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GPA e genitorialità programmata per persone transgender

Gpa e ovodonazione: genitorialità trans

Gpa e ovodonazione: genitorialità trans

Recentemente, per motivazioni non solo personali, mi sto dedicando a studiare e analizzare le possibilità di genitorialità per le persone transgender.
Ci sono due principali associazioni che si occupano di genitorialità LGBT:

– famiglie arcobaleno, si occupa di coppie omosessuali che programmano la genitorialità, tramite adozione, GPA (gestazione per altri), eterologa, ovodonazione….
– genitori rainbow,  si occupa di persone LGBT diventate genitori in coppie etero, prima della consapevolezza del loro orientamento sessuale e/o identità di genere (anche se magari c’era qualche bisessuale in precedente coppia etero, ad esempio, che ora invece si trova in coppia gay, ma ha fatto dei figli nella relazione precedente).

Se genitori raibow ha iscritti ed attivisti transgender (sia ftm che sono diventate genitori con un marito o compagno, sia mtf che sono diventate genitrici con una moglie o compagna), in famiglie arcobaleno non sono ancora presenti molte coppie con una persona transgender che stanno programmando una genitorialità, adottiva o supportata dalla tecnologia.

C’è da dire che le combinazioni e le casistiche sono infinite, e anche le intersezioni con casistiche di coppie etero , sia con casistiche di coppie gay, e questo è ancora più aggravato dal fatto che le coppie omosessuali non siano riconosciute in italia (nè come coppia, nè come coppia genitrice), e che la tos sterilizza (e vengono quindi eliminate le possibilità di genitorialità genetica).

Proviamo a parlare di genitorialità adottiva

Ad esempio…

Un ftm omosessuale (sposato con un compagno uomo biologico o ftm rettificato come uomo per la legge, presumibilmente gay o bisessuale,) per adottare un figlio dovrebbe per forza farlo prima di qualsiasi transizione, senza nessuna diagnosi disforica, con un aspetto il piu’ possibile binario, senza che il suo nome come attivista esca troppo fuori, per apparire estremamente “accettabile” come “donna” agli assistenti sociali che, estremamente binari, vorrebbero vedere in lui una “madre” piu che un genitore, quindi le aspettative sono estremamente binarie.
Lo stesso problema si porrebbe se fosse un ftm eterosessuale con una compagna trans ma ancora burocraticamente maschio.

Un ftm eterosessuale, invece (sposato con una compagna donna biologica o mtf rettificata come donna per la legge, presumibilmente eterosessuale o bisessuale), potrebbe adottare solo dopo la sua rettifica, in quanto dovrebbe risultare uomo per legge per sposare una donna in italia e poi con lei adottare.
Se invece stesse con un altro ftm non rettificato, sarebbero comunque due donne per la legge fino a che uno dei due non cambiasse i documenti, ma a questo punto l’ftm non rettificato dovrebbe stare attento alle aspettative binarie (come detto sopra) degli assistenti sociali.

Una mtf lesbica, esattamente come un ftm omosessuale, potrebbe provare l’adozione con una donna biologica (o con un ftm non rettificato che ancora risulta donna per la legge) prima di qualsiasi transizione, ma anche li bisognerebbe contrastare le aspettative binarie.

Infine una mtf etero impegnata con un uomo (etero o bisex, ftm rettificato o uomo biologico), potrebbe adottare dopo la sua rettifica anagrafica, ma non prima (risulterebbero gay e non potrebbero sposarsi).

Proviamo invece a parlare di genitorialità biologica con supporti scientifici

Un ftm gay con un compagno biologico potrebbe congelare gli voluti da pre T, e poi ricorrere alla GPA nei paesi dove è legale e dove le donne sono ben liete di aiutare altri a diventare genitori (di solito hanno già molti figli ma hanno molto piacere a vivere la gravidanza, tanto da desiderare il farlo per aiutare altre persone), facendo fecondare l’ovulo dallo sperma del compagno, ed avendo quindi un figlio geneticamente della coppia.
E’ piu o meno la stessa prassi a cui ricorre un uomo fertile con una compagna che produce ovuli ma non puo’ o vuole usare il suo utero

