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Ricercatore spirituale e/o attivista per la laicità delle istituzioni?

ricercatore spirituale

Ricercatore spiritualee: riflessioni sparse

Questa volta non parlo di identità di genere e chiedo scusa a me stesso di usare questo spazio che dovrebbe essere riservato alla lotta al binarismo, anche se tecnicamente binarismo si tratta:

Questa volta non parlo di identità di genere e chiedo scusa a me stesso di usare questo spazio che dovrebbe essere riservato alla lotta al binarismo, anche se tecnicamente binarismo si tratta:
poche persone, realmente illuminate, comprendono che si può essere SIA ricercatori spirituali, SIA attivisti per la laicità delle istituzioni.

Premetto che nasco come attivista per la laicità delle istituzioni, dopo un allontanamento dalla chiesa cattolica romana (seguita solo passivamente da piccolo) molto remoto, ma proprio grazie questa esperienza di attivismo mi sono avvicinato alla spiritualità.
Devo ammettere che mi aspettavo di trovare nel mio cammino atei, agnostici, comunisti e radicali, ma non buddhisti, deisti, ebrei ed ebraici, appartenenti a piccole chiese cristiane, cattolici romani avanguardisti, e massoni.

Anche io ero figlio di quel “binarismo”, che spesso ritrovo negli attivisti “atei”, per cui esiste una dicotomia feroce che prevede l’ateismo OPPURE la chiesa cattolica romana (o al massimo l’islam).
Ancora adesso quando mi confronto con attivisti atei, mi trovo molto distante dal loro modo di fare più che attivismo per la laicità delle istituzioni, proselitismo ateo, satira di cattivo gusto, bestemmie, scherno verso chi crede, incapacità di distinguere tra “non ateo” e “cattolico romano bigotto”, quando di sfumature ce ne sono tante (dal materialista, all’ateo spiritualista, al panteista, a colui che crede in un dio extra-abramitico, al cristiano indipendente o gnostico, al cristiano non cattolico, al cattolico open, al bigotto totale).

Lo stesso binarismo l’ho trovato purtroppo in ambienti di cultura che hanno avuto atteggiamenti di scherno verso l’attivismo per la laicità in generale e il mio in particolare. Spesso non accettavano il confronto, ma si ponevano in modo dogmatico verso l’interlocutore, e inutili sono stati i miei tentativi di spiegazione del fatto che l’attivista per la laicità delle istituzioni non è per forza un ateo, un blasfemo, un anticlericale, ma che questo attivismo accoglie, come dimostra anche il sito http://www.milanolaica.it (e il progetto a cui questo sito fa riferimento), moltissime anime, anche credenti, anche in chiese strutturate, e che quello che si contesta è ciò che non dovrebbe esistere, ovvero l’influenza politica e sociale che le religioni e la morale hanno sugli stati laici, sulle istituzioni, con imposizioni verso le minoranze religiose, i credenti indipendenti, gli aconfessionali, gli agnostici e gli atei.

A quel punto ho scoperto che queste persone non riuscivano realmente a parlare di quello che all’antica potremmo definire “potere temporale della chiesa”, perché inconsciamente consideravano giusto il fatto che la morale della religione predominante influisse sullo stato intero.
A volte l’ignoranza (o la malafede) raggiungeva il punto da confondere la condizione laicale con la “laicità”.

Per questo credo che la scaltrissima famiglia cristiana ha marchiato col nome di “sbattezzo” la pratica burocratica di disaffiliazione dalla chiesa cattolica romana.
Premetto che non ho mandato questa raccomandata, e non so se lo farò, ma non ci vedo nulla di male a procedere in tal senso, a disaffiliarsi da qualcosa la cui affiliazione è avvenuta da neonati, e comporta non solo un rito religioso (a cui un ateo potrebbe non dare valore, e un credente indipendente potrebbe continuare a dar valore anche dopo la disaffiliazione), ma una pesante affiliazione burocratica, che gonfia il numero dei fedeli di una chiesa, quella cattolica romana, a cui in tanti aderiamo passivamente e da cui dipendono statistiche, incentivi ed altro.

Il nome “sbattezzo”, oltre a creare scompiglio e confusione tra spiritualità e burocrazia (ma tutto questo era voluto: altrimenti i sopracitati benpensanti non si sarebbero ma potuti scatenare nel considerarlo un gesto stupido, inutile, esibizionista e blasfemo), crea un paradosso: la chiesa cattolica romana non è l’unica detentrice di sacramenti  e un può far coincidere la sua disaffiliazione con  la cancellazione di un sacramento, che ha in comune con le altre chiese cristiane.

