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Il binarismo nell’estetica del matrimonio etero

Lavoro in un ufficio dove tutti e tutte sono in “età da marito/moglie”, e in contemporanea assisto a vari preparativi di matrimoni, anche di più colleghi e colleghe, contemporaneamente.
Per essere precisi, più o meno mentre alcuni sono in viaggio di nozze, già altri sono in ballo con addii al celibato e al nubilato, e, grazie al grande affiatamento esistente e comunione di interessi e hobbyes (calcio, aperitivi, balli latinoamericani, discoteca…), spesso gli invitati agli “addii al” e al matrimonio stesso, valletti, vallette, testimoni, sono gli stessi colleghi e colleghe.

Sento talmente tanto parlare di matrimoni che alla fine finisco anche io in questi siti.
MatrimonioAnticonvenzionale.it, matrimonioAlternativo.net, etc etc (non ricordo il nome preciso).
Balza all’occhio che questi siti di alternativo non propongono nulla.
Il vestito di lei, sempre molto più caro di quello di lui, cambia al massimo solo di colore. Come confermano i chiacchiericci preparativi dei miei colleghi e colleghe, il matrimonio assume lo stile di lui. Se lui è appassionato di Harley, ci sarà un arrivo in chiesa con le Harley, se lui è metallaro, suonerà la rockband al banchetto, e magari lei sarà gothichella, ma sempre in lungo abito largo e fino ai piedi, capelli rigorosamente lunghi e addobbati tipo albero di natale, al massimo il delcoltè sarà decorato di truculenti tatuaggi.
Anche cercando tra le parole chiave matrimoni laici, buddhisti, in comune, matrimoni veg, etc etc, vengono fuori sempre le stesse immagini binarie, di vestiti rigorosamente di eleganza maschile (al massimo il marito coi capelli un po’ lunghi, ma non troppo), e vestiti di lei classicamente bianchi o al massimo “panna“, adornati di fiori, con capelli mai troppo corti.
Le uniche proposte che rompono gli stereotipi di genere, sono quelle riguardanti le spose lesbiche, e in particolare “una delle due”, per riproporre comunque un modello binario dove una delle due “fa la maschia”.
Ad ogni modo non c’è proprio alcuna proposta di abito da matrimonio per una donna che non sia spiccatamente legata agli stereotipi binari femminili. Solo le lesbiche, ah , pardon, una delle due, puo’ fare una piu’ o meno leggera trasgressione di genere. La donna etero deve per forza essere un tripudio di femminilità, non esistono altri modelli proposti dal mercato, e le bambine non vengono abituate, fin da piccole, se non a questo immaginario.

E cosi’ le mie colleghe, ma ancor prima le mie cugine, percorrono la strada stereotipata e “iniziatica” del dimagrimento dukan, della scelta dell’abito, della lunga maratona per far crescere i capelli (anche chi li portava corti), per poi tornare molto piu’ “butch” dopo il viaggio di nozze (grassa e coi capelli di nuovo corti o comunque, “pratici”).

L’addio al nubilato ha preparazioni tristemente binarie di vallette, reginette, damigelle in frenchising con vestiti e fiori in testa tutti uguali, e cosi’ l’addio al celibato rappresenta il piu vile machismo, con oggetti tipo vagine finte, bambole gonfiabili, spogliarelliste, pornostar e mignotte, tutto nel più bieco binarismo atto a dire che il povero pirla è un fesso, che lei lo terrà per le palle, etc etc.
Al banchetto non si può fare torto alla pro-pro-pro-zia e non invitarla, quindi le liste non finiscono mai, e la lista nozze viene “dirottata” in un negozio di casalinghi che servirà a fornire lei di tutti gli strumenti per tenere la casa pulita e ordinata mentre lui invece deve dedicarsi alla sua professione (con la differenza che ovviamente anche lei lavora, ma deve prendersi cura lei della casa, perché è un ruolo innato avendo lei la vagina…)

