del percorso, a chi rivolgersi, quali centri vi fossero. Tra l’altro anche le poche associazioni presenti non riuscivano a raggiungere tutti come invece oggi grazie al potente mezzo del web…
Quali sono stati i primi punti di riferimento? Virtuali o reali?
Ho avuto info su questo gruppo ma subito dopo abbiamo deciso di incontrarci: giungemmo a Roma, come un gruppo di temerari assetati di informazioni, per noi vitali. Uno di loro aveva già finito il percorso, un altro portava il petto fasciato per nasconderlo, e mi passò questa fascia sudatissima: la indossai, mi guardai allo specchio e mi riconobbi, fu un momento che non dimenticherò mai.

Tu sei etero ma sei anche un uomo T. Facendo tesoro del loro passato, in cosa può essere migliore un uomo T nel rapporto con una donna?
Un uomo transgender potrebbe essere migliore, nei confronti di una donna, perché comprende la sua fisicità e la sua emotività, i vari punti G nella mente e nel corpo…fermo restando che non si voglia rivestire il ruolo di uomo alfa.
Come è nata l’idea del tuo gruppo fb?
L’idea del gruppo FB, a dire la verità, in origine non è stata la mia ma di un mio amico: mi chiese una mano, e da allora il gruppo è cresciuto molto. Non mi riferisco ad una crescita numerica (se fosse per quello saremmo arrivati a numeri inverosimili) ma ad una crescita culturale e interiore di ognuno di noi che ne fa parte. Sono molto orgoglioso di questo gruppo,dedico molto del mio tempo anche solo a leggere…ormai loro sono cosi’ in gamba tutti e tutte che intervengo poco.
Come è nata T Genus?
L associazione TGenus è nata dalla necessità di agire sul territorio in maniera concreta, cercando o meglio contribuendo a creare una rete innanzitutto tra persone T e poi con le istituzioni,famiglie e servizi sanitari.
Che servizi offre T Genus?
TGenus è una Onlus. Ci mettiamo tanto entusiasmo e tempo, e i servizi che offriamo sono legati innanzitutto all’ accoglienza e ascolto, e far sentire la persona NON sola è la nostra priorità- Indirizziamo le persone ai centri più adatti a loro, per questioni geografiche o altre, ovviamente il tutto ragionato e condiviso con la persona. Organizziamo convegni, tavole rotonde, eventi culturali, e ogni tipo di evento legato alla strategia del cambiamento culturale. Non ultimo TGenus “cerca” di sensibilizzare le istituzioni sanitarie e politiche per migliorare gli accessi ai percorsi clinici della persona in transizione, dalla presa in carico del percorso psicologico all’ultimo intervento chirurgico (la dove la persona voglia sottoporsi). Anche da punto di vista legale offriamo informazioni e indicazioni, affidando la persona a legali della loro zona geografica.
In che rete di altre realtà simili (LGBT) e non (politica, servizi, altro) è T genus?
Cerchiamo di essere presenti su tutto il territorio nazionale, ovviamente avvalendoci anche delle altre associazioni presenti sul territorio nazionale e ce ne sono di validissime.
Quali gli obiettivi?
Gli obbiettivi ovviamente sono legati a migliorare la qualità della vita della persona T e al cambiamento culturale.
Come far conoscere le nostre esperienze e realtà al di fuori? Quale il corretto approccio.
Le nostre esperienze e la nostra realtà possone essere conosciute al di fuori, mostrando semplicemente il lato umano della persona, eludendo il pensiero dell’ essere accostati al degrado e alla deviazione:ovviamente è necessario informare e sensibilizzare la gente a questa “nostra realtà”
Parlaci del tuo romanzo. “Resto” Umano.
Parlerei volentieri di RESTO UMANO, romanzo autobiografico scritto a quattro mani con la dott.ssa Anna Paola Lacatena. La vera penna è lei, io ci ho messo la storia della mia vita, una storia che parte dai banche della scuola elementare, fino ad arrivare ad oggi…ma bisogna leggerlo: da allora ad oggi c è una vita raccontata nei dettagli, senza filtri, includendo una varietà di argomenti che hanno fatto parte della mia vita.
