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Siamo tutti Transgender!

Al Circolo Culturale Harvey Milk ci confrontiamo con la Dottoressa Roberta Ribali sulle tematiche transgender e cercando di abbattere quella distinzione che ci porta a distinguerci da una natura che può risultare universale, come affermava anche lo stesso Mario Mieli.
In compagnia di un endocrinologo, di avvocati, di psicologi e di un counselor tutte e tutti insieme ci inoltreremo in un confronto che ci porterà ad abbattere, o per lo meno iniziare, quei muri di distinzione tra un “noi” e un “loro” che, spesso, risulta essere limitativo ed emarginante.

Ti aspettiamo, quindi…

…VENERDI’ 24 MAGGIO
ore 20:30
presso
Sede Milk / Il Guado —- Via Soperga 36, ang. viale Brianza
Milano
MM1 Loreto — MM2 Loreto , Caiazzo , Centrale — MM3 Centrale

Per gli interessati:
Alle ore 19:00 — per l’occasione sarà allestito un “happy hour” dal costo di 5 euro, allestito dai volontari del Circolo Harvey Milk

Vi aspettiamo!

 

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2 commenti su “Siamo tutti Transgender!”

  1. Al circolo non avrei potuto accedere neanche se avessi voluto, perchè mi trovo nei dintorni di Roma e ti dirò che sono assai pigro, oltretutto in pensione.
    Non sarei mancato, tuttavia, se si fosse svolto qui in provincia, perchè sono sensibile ai temi culturali, anche bizzarri.
    Come saprai questi dibattiti sul tuo blog sono serviti a farmi cambiare posizione.
    Ora sostengo che l’uomo è un animale assai adattivo, per motivi di sopravvivenza.
    Ciò è in accordo con la teoria Darwiniana della selezione delle specie, su base ambientale.
    Ora, non si può certo pensare che l’individuo cambi sesso per sua scelta, rimanendo in armonia con le regole della sopravvivenza.
    Ciò non è consentito alla massa di individui che costituisce una società, proprio perchè le scelte transgender possibili sono molte – tu stesso, Nath, hai dedicato un articolo al tema, su questo blog – e tutte non agevoli per una riproduzione ordinata, come serve alla sopravvivenza di un popolo, anche culturale, con tanto di madre, padre e figli, di una famiglia standard.
    Solo una famiglia funzionale, con regole assai rigide permette un’efficace riproduzione, senza la quale la società si estingue o viene fagocitata da altre società tradizionali (come nel caso di famiglie immigrate, che sempre più popolano il nostro paese – fra poco ex nostro-).
    Se però guardiamo alla felicità dei singoli, di una minoranza intorno al 5% (ma è presumibile un forte aumento con i riconoscimenti degli ultimi tempi, ulteriormente estendibili).
    Ciò accade anche con i celibi e i nubili.
    Un gran numero di persone, infatti, sceglie di non fare famiglia, di vivere soli o di scegliere un partner temporaneo.
    E’ il mio caso: non ho figli nè partner dal lontano 1984. Una mia scelta di comodo, dopo un tentativo di famiglia tradizionale: ho convissuto per circa due anni con una donna separata con due bambine, di cui una adolescente.
    Mi sono reso conto di non essere adatto alla famiglia, probabilmente perchè non desiderata veramente.
    In sostanza, essendo figlio di una coppia separata fin dalla mia nascita e essendo vissuto, a partire dai 4 anni in collegio, fino ai 17 (anche di preti), non ho vissuto il modello di una famiglia felice di essere unita.
    Per questo, da adulto, messo alla prova, mi sono sentito oberato di doveri e di compiti al disopra delle mie possibilità. Quel nucleo familiare era per me un secondo lavoro, faticoso e infelice.
    Questo per dirti come un’educazione mancata possa mettere ko la formazione di una possibile cellula sociale (famiglia).
    Questo stesso destino è stato seguito, probabilmente, da tanti altri che hanno vissuto la mia stessa esperienza di mala infanzia.
    Voglio cioè affermare che, proprio per l’estrema adattabilità della specie umana, si può prescindere dal sesso iniziale, dato alla nascita, per decidere di cambiarlo durante l’infanzia, l’adolescenza o l’età adulta, caso quest’ultimo più corretto, proprio perchè in fase evolutiva, la persona non può aver ben chiaro ciò che vorrà essere da adulto, non conoscendo se stesso e il mondo circostante.
    Nel caso delle nuove coppie omosessuali viene stravolto questo principio di libera scelta del bimbo, poichè, per sua natura, esso imita i genitori, è su questo assunto che si basa l’educazione.
    I genitori sono d’esempio, è solo con l’esempio che il bimbo è disposto a credere a ciò che gli si dice.
    Non si può pensare che il bimbo non tenti di fumare o ingrassare se i genitori fumano e ingrassano.
    Vivendo con una coppia di maschi o di femmine, egli penserà che quella è la famiglia e da adulto formerà anch’esso una famiglia omosessuale.
    L’adozione di bimbi da parte di coppie omosessuali o la procreazione con l’utero in affitto o con inseminazione artificiale in una coppia di donne, grazie ad un donatore, o addirittura una clonazione usando le sole cellule di un componente della coppia, fa si che questi bimbi si identifichino con genitori dello stesso sesso. E’ inevitabile che da adulti vorranno realizzare una famiglia simile.
    Non so come andrà a finire fra alcune generazioni, rimane però il fatto che lo schema classico di famiglia ha una sua ragione d’esistenza: si tratta del migliore compromesso selezionato dalla natura per la prosecuzione di una specie.
    Detto questo rimane la felicità dell’individuo: non siamo obbligati a riprodurci, possiamo rimanere celibi, nubili, tanto rimane comunque una quanità enorme di coppie eterosessuali che provvederanno alla prosecuzione della specie, anzi, l’accrescimento della popolazione mondiale è pericolosamente alto, per la sopravvivenza stessa di tutte le specie viventi.
    Quanto alle questioni endocrinologiche, nessuna obiezione, dosando opportunamente gli ormoni, in combinazione con certi interventi, si può trasformare il sesso di un individuo, specialmente se preso in giovane età.
    L’educazione omosessuale farà il resto.
    E’ pur vero, tuttavia che, se un eterosessuale prova impulsi omosessuali occasionali e resiste, egli potrà agevolmente mantenersi eterosessuale.
    Si tratta di principi comportamentali che determinano e stabilizzano le abitudini.
    Se decidiamo, pur attratti, di non fare esperienze di droghe, ci manterremo sani. Viceversa, se proviamo ci saranno alte probabilità di divenire tossicodipendenti.
    Se non cediamo all’impulso del gioco d’azzardo, sin dalla prima volta, non ci trasformeremo in accaniti giocatori dipendenti, che sperperano interi patrimoni.
    Lo stesso per qualsiasi altra abitudine deteriore: alcool, fumo, obesità, resistenza alla corruzione, alla violenza che ci potrebbe prendere, alla frequentazione di gangs, invece di amicizie utili alla nostra formazione.
    Resistere, dunque, all’impulso di gettarsi col parapendio, deltaplano, bungee jumping, al rafting (canoa o canotto sulle rapide), motocross, free climbing (arrampicata su parete verticale)… ed altri sport estremi.
    Come dire che il destino non ci è imposto ma è scelto da noi.
    Giorno dopo giorno, si diviene ciò che si vuole, nel bene come nel male.