Infine, molto più modeste le coppie che si sposano in  comune, spesso già conviventi con figli, che si sposano solo per i diritti, spesso presi in giro dai “normali” per gli abiti sobri e il poco sfarzo. Queste coppie vengono viste un po’ con compassione, come se dovessero fare il “matrimonio riparatore“, e quindi non meritassero chissà quale sfarzo.
Di contro, giovani coppie atee ed agnostiche amano rinunciare anche alla ritualità, e si mettono in fila come polli in batteria al comune, come se dovessero pagare la “colpa” di non essere credenti e quindi dover avere per forza un matrimonio austero e sbrigativo.

Pare che il matrimonio in se, ovviamente inteso come cattolico e non come civile, sia un trionfo stesso del binarismo, della celebrazione del matrimonio tra diversi e complementari, e che questa diversità non tanto tra due persone, ma tra “il maschio” e “la femmina” sia celebrata e ostentata sotto tutte le forme, estetiche e comportamentali.

Non giudico chi sceglie un’espressione binaria per le sue nozze, portando avanti cio’ che da sempre ha conosciuto come “normale “(gli stereotipi di genere), ma mi disturba che non ci siano alternative, neanche commercialmente, per chi vorrebbe esprimere se stesso e la sua diversità (anche si trattasse di uomini e donne etero) anche nel “momento piu felice della propria vita”, ma si vede a dover ripiegare (per pressioni esterne e per l’offerta commerciale disponibile) su stilemi manieristi e binari.

(KIKA) - DEVON - Neil Vaughan e Sharon Wetherell, una coppia inglese appassionata di fumetti, si e' sposata a Devon prendendo le distanze dal matrimonio tradizionale. Infatti sia gli sposi sia gli invitati si sono presentati alla cerimonia indossando i costumi dei loro supereroi preferiti. Neil Vaughan ha scelto di diventare Batman e Sharon Wetherell Wonder Woman, tra gli invitati si sono potuti riconoscere Iron Man, Hulk, Robin, Joker, Superman Poison Ivy, Lara Croft, Joker e Bananaman. Adam Gerrard/SS©kikapres.com

(KIKA) – DEVON – Neil Vaughan e Sharon Wetherell, una coppia inglese appassionata di fumetti, si e’ sposata a Devon prendendo le distanze dal matrimonio tradizionale. Infatti sia gli sposi sia gli invitati si sono presentati alla cerimonia indossando i costumi dei loro supereroi preferiti. Neil Vaughan ha scelto di diventare Batman e Sharon Wetherell Wonder Woman, tra gli invitati si sono potuti riconoscere Iron Man, Hulk, Robin, Joker, Superman Poison Ivy, Lara Croft, Joker e Bananaman.
Adam Gerrard/SS©kikapres.com

39 commenti su “Il binarismo nell’estetica del matrimonio etero”

  1. ti ripeto che ciò che è “tradizionale” (o “binario” come dici tu o che comunque a che fare con le differenze tra maschi e femmine differenze che esistono ma sono molteplici, non rigide, che non sono gerarchiche e che uomini e donne devono poter vivere nei modi che vogliono, statisticamente frequenti o no ) non è per forza “brutto-cattivo-imposto-oppressivo”. In breve se i tuoi colleghi preparano il loro matrimonio in un modo che A TE sembra “non abbastanza alternativo” questo non fa di loro dei poveretti schiavi delle convenzioni loro imposte. non è una schiava la donna che veste con eleganza “femminile” e non è uno schiavo l’uomo che si sposa in smoking. E il fatto che le loro scelte siano scelte statisticamente maggioritarie non le rende meno libere e vere, se lei vuol farsi crescere i capelli lo faccia (anche se ormai i capelli corti nelle donne sono diffusi senza alcun problema)
    E venendo ai matrimoni alternativi tu certo preferiresti un matrimonio in cui lo sposo appassionato di fumetti si veste da Wonder Woman e la sposa appassionata di fumetti da Batman, ed è legittimo, ma se lo sposo sceglie un super-eroe e la sposa una super-eroina questo non fa di loro due “binaristi non liberi”, sono due persone che si sposano in un modo stravagante ma è il modo in cui hanno voluto