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Hai a cuore anche il tema della salute e delle MTS. Il tuo impegno in questo settore cosa comporta? quanto è importante la prevenzione e l’informazione?
Ho a cuore la salute delle persone perché so quanto è importante la prevenzione, nel caso specifico dalle MST: la salute è un bene prezioso, e informarsi sulle modalità di trasmissione, e quindi su come evitare contagi, può in alcuni casi salvarvi la vita. Il sesso è meraviglioso ma bisogna farlo anche con la testa.
Internet è un buon primo aiuto per una persona che sta capendo di essere T, ma quando è importante il contatto reale?
Internet è un ottimo mezzo per carpire informazioni, ma bisogna saperlo usare bene e sopratutto non prendere per buone tutte le info che ci sono: oltre il web credo sia essenziale il confronto reale, e i rapporti umani dovrebbero essere sempre privilegiati.
Perché tra ragazzi T ci si discrimina? Ftm etero vs gay, percorsi diversi med o non med, identità nette o identità fluide…e invece di dialogare si litiga. Perché? Ognuno di noi non potrebbe solo portare la sua storia?
Oggi si litiga tra ftm etero, ftm gay, genderfluid ecc…perché la cultura è ancora troppo radicata al binarismo. Il cambiamento deve nascere da noi, ma proprio “nel nostro mondo” c’ è ancora troppa ignoranza. In fondo siamo tutti persone, lo diciamo fuori ma dovremmo prima dircelo tra noi…
PERSONE!!!
Il web è pieno di sedicenti attivisti che si nascondono dietro cognomi e foto false. Putroppo nella nostra epoca è difficile distinguere i veri punti di riferimento da questi “leoni da tastiera”: un giovane T come deve muoversi in questa baraonda?
I leoni da tastiera sono pericolosissimi: si spacciano per attivisti e spesso danno informazioni davvero disastrose per la persona. Purtroppo è difficile fermarli, e per questo ci vogliono dei punti di riferimento ben visibili, punti di riferimento referenziati dove le informazioni vengono filtrate e sopratutto alcune informazioni non si dispensano generalizzando, ma vanno dispensate da persona a persona.
Che ne pensi dei concorsi per mister T?
Dovrebbero essere più ironici? O proporre nuovi modelli di maschile?
Il concorso Mister T è stata un ottima idea per dare visibilità,credo che crescendo questo concorso offrirà una varietà di tipologie maschili, come mi pare sia stato fatto nelle precedenti due edizioni, e si amplierà sicuramente.
Torniamo a noi: gli ftm a fine percorso non hanno più problemi di “passing”, ma ce ne sono altri: i documenti, le persone che prima di conoscevano al femminile, il rapporto col passato. Parlaci, se ti va, della tua esperienza.
Nel mio percorso il passing è stato quasi immediato: il problema è nato con i documenti, documenti al femminile e fisicità marcatamente maschile. E’ stato brutto dover spiegare volta per volta tutta la storia. So che oggi rilasciano un documento che comunque mette la tua vita e la tua privacy alla mercè, ma al momento è inevitabile, almeno fino a quando questa situazione verrà serenamente riconosciuta senza preconcetti.
Gli amici si sono abituati a darmi del maschile, certo all’inizio non è stato facile, ma solo per una questione di abitudine.
Ftm e donne: c’è ancora binarismo o le donne “non lesbiche” si approcciano senza paura a noi ftm?
Credo che la maggior parte delle donne etero si relazionino serenamente con noi ftm. Penso che siamo noi molto disforici verso la nostra sessualità biologica. Certo ci sono donne che cercano necessariamente il pene,ma non è assolutamente la prassi anzi…
Binarismo: quanto è il rischio per noi ftm di incappare alla fine noi stessi nel machismo? Non dovremmo forse, memori dell’esperienza passata, lottare contro gli stereotipi?
Capita di sovente che noi stessi restiamo intrappolati nello stereotipo di uomo macho: mi ritrovo spesso a osservare foto di ragazzi ftm nel gruppo, quando, sopratutto, mettono la foto prima e dopo, vedi la foto del prima con espressione spontanea e sorridente, la foto del dopo con espressione accigliata e sguardo da duro. Sorrido, ma penso che sia davvero sbagliato: è come voler a tutti costi rivestire un ruolo che TU ti sei imposto, plagiato da una società legata allo stereotipo, mentre è ora di liberarci di tutte le etichette e gli stereotipi costruiti negli anni!