Se il rito non puo’ essere cancellato, cosa dovrebbe fare colui che vuole passare semplicemente ad un’altra chiesa cristiana?
Ai più esperti lascio la parola…

4 commenti su “Ricercatore spirituale e/o attivista per la laicità delle istituzioni?”

  1. Molte persone che hanno abbandonato la Chiesa Cattolica Apostolica Romana per aderire ad altre chiese (Vetero-Cattoliche o altro) hanno fatto lo sbattezzo proprio per non risultare più come mebri di una Chiesa che non sentivano loro.

  2. Il problema di fondo rimane la necessità di voler aver ragione. Superata questa necessità basta semplicemente continuare per la propria strada riconoscendo che non tutti hanno il bisogno di fare lo stesso percorso per perseguire una vita migliore. In definitiva quindi la “cosa” criticabile è quello che la religione cattolica ad esempio definisce come evangelizzazione o proselitismo… quello che va contestato ed evitato è appunto questo, la ricerca di una verità comune calata dall’alto e non frutto della propria esperienza. Dicendo frutto della propria esperienza si va quindi a riconoscere la soggettività del percorso e quindi non esiste di fatto un percorso migliore e un percorso peggiore esiste solamente quello che è più utile ad una persona nel ricercare la felicità.

  3. Circa la distinzione fra “ateismo”, “blasfemia” e “militanza per la laicità dello Stato” non posso che essere d’accordo. L’ateo è colui il cui orizzonte spiritual-intellettuale non contempla una divinità di qualsivoglia genere. Il blasfemo è chi offende volontariamente e direttamente una sensibilità o una credenza religiosa (e può benissimo essere credente). Il militante per la laicità dello Stato richiede che le norme religiose non si mischino con le leggi dello Stato in cui vive, magari anche per liberare la propria istituzione religiosa da preoccupazioni squisitamente mondane (es.: compiacere capi di Stato esteri, anche machiavellicamente…). Si può essere una sola di queste cose, tutte e tre contemporaneamente, due o nessuna.
    Quanto allo “sbattezzo”, chiunque abbia una sia pur minima infarinatura di cattolicesimo risponderebbe che “la grazia del Sacramento non può essere tolta”. Ovvero: la disaffiliazione alla Chiesa cattolica è un atto burocratico che non muta lo status di battezzato o di cristiano. Di certo, però, impedirebbe verosimilmente di contrarre un matrimonio sacramentale cattolico, di far da padrino/madrina o qualunque cosa richieda un’affiliazione ufficiale. “Se sbaglio, mi corrigerete”. 😉

    1. Mi sembra possibile e legittimo, senza cadere in contraddizione, difendere la laicità dello stato al di là del proprio credo religioso.
      E’ proprio questo che dovrebbe garantire uno stato democratico, senza schierarsi, come ha fatto quello italiano, a favore della chiesa cattolica.
      Per restaurare l’imparzialità dello stato nessun segno religioso nei pubblici uffici, nelle scuole ospedali ecc. dovrebbe comparire.
      Non solo, non si devono impartire lezioni di religione nelle scuole, ad esse provvedono le singole chiese, all’interno dei propri istituti.
      E’ necessario che ciascuna religione possa esplicare i propri riti pubblici anche in strada (processioni, feste, ecc.) ma con dei limiti: una o due rappresentazioni annue, non di più, anche per non infastidire, con occupazioni, blocchi del traffico, ecc. gli altri cittadini atei o di altra religione.
      Non sono ammessi raduni musulmani per pregare nelle piazze pubbliche, come successe a Milano anni fa, davanti al Duomo.
      A questi fini esistono i piazzali davanti ai rispettivi templi. Piazza del duomo è riservata ai cattolici.
      Se una chiesa non ha spazi per le proprie rappresentazioni, li affitta, come fanno i Testimoni di Geova o altri protestanti, per le loro riunioni (affittano sale cinematografiche come stadi di calcio).

      Per quanto riguarda lo sbattezzo, se uno vuole uscire da una religione, non si deve stare a preoccupare se questo atto è in contrasto con qualche sacramento.
      Uno se ne va e basta.
      Eventuali incongruenze con altri sacramenti di altre fedi cristiane sono affari dei preti, loro li devono aggiustare, nel caso.
      Poi, Nath, un rivoluzionario come te, che mena a destra e a manca, ora si fa tutti questi scrupoli?

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