    (comunque forse non sei aggiornato: anche in italia pian piano stanno arrivando gli abiti curvy e plus-size con tanto di reality di real time sulle spose plus-size quindi non è più obbligo dimagrire)

    1. non hai letto bene. se è l ‘unica proposta del mercato, e se solo a quello si viene abituati/e fin da piccoli, è un problema. indipendentemente se sia brutto o meno in sè.

      1. se un uomo ha un forte desiderio di vestirsi da wonder woman per le sue nozze sfida i giudizi altrui e lo fa, se preferisce vestirsi da Batman è perchè lo vuole non perchè è “condizionato”.
        Se io oggi porto i capelli corti non è semplicemente perchè da piccolo i hanno condizionato così, se oggi volessi farmi crescere una lunga chioma lo farei. lo stesso vale per le donne coi capelli lunghi che sono autentiche come chiunque altro
        e quando vedo due donne lesbiche vestite da sposa con l’abito bianco, il velo ecc.. non penso “oddio sono omologate, oddio sono binarie” penso che sono felici, e lo penserei anche se fossero entrambe in giacca e cravatta o lo fosse solo una.
        insomma ribadisco cosa ho scritto

        1. Io ho capito benissimo da mesi e forse anni il tuo punto di vista, ma noi tutti agiamo per condizionamenti sociali. Se ne avessimo altri probabilmente andremmo in giro con tute spaziali o gonnellini di paglia. Nulla é realmente scelto. L unica differenza tra me e te é che io miro a un pacchetto di offerta pluralista fin dall infanzia.
          A quel punto i tuoi jeans sarebbero scelti davvero.

          1. I miei jeans sono scelti davvero non meno dei tuoi
            veramente se conosci il mio punto di vista dovresti sapere che io non ho nulla in contrario al fatto che una bambina possa giocare con le pistole giocattolo se lo vuole e che un bambino possa giocare con la cucinina e la barbie se lo vuole (e si può pure giocare con entrambi). Quei genitori che non permettono ai bambini (che lo vogliono) di giocare con giocattoli prevalentemente usati dalle bambine e viceversa sono paranoici e hanno una concezione troppo rigida delle identità di genere
            dico che la bambina che vuole giocare con la cucinina non ha per forza subito il lavaggio del cervello e non è destinata a diventare una casalinga sottomessa al marito nè un bambino che vuole giocare coi soldatini diventerà per questo un maschilista violento, quei bambini e quelle bambine sono loro stessi, esprimono la loro identità come la esprimono quei bambini e quelle bambine che hanno preferenze statisticamente meno frequent

              1. ciò che tu chiami “instradamenti infantili” sono inevitabili poichè hanno a che fare col potere che i genitori hanno sui figli di “decidere per loro” dato che fino a una certa età i bambini non sono in grado di fare alcuna scelta anche minima è ovvio che devono essere i genitori a farla per loro, questa autorità nei primi anni di vita è pressoche assoluta. L’unica “soluzione” che vedo sarebbe togliere i bambini ai genitori, farli crescere in strutture comunitarie auto-sufficienti dove degli adulti maschi e femmine vestiti tutti uguali si incaricherebbero di crescerli nel modo più “neutrale” possibile:quindi nomi il più possibile neutri per tutti i bambini e le bambine, stessi giocattoli, stessi vestiti, stesse acconciature questo fino a quando i pargoli non saranno in grado di esprimere autonomamente le loro preferenze oppure fino all’adolescenza. Ma non solo sarebbe un “instradamento infantile” anche questo ma sarebbe anche una situazione orwelliana assolutamente non auspicabile, inaccettabile eticamente e creerebbe più problemi di quanti non ne risolva.
                Quindi non sono d’accordo nel vedere come un problema, come una cosa negativa il fatto che la maggioranza delle bambine vesta in un certo modo e la maggioranza dei bambini in un altro, non è sbagliato il fatto che la maggioranza delle bambine giochi con la barbie e la maggioranza dei bambini gochi coi gormiti purchè sia consentita una certa dose di flessibilità che consenta a quelle bambine che vogliono giocare coi gormiti di farlo e viceversa, insomma che siano garantiti i diritti di chi ha gusti statisticamente meno frequenti ma genuini e autentici quanto i gusti di chiunque altro
                Perciò confermo tutto ciò che ho scritto

