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Genitorialità transgender: diritto negato

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I giornali e le riviste di queste settimane riportavano una strana notizia:
una “donna (ovvero un transgender female to male) che sarebbe andata al Policlinico di Bari (ovvero un centro specializzato su identità di genere e transizione…detto così sembrava quasi si fosse recatA li come unA pazzA) a congelare degli ovuli prima del cambio di sesso (tramite l’assunzione di ormoni si perde fertilità, poi se fa anche l’isterectomia diventa sterile a vita…conditio sine qua non per avere documenti maschili in Italia se sei ftm) ovvero, come dicono loro, prima di “diventare uomo (ci sarebbero km da scrivere su questo errore semantico).

Ho letto articoli allucinanti in materia.
Il “Giornale” ci informa che questa cosa è stata fatta “nonostante l’eterologa sia vietata in Italia“.
Visto che è permesso congelare gli ovuli a donne che diventeranno sterili per la menopausa o per altri interventi…perché non a un ftm?
E chi dice che vi sarà una fecondazione eterologa? Se questo ftm avesse un compagno? O un amico con cui portare avanti un progetto di genitorialità?
Il punto è un altro, ma l’ignoranza sull’argomento non aiuta a focalizzare. Probabilmente bisognerà un utero di una volontaria. E questo, si, non è concesso in italia. Ma, di per se, il fatto che un ftm congeli degli ovuli prima della transizione non significa nulla di queste cose.

Elvira Serra, nota femminista, scrive sul suo twitter
Elvira Serra ‏@elvira_serra
Su F questa settimana il caso della donna di Bari che intende diventare uomo, e forse madre. Luxuria: “Accettiamo il progresso”. Ma anche no.
Donna? Diventare uomo? Madre? Ma anche no? Non ho parole..
La giornalista femminista rimane più volte “perplessa” dal desiderio di genitorialità (che lei chiama maternità perché è incapace di concepire, probabilmente per poca dimistichezza con queste tematiche, questi due concetti come sconnessi tra loro). Continua a sostenere che questa “donna” (ovvero l’ftm) se “si sente uomo” (ovvero ha un’identità di genere maschile) come potrà affrontare una gravidanza (perché ovviamente diventare genitore genetico significa automaticamente sostenere una gravidanza)? Ma non riesce realmente a capire che questa persona vuole diventare genitore e non madre? Non riesce a capire che questo benedetto ovulo non verrà impiantato nel suo utero? Che poi…anche se fosse?
Se una persona avesse così tanta voglia di diventare genitore da riuscire ad accantonare per un attimo la propria disforia di genere? che male farebbe? (ma comunque nel caso citato la persona stava per iniziare la transizione, quindi l’articolo è fuorviante e denuncia una cattiva ricerca sul tema).

Il fondo lo toccano le affermazioni di questo articolo. Chiamano l’ftm “signora” e affermano “Vorrebbe diventare uomo ma anche essere mamma. Il caso raccontato dal quotidiano La Repubblica fa molto discutere. Una donna di Bari, ha deciso di cambiare sesso ma di avere anche la possibilità – facendo congelare i suoi ovociti – di essere chiamata «Mamma!».” Certo siamo tutti sicuri che sogni di essere chiamato “mamma”…Poi l’articolo continua a chiamare l’ftm “donna” e “signora” e addirittura “mamma e papà allo stesso tempo. Non si chiedono minimamente se nella vita del nascituro ci sarà un altro genitore…ovviamente.

La mia domanda è: una persona trans è una sub-persona?
Che deve concentrarsi solo sulla sua “perversione di genere” e quindi non deve avere una carriera? sogni? aspirazioni? una famiglia?
Informo i cari giornalisti che un disagio col genere associato al sesso di nascita non è incompatibile al desiderio di genitorialitàma è difficile in uno stato in cui è “importante” dimostrare la sterilità di una persona prima di concedere sulla carta di identità il nome desiderato.
Cattolici e benpensanti sarebbero in imbarazzo a dover dimostrare che Giovanni, nato Giovanna, è genitore genetico di un figlio. Già sono in imbarazzo per tutte le persone trans che hanno fatto dei figli prima della propria consapevolezza, o nonostante la propria consapevolezza, prima della transizione.

Ai posteri l’ardua sentenza.

Nath

7 commenti su “Genitorialità transgender: diritto negato”

  1. La cosa forse peggiore è che la notizia sia stata lanciata, con tutto il suo tono alla “Strano ma vero!”, da Repubblica, sedicente quotidiano progressista… Gli altri media, di destra o di sinistra senza distinzioni, hanno seguito a ruota, da bravi pappagalli, senza farsi alcuna domanda. Il sito di “informazione” Giornalettismo, ad esempio, pur limitandosi a copiare e incollare un articolo altrui (anzi, solo la preview presente su internet…) senza neppure un tentativo di approfondimento o di rielaborazione (non per transfobia: fa così sempre e comunque), è riuscito ad appioppare alla vicenda un titolo ancor più assurdo degli altri: “Diventerò uomo ma sarò anche mamma” (tutto tra virgolette, come se fosse una citazione…). I lettori del sito rispondono a tono al titolo stravagante: “Già inviato il curriculum al Circo Barnum? La/lo raccomanderà Vendola!”. Prova evidente di come, purtroppo, il giornalismo di approfondimento e di riflessione sia in via di estinzione e di come il giornalismo alla “taglia e incolla” si accontenti di essere espressione e fonte di pregiudizi e banalità.

  2. Le donne qui sono indubbiamente avvantaggiate e non glie ne faccio una colpa, dal non dover sfruttare alcun utero in affitto (secondo me espressione di differenza di classe) e dal non dover ricorrere all’adozione.
    Una soluzione potrebbe essere la famiglia allargata, se volete mi spiego.

    1. perdona, ma l’intervento è fuoritema.
      mentre nel mondo omosessuale ci sono “Le donne”; nel mondo transgender non ci sono “le donne”:
      o meglio le donne transgender non hanno utero e ovuli…ma solo sperma da donare pre transizione.
      Le femmine in compenso prima della transizione hanno l’utero, ma nessuna intenzione di usarlo, generalmente. gli ovuli possono congelarli.
      Quindi il ragionamento è fuoritema e gradirei NON parlare di genitorialità cisgender qui. se ne parla davvero molto altrove. è inutile invadere i pochi spazi per altri temi.

      1. Va bene, proprio qui no, perchè in effetti il punto dell’articolo era proprio quando molto si parli di genitorialità cisgender, rispetto a quella trans.

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