Famiglia e coming out: ti va di raccontarci come hai gestito il coming out e come consigli di gestirlo ai giovani ftm?
Mia madre e la mia famiglia mi ha sempre vissuto come un maschiaccio: quando ho detto loro che volevo affrontare il percorso di transizione l’unica preoccupazione era legata agli interventi chirurgici, ma poi mi hanno visto sempre più felice e libero e si sono sempre più convinti che avevo ragione, e che avrei dovuto farlo prima. Ai giovani consiglio sempre di essere se stessi e di lottare per quello che sono, parlarne gradualmente con la famiglia. Poi ci possono stare famiglie conservatrici: sopratutto a questi ragazzi dico di pazientare, di studiare e, parellelament,e di rivolgersi alle associazioni di volontariato, che sapranno dare loro il giusto supporto.
FTM e sanità: siamo davvero tutelati? Quali le regioni e le realtà messe meglio? cosa puo’ fare l’attivismo?
La sanità non ci tutela moltissimo. Certo stiamo meglio di altri Paesi, ma tanto c’è da fare: da regione a regione cambiano un po di cose, più che altro legato alla distribuzione degli ormoni, come liste di attesa, presa in carico, e liste di attesa per interventi, stiamo messi non benissimo ovunque. Non c’è uno storico e anamnesi sull’assunzione delle terapie ormonali, non c è nulla al momento legato alla medicina di genere, ma proprio da un paio di mesi l’ISS e l AIFA, dietro suggerimenti e “pressioni” di attivisti transgender, hanno istituito un tavolo di lavoro per creare una piattaforma dedicata ad affrontare le criticità del mondo transgender legate alla salute. Quindi, attivisti e associazioni devono continuare a sollecitare ,e sensibilizzare le istituzioni.
“Certo ci sono donne che cercano necessariamente il pene,ma non è assolutamente la prassi anzi…”
specifichiamo anche che le preferenze sessuali sono tutte legittime quindi se una donna etero rifiuta sessualmente un uomo trans perchè “le piacciono gli uomini col pene” non è lecito definirla transfobica o binarista, è semplicemente una che ha i suoi gusti legittimi e genuini, ciascuno di noi ha i suoi (altrimenti tutti gay dovrebbero essere definiti discriminanti perchè non vogliono fare sesso con quelli del sesso opposto e gli etero sarebbero discriminanti perchè non vogliono fare sesso con persone dello stesso sesso e genere). Essere transfobici vuol dire negare alle persone trans dei diritti fondamentali, e il sesso è una cosa piacevole, bella, importante ma non è un diritto fondamentale nè per i cis nè per i trans, non lo è per nessuno: se la persona che ti attizza non vuole are sesso con te non ti sta negando nessun diritto, lo dei accettare. Se diciamo che l’atto sessuale è un diritto stiamo dicendo che qualcun’altro ha il dovere di trovarci sessualmente attraenti e questo non può essere: o succede o non succede, e se non succede chi è stato rifiutato sessualmente da quell’uomo o da quella donna (perchè ha il pene, perchè non lo ha o perchè è troppo grasso, troppo magro o per qualunque altro motivo) non sta subendo nessuna discriminazione, i rifiuti capitano, fanno male ma vanno digeriti.
Quanto al machismo: un uomo trans può fare le facce che vuole sulle foto del prima o dopo, sempre uomo è. Siamo persone, e siamo uomini, donne cis e trans con tutte le nostre specificità
“Un uomo transgender potrebbe essere migliore, nei confronti di una donna, perché comprende la sua fisicità e la sua emotività,”
sulla fisicità concordo con lui, ma sull’emotività? Maschi e femmine hanno forse una emotività diversa? E come? E perchè un uomo T se la sua identità di genere è maschile, se la sua interiorità è maschile (a dispetto del suo sesso biologico) dovrebbe capirla meglio di un uomo cis?