              2. e hanno una concezione troppo rigida delle identità di genere o forse dei ruoli che è pure peggio, poichè non capiscono un dato molto semplice: una bambina che preferisce lo zaino di spiderman allo zaino di barbie sempre una bambina è quanto le altre solo con dei gusti diversi ma ugualmente autentici e legittimi, idem per il bambino

              3. insomma è se stessa la bambina con gonnellino e capelli lunghi sia se vuole giocare con la barbie sia se vuole giocare coi gormiti, ed è se stessa la bambina coi capelli più corti e i pantaloni sia se vuole giocare con la barbie sia se vuole giocare coi gormiti

                1. io credo che qui stiamo negando l’evidenza: ovvero che se un maschietto oggi si mette a giocare costantemente con le bambole e chiedere di essere vestito di rosa viene incoraggiato MOLTO MENO e quindi molti desistono.
                  Dire che i nostri comportamenti non siano influenzati da moda e tradizioni binarie è negare l’evidenza

                  1. non ho negato le difficoltà cui va incontro un bambino che mostra preferenze gusti ecc.. statisticamente meno frequenti (ma genuine e “sue” come quelle di ogni altro bambino, statisticamente frequenti o no che siano) perciò sono a favore della flessibilità e contro il family day di Adinolfi & Co. ma non cambia l’essenza del mio pensiero che è riassunto in questi commenti e in altri che ho lasciato, se pensi che io neghi la realtà non so che farci

                      1. a parte il fatto che non tutto ciò che deriva dalla nostra cultura è male o è oppressivo, e cultura e natura sono inseparabili nell’umano anche perchè senza cultura siamo morti), io sono stufo di dovermi ripetere ma lo farò: chi ha gusti statisticamente frequenti è libero/a e autentico/a come gli altri/e.
                        è se stessa la bambina con gonnellino e capelli lunghi sia se vuole giocare con la barbie sia se vuole giocare coi gormiti, ed è se stessa la bambina coi capelli più corti e i pantaloni sia se vuole giocare con la barbie sia se vuole giocare coi gormiti
                        è se stessa la donna che vuole sposarsi in chiesa e quella che non ne vuole sapere, quella che si trucca e quella che non si trucca eccetera

                          1. ma le persone cosiddette “normali” (inteso in senso puramente statistico, senza giudizi di valore che talora gli omofobi accompagnano a questo termine) sono autentiche quanto chi fa parte di una minoranza anche se non incontrano le stesse difficoltà

                      2. Ci vuole un gran coraggio per sposarsi o una totale incoscienza.

                        La biologia decide per noi, lo spermatozoo e la cellula uovo non hanno scelte da fare.
                        Il resto sono nostre manipolazioni.