Un ftm etero invece potrebbe anche lui congelare gli ovuli da pre T, e poi ricorrere alla fecondazione eterologa, per far si che la compagna sia madre biologica, e lui sia genitore genetico, essendo l’ovo-donatore

Una mtf lesbica potrebbe congelare dello sperma da pre T e poi inseminare la sua compagna (lesbica o bisessuale)

Se la coppia è composta da un ftm e una mtf, potrebbero congelare ovuli e sperma per poi ricorrere alla GPA

Come vedete ogni possibile combinazione puo’ ricorrere alla genitorialità assistita o adottiva, ma purtroppo ci sono troppi ostacoli:

nessuna possibilità nè di riconoscimento della coppia “omosessuale” (anche apparentemente omosessuale, se i due coniugi risultano dello stesso sesso per la legge italiana), nè di genitorialità adottiva
poche possibilità di adozione per quanto riguarda coppie “apparentemente etero” (dove c’è una persona transgender non rettificata e partner di sesso opposto ma di genere uguale), poichè  gli assistenti sociali si rifanno a standard estremamente binari
nessuna possibilità di genitorialità assistita dall’aiuto tecnologico in italia (gpa, fecondazione eterologa, inseminazione, ovodonazione…)

Un altro grosso limite è l’assenza di associazioni che accolgono le istanze di persone trans e loro partner che stanno progettando una genitorialità e avrebbero bisogno di tecnologie non dissimili da quelle delle coppie omo o etero parzialmente sterili, seppur con alcune peculiarità dovute alla previsione della tos (il congelamento di ovuli e sperma prima di iniziarla) e/o alla disforia di genere (il desiderio di non usare un utero seppur funzionante o un pene fecondante seppur funzionante biologicamente, e di preferire quindi GPA, ovodonazione, eterologa, inseminazione…).

Mi sono confrontato con molti genitori gay  e lesbiche, e li ho spesso trovati molto sorpresi nel vedere desiderio di genitorialità in persone transgender.
Credo che l’errore sia nel confondere “genitore” con madre/padre. Si pensa che un ftm nel suo non essere donna, non voglia essere madre, che non vuol dire non voler essere genitore, e lo stesso vale per una mtf, che sicuramente non vuole essere padre ma vorrebbe magari essere genitore.
La confusione sta sempre nel ricondurre non sono l’essere genitori a un binarismo madre/padre (come fanno gli assistenti sociali delle adozioni), ma anche il pensare che se una persona ha donato lo spermatozoo per la fecondazione di un figlio, sarà sempre un padre e non una madre, e che se invece ha contribuito con un ovulo (o con una gravidanza fatta solo in quanto mirata all’obiettivo di un figlio), allora puo’ essere solo una madre e non un padre.
Questi errori sono commessi anche da persone LGBT e non solo da etero ignoranti.

Spero che questo articolo faccia chiarezza, ma vista la complessità che ho trovato a descrivere l’estrema varietà di casistiche, se qualcuno dovesse essere rimasto confuso, mi rendo disponibile a chiarimenti sulla terminologia.

5 commenti su “GPA e genitorialità programmata per persone transgender”

  1. credo che le persone transgender abbiano diritto alla genitorialità e a una genitorialità legalmente riconosciuta, ma bisognerà sempre fare i conti col fatto innegabile che i padri e le madri non li ha inventati il binarismo e non è un’invenzione binaria il fatto che il corpo biologicamente femminile (che nella gran maggioranza numerica dei casi è posseduto dalle donne) è quello che resta incinto mentre è il corpo biologicamente maschile (che è posseduto dalla gran maggioranza degli uomini presenti nel mondo) quello che mette lo sperma.

      1. Senza cultura siamo morti, per gli esseri umani la cultura fa parte della natura quanto la biologia e c’è una connessione tra questi due aspetti anche se non è quella teorizzata dai reazionari, catto-omofobi e gente del genere

    1. sulla GPA confesso di avere dei dubbi etici ma questo a prescindere dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere dei richiedenti

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