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Il maschile xx “offende” meno del femminile xy? Siete sicur*?

Qualche giorno fa è esplosa, sul web (postata dalla pagina Trans Army), una vignetta con una ragazza coi capelli lunghi, la coda, una felpa, un jeans e delle scarpe da tennis con accanto un ragazzo in gonna. Lo slogan diceva “se non ti offende la prima, perché ti offende il secondo”?

La vignetta tocca un tema molto presente nelle rivendicazioni LGBT di origine biologica “xy”, ovvero che sia molto più difficile essere “femminile xy” piuttosto che essere “maschile xx”.

Ogni volta che sento questo discorso lo contrasto in modo deciso, e voglio esporre le motivazioni una per una, perché questa visione, senza malafede, ignora davvero le implicazioni del vivere essendo xx e senza alcun interesse a scendere a compromessi con ciò che la società pretende o si aspetta se lo sei.


1) Vestire con ciò che è stato “naturalizzato” come unisex non è “vestire da uomo”

Sarebbe errato, nel 2020, dire che una felpa, un jeans e delle scarpe da tennis sono “da uomo”. I reparti femminili sono pieni di felpe, jeans, tennis, e lo erano anche quando ero piccolo, negli anni 80. Questi abiti sono molto simili, ma non uguali, agli stessi capi commercializzati per gli uomini, ma questo non impedisce alle donne di avventurarsi nel reparto da uomo e prendere proprio quelli “per l’uomo”, anche se questo ha spesso conseguenze, tipo la commessa che invita la persona ad andare dall’altra parte se sta cercando “per se”.
Allo stesso modo, ci sono abiti ed accessori (nati per ragazze e donne), di meno, in verità, che si sono naturalizzati per i ragazzi, o che, comunque, si sono sdoganati almeno per una stagione della moda, come ad esempio la fascia per capelli, il cerchietto da calciatore, maglie scollate, jeans aderenti e a vita bassa con mutande a vista, orecchini anche su entrambi i lati, depilazioni, manicure, le meches, e così via, quindi il punto non è se qualcosa è “da uomo” o “da donna”, e non è neanche chi viene giudicato di più: il punto è se quel capo o accessorio, in quel momento, è “accettabile” per quel determinato sesso biologico.

 

2) “La donna può uscire in smoking”.

Falso. La persona di biologia xx non può presentarsi in giacca e cravatta sul posto di lavoro. Anche al di fuori dal lavoro, se gira in metro in smoking, è quasi sicuro che la gente mormori alle sue spalle e giudichi. La donna in smoking può essere solo qualcosa di “ironico”, limitato ad una festa di carnevale o ad una manifestazione, ma non può essere il suo look quotidiano. Idem per la cravatta, che deve sempre essere associata, non so, a un tailleur da donna, col pantalone e dal taglio un po’ androgino, o con il capello lungo, il trucco, o il capello corto ma femminile, etc etc. Insomma, “mascolina” si, ma “vestita da uomo” no. E’ fondamentale che ci sia sempre una quota di rassicurazione dell’uomo etero, almeno un accessorio “da donna” che eviti che si turbino gli animi.

 

3) Vabbè, ma succede solo sul lavoro…

Questo è un aspetto spesso ignorato o sottovalutato dal mondo queer. Il lavoro ci impegna circa 11 ore al giorno, tra andata, ritorno, pausa pranzo, e le otto ore in cui sei lì, tra colleghi, capi, clienti che non hai scelto. Così come non verrebbe tollerato l’impiegato “vestito da donna”, non avrebbe speranza neanche l’impiegata vestita da uomo, in smoking e cravatta, oltre al fatto che alcuni lavori hanno anche il dress code, spesso “spietato” con le persone xx, comprendente gonna, tacco e collant, quando non obbligo di trucco e sorriso.



4) gli abiti “per donne” normano anche capelli, peluria ed altro.

Se fosse vero che “la donna” può vestirsi da uomo, potrebbe uscire in pantaloncini e con i polpacci pelosi. Invece, è tacitamente obbligatorio che un uomo e una donna, entrambi con lo stesso pantaloncino jeans, abbiano l’una i polpacci depilati, l’altro no. A dire il vero, oggi, grazie alla diffusione della cultura dello sport, è persino più accettato il maschio con gambe e ascelle depilate che la donna che non lo fa.
Inoltre, anche i costumi, lasciando scoperte delle aree, costringono dalle depilazioni spesso pesanti e invasive, non richieste al corrispettivo maschile.



5) dal parrucchiere se sei donna, a zero non ti rapano.