                        1. ridurre ogni aspetto dell’essere umano è un errore come lo è ridurre tutto a costruzione socio-culturale. Sono due errori speculari
                          nella natura umana c’è la biologia e c’è la cultura con tutti i suoi cambiamenti nello spazio e nel tempo, ignorare una delle due non ha senso
                          natura e cultura sono intrecciate quando parliamo di essere umani

                        2. Il gene del matrimonio come si chiama? e quello dell’addio al celibato? e quello del divorzio, che gene è quello?

                      3. Questo post mostra un aspetto della natura di ciò che chiamiamo “mercato”: nel momento stesso in cui sembra sbandierare la “libertà di scelta” (fra prodotti da consumare), sta stabilendo gli standard a cui attenersi. 😉 P.S. Comunque, a questo punto, spero almeno che tu non debba fare i regali di nozze a tutti, Nathan… xD

                          1. Diciamo che, quando ci si ritrova in situazioni come quella descritta da Nathan, si comprende subito cosa si intenda per “consumismo” e “falsa libertà”. Del resto, per immettere sul mercato merci in grande quantità, è necessaria una standardizzazione delle medesime. E’ altresì importante sottolineare che le merci disponibili sono quelle veicolate dai canali che sono in grado di farsi pubblicità e di trovare più clienti: il che penalizza tanti deliziosi prodotti artigianali o negozi di piccole dimensioni a gestione familiare. Se, poi, ci si sposta sul mercato librario o discografico, il tasto si fa anche più dolente. E qui hai poco da dissuadermi, perché sono io stessa una scrittrice alla seconda pubblicazione. 😉

                            1. già “il piccolo negozietto schiacciato dalla Grande Multinazionale Cattiva”, “lo scrittore esordiente che non riesce a farsi pubblicare dai Colossi editoriali”..mah..

                          1. Insomma, come vuoi chiamarlo un sodalizio fra due GLBT, in generale, con figli (o senza) adottati o ottenuti con inseminazione eterologa?
                            Ci sono pure GLBT che vogliono sposarsi.
                            Siccome le possibilità nell’universo dei gender sono ampie, non c’è un modo univoco, “giusto”, di intendere la coppia.
                            Dobbiamo riferirci ai termini usati da giudici e legislatori (spesso anch’essi GLBT, entrati nella stanza dei bottoni, v. membri della Corte Suprema USA), i quali sono ben informati, a modo loro, sui temi in questione..
                            Lo stesso termine “gender” è comprensivo di chiunque non si riconosca nel binarismo e sia in fase di ricerca o acquisizione del suo modo di intendere la sessualità.
                            Quanto poi al concetto di educazione aperta alle più ampie possibilità di sviluppo della sessualità, come da te ricordato, di conflitti ce ne saranno al non finire, proprio perchè si parte da una pluralità di possibilità e di metodi educativi.
                            Si formeranno delle scuole, correnti, orientamenti, e ciascuno sceglierà il proprio.

                        1. “Lavoro in un ufficio dove tutti e tutte sono in “età da marito/moglie”, e in contemporanea assisto a vari preparativi di matrimoni, anche di più colleghi e colleghe contemporaneamente. Per essere precisi, più o meno mentre alcuni sono in viaggio di nozze, già altri sono in ballo con addii al celibato e al nubilato…”
                          Secondo le statistiche, invece, è vero il contrario, i matrimoni sono in forte calo e la durata media di un matrimonio decresce al disotto dei 15 anni (che, detto fra noi, mi sembra inverosimile per eccesso).
                          Ecco un articolo che spiega le ragioni del calo:
                          http://27esimaora.corriere.it/articolo/perche-il-matrimonio-fa-cosi-paura/
                          sul quale mi trovo d’accordo, c’è poca voglia di impegnarsi, specialmente quando risulta già difficile sopravvivere da soli. Non ci sono abbastanza soldi per fare famiglia, secondo i canoni occidentali, che prevedono per i figli un alto tenore di vita.
                          C’è la percezione di una crisi economica dalla quale non si esce, dove è difficile trovare le risorse per sposarsi ma, al tempo stesso, come riporta l’articolo, sono cambiati i valori, orientati ancor più sull’individualismo e sulla voglia di non prendere impegni, per non ritrovarsi poi nei guai.
                          Credo allora che Nath si trovi in un reparto particolare, di persone tra i 30 e i 40 anni, desiderose di concludere il progetto per una famiglia, come non succede, ad es. ai giovani fra i 20 e i 30, ancora in attesa di muovere i primi passi nella carriera lavorativa.
                          Per i consumi non è facile trovare prodotti genuini a km zero a prezzi accessibili. Nei piccoli centri di provincia sì, ma occorre accontentarsi di un aspetto non proprio perfetto degli alimenti.
                          Per dischi e libri si va verso la loro scomparsa, c’è troppo materiale gratuito in rete e poca voglia di dedicarvi tempo.
                          Una famiglia gender è ancora più complicata da gestire, perchè richiede un’educazione che non viene spontanea, molti “condizionamenti” sono tendenze naturali, risposte automatiche, noi stessi scegliamo comode abitudini.