    Per concludere, una semplice osservazione: noi nasciamo con determinati attributi, quindi adatti per conseguire uno scopo, per il quale il nostro organismo si è evoluto.
    Non dobbiamo scegliere chissà quale sesso, lo abbiamo già, pronto, basta usarlo.
    Ora, se per un motivo di (mala) educazione ricevuta, non siamo contenti di noi stessi, ci rifiutiamo di accettarci per così come siamo, dobbiamo lavorare per riparare a quella cattiva educazione, e non proseguire sulla strada sbagliata, inseguendo chimere.
    Di certo non faremo la nostra felicità, perchè nel corpo è segnato il nostro destino, forse difficile da accettare, ma ogni altra via è ancora più complicata,anche se apparentemente ci affascina.

  2. Finalmente sono d’accordo forse all’ 80%. Mi limito al solito, non ritengo che tutte le forme di messa in discussione dei ruoli sessuali rendano la famiglia meno efficiente di quella rigidamente ordinata. Come è stato detto nel post una società che nega l’individuo, tende anche a non darsi alcun limite di sovrappopolazione, cosa che condividiamo non sia auspicabile.
    E poi, ecco 🙂 proprio quello a cui pensavo io, l’eventuale rischio che un bambino adottato diventi gay per imitazione, è molto ma molto più basso rispetto a quello che erediti abitudini come il fumo e l’obesità da cattive abitudini alimentari. Io sono un figlio non fumatore di genitori che fino ai miei 15 anni lo sono stati entrambi, però quindi l’iniziare a fumare è comunque un atto cosciente a differenza dell’omosessualità. Però nessuno fa tutte queste storie sull’idoneità di genitori obesi e fumatori. Ma al fumo è legato un fattore di integrazione e di trasgressione che porta all’atto cosciente (non razionale eh) di iniziare a fare delle tirate, anche se i genitori sono salutisti e non fumatori.
    Tuttavia non penso proprio che il loro orientamento sia determinante. E probabilmente chi ha dei desideri omo non forti abbastanza da non poterci rinunciare è semplicemente parzialmente bisessuale.
    Sul finale, vabbè abbiamo il solito adagio conservatore (rispettabile eh) di non lasciare la via vecchia per la nuova, perchè non si sa mai che ci si perda e che non si abbia più punti di riferimento.
    Però questo ha l’inconveniente di affidarsi completamente alle convenzioni sociali che danno sicurezza, cosa nè giusta ne sbagliata di per sè, secondo me. Il problema è in coloro che le vorrebbero fissare anche per gli altri, poi si può sempre discutere, però ;).

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