Ho avuto vari fidanzati metallari e glamster. Sebbene mi diletti come parrucchiere, in passato erano stati a tagliare i capelli, e, nonostante tutto, erano stati accettati come ragazzi “capelloni”. Diversa è la storia di persone xx, amici non binary, butch, a cui, alla richiesta di rapare tutto o quasi, hanno riso in faccia.
La persona xx calva o completamente rasata, su una metropolitana, viene guardata molto peggio del ragazzo capellone. Non la si insulta, certo, magari si mormora, la si pensa malata e quindi da compatire, proprio perché “per quale altra ragione una donna dovrebbe voler violentare la sua femminilità”?



6) sbarazzina si, ma sempre piacente alla vista degli etero

E’ vero che la donna può avere i capelli corti, ma pur con la stessa quantità di centimetri, il parrucchiere tenderà, anche quando non richiesto, ad addolcire il taglio, con basettine svolazzanti da fatina o asimmetrie varie, questo perché la donna, seppur “sbarazzina”, deve comunque bilanciare. Se rasi, tingi, se hai i pantaloni, hai gli orecchini, se hai la felpona, hai il capello lungo e così via. Se una ragazzina si concia in un modo talmente “unisex” che non si capisce se è uomo o donna, apriti cielo: come si sentirà “in pericolo” il ragazzo che la guarda? Quindi i “marcatori” modaioli devono essere sparsi in modo da non creare questi piccoli psicodrammi pan-fobici



7) Dress code: lui in giacca e cravatta, lei “freestyle”…ma è davvero “free”?

Agli eventi eleganti si impone il maschile classico ai maschi e “eleganza” alle donne, ma siamo sicuri che sia davvero libertà? alla fine l’eleganza presenta soluzioni al più binarie, e sembra quasi che la possibilità di “spaziare”, più che alla libertà “di genere”, strizzi l’occhio alla fantasia degli stilisti, che permetterebbero alla donna, al gran galà, di variare molto, ma sempre sul tema della femminilità. Ci sarà sempre la donna che si presenta col tailleur sbarazzino col pantalone, ma sarò sempre guardata come eccentrica e diversa.

 

8) chi diverge dallo stereotipo viene preso per gay, e per lesbica no?

Il mio primo fidanzato, glamster e sedicente etero, veniva continuamente preso per gay. Quando sei giovane e frequenti architettura, tante cose ti sono permesse. “Al massimo” penseranno che sei gay. Qualcuno pensa che non succeda lo stesso alle donne senza orecchini, coi capelli a spazzola, e senza orpelli. Chi diverge dai ruoli di genere viene preso per omosessuale, dando per scontato che l’unico vero motivo accettabile per divergere da quegli opprimenti stereotipi sia il “non dover” piacere all’altro sesso, ammettendo, implicitamente, che la gente “si concia in modo eteronormativo” solo perché è etero.
In effetti, il calo di vendite di rossetti a causa mascherine darebbe ragione a chi la pensa così, e anche la liberazione dagli orpelli eterosessisti che vive, nel giro di un anno, chi si dichiara gay o lesbica. Ad ogni modo, molta più ostilità si riserva a chi invece è “non conforming” pur essendo etero e cis.

 

9) niente “Botte”, ma sicuri che sia “meglio”?

Una donna rapata, in smoking, evidentemente lesbica, non verrà pestata in una metropolitana. Si mormorerà, sarà guardata con espressione di schifo, se è qualcosa di diverso da “donna cis”, verrà comunque pensat* come donna cis, e così via. Certo è meglio delle botte, perchè “su una donna non si alzano le mani”, ma siamo sicuri che si possa dire che la cancellazione sia qualcosa di “meglio”?



Concludendo: sicuramente un uomo che rinuncia agli accessori della sua virilità, all’austerità dei colori, alle apparenze virili, rappresenta un problema, e diventa oggetto di scherno, ma non va pensato che alla persona di biologia xx sia concesso “tutto”. Il compromesso è sempre presente, e gravi sono le conseguenze di chi vuole rinunciare a quel minimo sindacale di femminilità “da contratto”, che la persona xx deve comunque, sempre, garantire.

3 commenti su “Il maschile xx “offende” meno del femminile xy? Siete sicur*?”

  1. il freestyle è free. depilarsi è libera scelta. uomini e done si vestono come vogliono. una donna che sceglie un determinato look più o meno “femminile” con capelli lunghi o corti ecc.. è una persona libera come chiunque altro

  2. È bello questo commento poco più in alto che dice che siamo tutti liberi di fare quello che vogliamo, peccato che sia solo sulla carta e non in pratica (scommetto che l’autore appartiene ad una di quelle categorie privilegiate che tante domande non se ne fa). Lo scherno, la derisione, ma anche gli sguardi storti sono strumenti della pressione sociale che cerca di fare allineare al solito sistema binario chi, come me, questo sistema lo odia. Ovviamente chi nasce “privilegiato”, perché appartenente ad uno degli anelli superiori di questa “catena alimentare” odiosa, non può riconoscerlo, perché il suo privilegio è scontato.

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