                          1. giovanni, mettiamola così: la bambina che gioca a calcio è “naturale” (ma ho già detto più volte cosa penso della diatriba natura-cultura) come quella che fa danza o che fa entrambi, idem per il bambino

                            1. “”Le uniche proposte che rompono gli stereotipi di genere, sono quelle riguardanti le spose lesbiche, e in particolare “una delle due”, per riproporre comunque un modello binario dove una delle due “fa la maschia”.””
                              Non riesco a capire, Nath, questo accanimento sul binario anche quando è omosessuale.
                              Si tratta di una scelta di sessualità alternativa, in piena armonia gender.
                              Se uno o una, ha trovato la sua strada nell’omosessualità che segue un binarismo dove uno fa la parte di maschio e l’altro di femmina, non vedo cosa ci sia da opporre: è una scelta – diciamo legittima – ormai, in questo pazzo mondo.
                              A questo punto, Nath, la tua mi sembra una presa di posizione per essere “contro” a tutti i costi.
                              Non capisco, una coppia cosa dovrebbe essere, allora, per aver diritto ad esistere?
                              Due femmine che fanno entrambe la parte di femmina… contento?
                              O due maschi che fanno la parte di maschi?
                              E’ questa la normalità che tanto respingevi e che ora hai ritrovato in un nuovo “monismo”, spregevole almeno quanto il binarismo.
                              Qui usciamo pazzi, ci scommetto.
                              A Paolo dico ok, sviluppammo l’argomento negli anni scorsi e non è il caso di riprenderlo. Però, i figli, saranno sempre le donne a farli e quegli scarpini, almeno durante l’allattamento, dovranno lasciarli da parte, per una questione di buonsenso.
                              Di calciatori pazzi ne avremo sempre, le mamme assennate, invece, scarseggiano.
                              Perchè – e questa è legge di natura – per riuscire nell’allevamento occorrono comportamenti adeguati, sui quali non si discute. Tempi, norme igieniche, cure, affettuosità, nanna; senza le quali la sopravvivenza del piccolo viene meno.
                              Per l’educazione successiva c’è tempo.
                              Intanto anche la pubblicità suggerisce, per far stare più asciutto il piccolo o la piccola, un pannolino adeguato alla sua sessualità di partenza:
                              https://www.youtube.com/watch?v=R2R-6T-CB34
                              Ed ora tuoneranno i movimenti gender.

                              1. appunto cure e affettuosità possono darle le coppie dello stesso sesso come di quello opposto
                                (sulla surrogazione di maternità ho dei dubbi etici che prescindono dalla composizione della coppia richiedente)

