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Il grande inganno del rifiuto del ruolo femminile

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Vi ricordate il caso di John Pitt? il figlio di Angelina e Brad che pretende lo si chiami John e gli si rivolga col genere maschile, anche se è anatomicamente femmina?
La risposta più acuta in materia la diede un attivista gay, con cui ho forti divergenze in quasi tutto, ma a cui riconosco acume, Enrico Boesso, il quale commentò tutte le remore delle persone GLBT e non sul caso, in questo modo

“se fosse stata una persona nata maschio che avesse voluto gonna e capelli lunghi, tutti noi non avremmo avuto dubbi: si sarebbe trattata di una giovanissima transgender, ma in direzione opposta si pensa sempre che vi sia un rifiuto del RUOLO femminile”.

Credo che abbia centrato il problema per cui il transgenderismo ftm viene da un lato meno ostacolato, dall’altro meno compreso.
Nessuno penserebbe mai che una donna transessuale voglia ambire al “meraviglioso” ruolo sociale femminile tradizionale, a meno che non si sia all’interno di un gioco di ruolo BDSM. Insomma: il ruolo tradizionale femminile non lo vogliono più neanche le donne eterosessuali, e la famiglia etero è in crisi proprio perché quello che un tempo era chiamato “ruolo femminile” non vuole incarnarlo più nessuno dei due (non nel senso che la giovane moglie e madre è ftm, ma semplicemente perché è donna emancipata e non riconosce come “suo” il ruolo che per secoli, da altri, è stato chiamato “femminile”).

C’è addirittura chi, piuttosto che proporre una nuova divisione dei ruoli e delle mansioni all’interno della coppia, per risolvere il problema propone, molto “democraticamente” il ritorno alla sottomissione della donna (vedi i vari movimenti evoliani e reazionari).

Proprio per questo problema, quando una persona nata femmina, molto giovane, manifesta un desiderio per i pantaloni, i capelli corti, un nome maschile, si pensa , sottovalutando spesso la sua coscienza di sé, che questa personcina non si riconosca come di identità di genere maschile, ma ambisca al ruolo maschile, e quindi pensa che, per liberarsi di un ruolo sgradevole, che una bambina intelligente riconosce subito come tale, l’unica strada sia incarnare un’identità sociale maschile.
Questo distrae molto dall’associare questa persona ad una tematica di identità di genere, mentre, come spiegato sopra, in direzione opposta l’associazione col tema del transgenderismo è immediata.

Vi immaginate per caso un maschio biologico che voglia indossare la gonna solo per accedere al “prestigiosissimo” ruolo sociale femminile? Quindi questa persona, se la si volesse estraniare dalla tematica transgender, dovrebbe essere vista come un povero pazzo che desidera essere sottopagato al lavoro, fare i peggiori lavori casalinghi nella vita domestica, sobbarcarsi magari una professione ma anche il 100% della cura della casa (tra cui spazzolare il cesso), e cosi’ via?

A meno che non sia un fortissimo caso di fetish o di masochismo, è molto più “naturale” immaginare che il percepirsi donna di questa persona nata maschio sia relativo al transgenderismo, e non ad un (conscio od inconscio) voler scavalcare i convenevoli e poter finalmente accedere al “meraviglioso” ruolo sociale femminile.

Non so se questo articolo vi ha divertito o sconvolto, e sono aperto ad un confronto.

7 commenti su “Il grande inganno del rifiuto del ruolo femminile”

  1. innanzitutto siamo tutti d’accordo che se una “nata femmina” vuole capelli corti e pantaloni ciò non fa di lei un trans ftm, esistono anche ragazzine cis con questo look..però se a questo aggiungiamo il nome maschile in effetti le probabilità che si tratti di transgenderismo aumentano. In ogni caso solo il tempo ci dirà con certezza se “John Pitt” corrisponde all’ identità che questa persona sente per sè

    1. inoltre parlando di persone adulte o anche adolescenti e non di bambini, oggi credo che chi vuole rifiutare un certo “ruolo tradizionale”, qualunque cosa si intenda con questo termine, (e che come giustamente è stato detto non c’entra con l’identità di genere) non ha necessità di modificare il proprio look

