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Recentemente ho saputo che il mio prozio sta male. Ho sentito la figlia, una quarantenne convivente con un uomo, e le ho chiesto se lui le sta vicino in questo dramma. Lei mi ha comunicato se si sono lasciati un anno fa, e io le ho chiesto di nuovo se lui le sta vicino. Mi ha risposto basita che “ovviamente no”, visto che si sono lasciati, come se fosse contronatura essere amico di un ex, o stargli vicino in una cosa grave e gravosa come questa.

Una cosa che non riesco a capire è l’incapacità di amicizie tra ex in ambiente etero generalista.
L’unico ex di cui non sono amico è quello etero, che ho frequentato negli anni prima della mia piena consapevolezza T.
Ci sentiamo molto poco, e ci sono rapporti cordiali, ma a volte penso che lui percorra lo stilema etero secondo il quale quando si inizia una nuova relazione, l’altra va chiusa in modo netto (possibile amicizia compresa).
Ogni tanto gli scrivo in merito ad alcune cose che ai tempi aveva rotto in casa (purtroppo era leggiadro come un rinoceronte in un negozio di origami) ma è sempre evasivo.

Poi , da quando vivo come transgender ftm, ho avuto 8 persone con cui mi sono relazionato (uomini gay e bisex). A parte tre persone con cui ho avuto rapporti superficiali (uno è stata una cosa di una notte, due sono state relazioni brevi, dagli 8 agli 11 mesi), con gli altri si è creato un legame duraturo di amicizia, a volte erotica, a volte platonica (sia con quelli a distanza, sia con quelli a Milano), e loro sono entrati anche nell’associazione LGBT di cui sono presidente, la frequentano (chi sporadicamente, chi attivamente), e anche adesso che queste amicizie non hanno più niente di “erotico”, queste persone sono dei punti di riferimento nei momenti chiave della mia vita.

Io spesso divento amico dei e delle nuove partners (piu’ “dei” che “delle”, visto che sono omosessuali o bisessuali orientati verso gli uomini). Non esistono gelosie, da nessuno dei due lati. Solo un grande affetto reciproco.
Non capisco davvero perché questo non è presente nel mondo etero, se non in ambienti molto chiusi e settari (in cui si è “costretti” a continuare a vedersi, per ragioni ideologiche o di appartenenza a una subcultura politica, religiosa o di lifestyle, laici, atei, vegani, buddhisti…) oppure nel poliamore e simili ambienti di sessualità ed affettività alternative (BDSM, fetish…).

E’ come se il mondo etero tradizionale seguisse uno stilema che impone, oltre alla monogamia, anche un passaggio netto da una storia all’altra, in un mondo di etichette dove l’amicizia è l’amicizia, l’amore è l’amore, e non vi è spazio a sentimenti intermedi, come può essere l’affetto per una persona con cui per anni hai fatto l’amore, ma per cui magari non provi più attrazione fisica o interesse progettuale relazionale.

Non capisco se gli etero “tradizionalisti” non desiderino queste amicizie con gli ex, o se le precludano “perché il copione sociale non le prevede“.
Non so se la mia modalità si puà considerare poliamorista, visto che spesso con questi ex non c’è stata occasione erotica, ma è rimasta appunto questa grande intesa, complicità e condivisione reciproca, mentre eravamo comunque eroticamente e sentimentalmente coinvolti in relazioni nuove.

A voi la parola e la condivisione. Magari qualche etero lettore del blog mi smentirà, e lo spero proprio. Ho bisogno di sentirmi dire che i rigidi stereotipi che osservo in ufficio (e quindi in un campione non significativo) sono poco significativi per trarne dati sociologici su cui ricamare.