                          2. Insomma, come vuoi chiamarlo un sodalizio fra due GLBT, in generale, con figli (o senza) adottati o ottenuti con inseminazione eterologa?
                            Ci sono pure GLBT che vogliono sposarsi.
                            Siccome le possibilità nell’universo dei gender sono ampie, non c’è un modo univoco, “giusto”, di intendere la coppia.
                            Dobbiamo riferirci ai termini usati da giudici e legislatori (spesso anch’essi GLBT, entrati nella stanza dei bottoni, v. membri della Corte Suprema USA), i quali sono ben informati, a modo loro, sui temi in questione..
                            Lo stesso termine “gender” è comprensivo di chiunque non si riconosca nel binarismo e sia in fase di ricerca o acquisizione del suo modo di intendere la sessualità.
                            Quanto poi al concetto di educazione aperta alle più ampie possibilità di sviluppo della sessualità, come da te ricordato, di conflitti ce ne saranno al non finire, proprio perchè si parte da una pluralità di possibilità e di metodi educativi.
                            Si formeranno delle scuole, correnti, orientamenti, e ciascuno sceglierà il proprio.

                            1. quella pubblicità è stata giustamente condannata dallo IAP. le evidenti differenze anatomiche tra maschi e femmine non impediscono a una bambina di giocare a calcio se lo vuole.

                          3. Ma non si può impedire alla gente di avere proprie opinioni.
                            Se io ritengo che una donna riesca meglio nell’educazione dei figli, che non nel gioco del calcio, e che, soprattutto, alla società e a se stessa sia più utile che faccia la madre, piuttosto che la calciatrice, sono nel mio diritto, poi non impedirò certo alla donna di scegliere – alla fine – cosa vorrà fare.
                            Nello spot si suggerisce alla piccola di fare tenerezze al bambolotto e al piccolo di giocare al calcio; possono fare d’altro, ma chi crea lo spot ha diritto a farlo in quel modo, non si offende nessuno e non si esclude che entrambe, magari in un altro spot, facciano, la bimba un pilota di aviogetto e il bimbo l’indossatore della collezione primavera di Prada signora. Sarà poi la gente a fare le sue scelte.
                            Ma ai bimbi, non si pensa mai? Io – da pupo – preferirei trovare il “fluff” assorbente” lì dove c’è l’emissione di orina e non che questa se lo vada a cercare in mezzo alle cosce.
                            A Genova, se i tombini e i canali si fossero trovati lì dove proveniva l’acqua, non ci sarebbe stata l’alluvione, è un fatto di idraulica, non conviene a nessuno che si ideologizzi anche la pipì.
                            Ora, come bimbo, dovrei sentirmi dire che che il fluff me lo mettono di fianco, per non scontentare i GLBT, altrimenti verrei dichiarato omofobo.
                            Siamo alla follia?

                            1. ma anche fare il padre è più utile alla società che fare il calciatore..ma si possono fare entrambi e questo diritto vale per uomini e donne (che lo vogliono)

                            2. ma basta con questi cazzo di bambini, bisogna trovare un modo di fare bambini senza trasformare in GENITORI persone che una volta erano normali e magari pure intelligenti

                          4. Rileggo questi miei vecchi post e devo dire che sono cambiato, accettando i nuovi sviluppi della società occidentale.

                            Divertente il matrimonio in costume!
                            Il Grande Babbeo della domenica poteva partecipare, celebrando il matrimonio con il suo costume da buffone di sempre: mantellina bianca e scoppoletta, che ricorda il basco dell’altra mafia parassita che abbiamo sul gobbo.
                            A ciascuno le sue violenze e i suoi sfruttamenti dell’uomo sull’uomo.

                            Per rispondere a Giulia Q.: sono d’accordo, e l’ho scritto in altri articoli, non tutti sono adatti a fare i coniugi e i genitori, anzi sono una minoranza.
                            Sarei per fare dei test prematrimoniali preventivi d’obbligo a tutti, segnalando chiaramente agli interessati quelli non adatti a fondare una famiglia, poi facciano quello che vogliono, ma almeno sono avvertiti, per ridurre le sofferenze di tutti e diminuire anche la natalità; siamo ancora in troppi, in Italia dovremmo scendere a 30 milioni.
                            Comunque, tranquilli, ci pensano gli immigrati a fare i figli, noi siamo in declino e in via di estinzione, questione di tempo, pochi decenni.

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