  2. A quella coppia dovrebbe essere tolta l’educazione della ragazza, insieme ai tre figli adottivi.
    Non sono degni del ruolo di veri genitori, avendole trasmesso, più o meno consapevolmente, il desiderio di un’identità diversa da quella sua propria, naturale, facendole senz’altro del male.
    Ma non si possono addossare alla famiglia tutte le colpe, poichè, la società USA, ha favorito troppo la diffusione dell’omosessualità, con “diritti” che rasentano l’assurdo.
    Alla base della devianza c’è, indubbiamente, un errore della coppia, la quale, se decide di allevare figli, vi si deve dedicare, altrimenti che facciano solo gli attori o i cantanti, nessuno li obbliga a procreare o adottare, per di più, figli non propri.
    Prima di fare scelte, la ragazza deve divenire adulta, esattamente come si dovrebbe fare per la religione.
    Si nasce maschi o femmine, poi si può diventare qualsiasi altra cosa, tutto dipende dall’educazione, dai condizionamenti, dagli incontri, dal caso, dalle mode, dalle degenerazioni collettive.
    Ma c’è la domanda che qualcuno si pone: cosa sono io veramente?
    Domanda pericolosa, se sei in salute non te la poni.
    Probabilmente perchè ci si trova di fronte ad una realtà difficile, quella di crescere, maturare e, se non lo si vuol fare, si cercano vie traverse: “Forse non sono come mi vedo, voglio essere quel modello lì di personaggio famoso e, se non è del mio sesso, poco importa, lo cambio”.
    I casi sono tanti ma il risultato è che non ci si accetta e si rifiuta il ruolo che, per il solo fatto di nascere, è stabilito fin dall’inizio.
    Se, nonostante tutto, si ha la forza di rimettersi sulla propria strada, cancellando gli errori, si potrà recuperare un po’ di vita.
    Sul ruolo della donna: non capisco come le donne vogliano diventare uomini solo per non lavare piatti o pulire cessi.
    Io sono single e faccio tutto regolarmente da solo, lavori graditi o sgraditi e non voglio diventare Presidente della Repubblica o Amministratore Delegato perchè così ho la domestica, il maggiordomo, l’autista, il giardiniere e altro… senza sporcarmi le mani.
    Non è serio, è indice di immaturità
    La donna, se vuole realizzarsi, deve capire quale missione preziosa, importante, insostituibile – assai più di quella della donna in carriera – la natura ha riservato per lei.
    Il potere non la ricompenserà mai di quanto perde.
    In qualsiasi lavoro c’è un po’ di alienazione di ripetitività, è nella natura delle cose, eppur bisogna andare avanti, farle, semplicemente.
    C’è, all’apice dell’emancipazione femminile un’immaturità assai diffusa e, al tempo stesso, un fallimento della nostra civiltà; perchè, sia ben chiaro: o la donna riprende la sua funzione di madre, moglie, educatrice, casalinga, capo famiglia, o la nostra civiltà è prossima al tramonto.
    Dopo un salto di due o tre generazioni andate a male ed un vistoso ridimensionamento demografico, la follia collettiva terminerà, per naturale estinzione dei devianti.
    Tutto tornerà nell’alveo previsto dalla natura.
    Ci sono diversi modi di far andare le cose ma, nei tempi lunghi, solo uno rimane vincente.

    1. no! la potestà genitoriale andrebbe tolta a chi inculca il ruolo femminile (quindi sottomesso e tutt’altro che naturale) alle figlie femmine

      giovanni…se ti piace cosi’ tanto il ruolo femminile, ed è cosi bello e nobile, perchè non lo incarni tu?

      1. credo che la potestà genitoriale andrebbe tolta in caso di gravi violenze, abusi fisici e sessuali, situazioni di droga, alcolismo grave, situazioni che mettono a rischio la vita del pargolo e non semplicemente perchè i genitori hanno mentalità viste come “tradizionali”.
        Detto questo credo che l’identità di genere così come l’orientamento sessuale non siano decisi dall’esterno quindi l’educazione dei genitori non centra più di tanto..la Jolie e Pitt mi sembrano bravi genitori che non impongono nulla nè in un senso nè in un altro.
        Quanto al resto che hai detto: l’errore è credere che se hai una carriera non puoi essere madre (nessuno crede che un padre non debba avere una carriera)..in realtà si può decidere di essere entrambe le cose..certo non è facile per niente tenere insieme carriera e figli, ma essere genitori, che si lavori fuori casa o no, non è mai facile: è un impegno, una responsabilità (anche affettiva) e credo che Angelina e Brad ne siano all’atezza

  3. e non semplicemente perchè i genitori hanno mentalità viste come “tradizionali”. o al contrario “anti-tradizionali”
    insomma la mentalità dei genitori non dovrebbe costiuire problema a meno che non dica che è giusto picchiarli a sangue

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