La paura del diverso, la fobia del diverso
La paura del diverso viene tanto decantata dagli attivisti gay e dalle attiviste lesbiche. Molti di loro usano la parola “omo-fobia“ usando l’accezione di “fobia” non tanto come avversione (in greco antico significava anche questo), ma come appunto paura, fobia, intendendo che l’avversione verso gli omosessuali sia appunto una “paura” più che un odio. C’è quindi, nel loro uso della parola omofobia, un giudizio:
la gente odia perchè ha paura (in questo caso gli e le omosessuali).
E di cosa si ha paura? del diverso. Quindi, beh, delle minoranze, che rappresentano la diversità rispetto alle maggioranze. E’ un’atipicità statistica. E gli omosessuali, per lo meno per ciò che è a noi visibile, sono una minoranza rispetto agli etero.
Gli e le omosessuali sono però una maggioranza rispetto alle altre anime del movimento: bisessuali, transessuali, intersessuati, transgender, queer, pansessuali…
A questo punto la conclusione quasi scontata è che è più che naturale che, visto che la natura umana porta ad avere paura (o avversione) del diverso, è naturale che la maggioranza omosessuale aggredisca e non comprenda le altre minoranze.
Succede, del resto, anche nelle periferie delle grandi città, dove le comunità etniche più grosse vessano quelle con un minor numero di facenti parte.
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Secondo me… (ometto queste due parole, ma considerale come se fossero scritte davanti ad ogni singola frase)
Molti degli etero semplicemente non conoscono bene i termini della questione (sono portatori di pregiudizi superabili con il dialogo), altri sono omofobi perché tale è l’educazione che hanno ricevuto, altri più semplicemente fanno gli omofobi (full time o solo in alcuni contesti) per essere come gli altri, perché se non sei contro i gay poi la gente spettegola dicendo che sei gay pure tu e lo stigma ricade anche su di te (una minoranza di questi, di solito i più virulenti, qualche incertezza sulla loro identità sessuale ce l’hanno davvero), e non so quante altre sfumature ci siano nella discriminazione (tipo quelli che non voglio sembrare di vedute ristrette ma allo stesso tempo non vogliono sembrare troppo gay friendly, quindi non ti discriminano apertamente ma ti evitano nel mondo fisico o nei social network), ecc. ecc.
A parte gli etero (che sono sempre visibili e spesso non si fanno molti problemi a discriminare apertamente), per vedere come ragionano/discriminano tutti gli altri bisogna innanzitutto decidere di chi stiamo parlando: prendiamo come riferimento solo quelli che si incontrano nelle varie associazioni e che espongono apertamente le loro idee o teniamo conto anche di quelli che non sanno/non dicono/non sono sicuri… di essere LGB? Spulciando in alcuni forum gay, dove la gente può dire tutto quello che vuole coperta dall’anonimato, un qualche indizio sulle cause di certe discriminazioni lo trovi espresso apertamente.
Sui bisessuali non dico niente perché penso che tu abbia perfettamente centrato il punto con l’articolo che hai postato oggi.
Sulle/sui transessuali, e un po’ anche sui gay molto effeminati, grava il peso di avere uno stigma più visibile e talvolta poco/per niente nascondibile. Alcuni gay più eterosembianti tengono le distanze semplicemente per nascondersi meglio – comportamento analogo a quello degli etero che non voglio sembrare troppo gay friendly per paura di essere scambiati per gay, in questo caso la questione non è di non essere SCAMBIATI per gay, ma di non essere RICONOSCIUTI tali (frase tipo che ho letto in un forum: “non ho niente contro di loro, ma non voglio camminare assieme a loro per strada altrimenti mi guardano tutti”). Per questa ragione presumo che i transessuali con un aspetto molto maschile (idem per le transessuali con un aspetto molto femminile) subiscano una discriminazione inferiore.
Altri gay, invece, hanno fatto propri i pregiudizi omofobi della società e li hanno stornati dal loro conto addebitandoli a quelli che sembrano più diversi da loro (altra frase tipo che ho letto in un forum: “la gente ce l’ha con noi gay per conta di quelli li, che esagerano sempre”).
Verso quelli queer/transgender la discriminazione talvolta è dettata solo dall’ignoranza (sono delle categorie più sfumate e meno visibili di cui la gente conosce meno) e forse in parte si basa su di un pregiudizio analogo a quello che si trova verso i bisessuali (lo stato in un certo senso “intermedio” è frainteso e percepito come un’indecisione o una paura ad entrare in una delle altre categorie – in pratica vengono percepiti come transessuali mancati).
questa era una bozza che in teoria non doveva ancora essere pubblica. ci stavo lavorando un anno fa e ieri quando ho fatto pulizia è venuta fuori come un fungo!
comunque si, sono molto fiero del mio articolo di oggi sui bisessuali e ne posterò presto uno sui transgender. come i bisessuali sono accusati di “codardia”…solo che se un gay pensa che un bisex sia un “gay codardo”, il transgender viene considerato un “transessuale codardo”…che non ha il coraggio di rischiare la sua salute con gli interventi…però, a parte il fatto che in effetti c’è gente che non vuole transizionare davvero, una cosa è la “codardia sociale” (non esporsi), una cosa è la “codardia” che riguarda il rischiare la propria salute…non possono essere messe sullo stesso piano come cose…